REGGIO CALABRIA «Una riforma costituzionale confusa, che appesantisce la democrazia, ed è fortemente accentratrice». Possono essere sintetizzati in tre punti, le ragioni del No alla consultazione referendaria del prossimo 4 dicembre di Massimo D’Alema, che ha illustrato non senza una dose d’ironia, al convegno organizzato a Reggio Calabria dal capogruppo de “La Sinistra”, Giovanni Nucera. Citando la Carta dei valori fondamentali del Partito democratico, nella quale lo stesso partito si impegna a difendere la Costituzione ed a mettere fine a tutti i tentativi di modificarla, D’Alema ha introdotto la sua “arringa” accusando i dirigenti del Pd di averla violata. «È la cultura dalla quale proveniamo, è la visione della società e della democrazia che dovrebbe ispirare il nostro partito – attacca subito –. Un partito serio avrebbe dovuto tenere conto che la maggioranza che ha imposto questa revisione costituzionale è una maggioranza che non è espressione del voto popolare». Contestando ancora il modo di governare di questo gruppo dirigente, che «non sembra prendersi responsabilità per le recenti sconfitte elettorali su Roma e Torino, ma che lancia accuse a chi dissente di fronte a tanto scempio», l’ex presidente del consiglio ha parlato di retorica della riforma ironizzando su come sembra che l’abbia inventata Renzi. «In realtà – ha ricordato ad un’aula Calipari gremita – in questo paese si sono fatte 38 riforme in 40 anni. Dall’abolizione dell’art 68 all’introduzione del giusto processo, alla riforma del titolo V che ha riconosciuto maggiore autonomia alle regioni, alla riforma dell’art 81 che introduce l’equilibrio strutturale di bilancio. È stata una storia di cambiamenti, di lotte, non c’è stata inerzia finora. Una riforma che riduceva il numero dei parlamentari e aboliva il bicameralismo la fece Berlusconi nel 2005 ed il Pd votò contro e riuscì a cancellarla. Oggi mi ritrovo a fare la stessa campagna elettorale di allora, con gli stessi argomenti di allora. Adesso non è la riforma Berlusconi, è la riforma Renzi, ma si somigliano molto», ha ironizzato. «Le ragioni principali del no, che sostengo, sono legate al merito di questa riforma, che promette molto ma sembra mantenere poco – ha continuato –. All’indomani di questo tanto gridato cambiamento, il bicameralismo rimarrà ed il senato continuerà ad occuparsi di materie costituzionali, riducendo però la sovranità dei cittadini che non potranno più eleggere i propri rappresentanti. La riforma inciderebbe inoltre sul rapporto tra governo ed autonomie, soffocando il potere acquisito dalle regioni a statuto ordinario, ed enfatizzando di conseguenza il gap con le regioni a statuto speciale». Secondo l’ex presidente del consiglio, la riforma porterebbe una serie di problemi che paralizzerebbero la macchina legislativa, a causa della farraginosità della norma, che non scioglie alcuni dubbi sulla questione della fiducia al governo. La riforma dovrebbe velocizzare il processo legislativo, ma, ha sostenuto D’Alema, Renzi ha approvato in poco più di due anni il job act, la buona scuola e tanti altri provvedimenti, senza essere ostacolato da lentezze burocratiche. «Se c’è un problema in Italia – ha affermato dunque – non è fare più leggi ma farne di meno e meglio. Inoltre la normativa è confusa e non farà altro che rendere i procedimenti ancora più farraginosi. E quando è confusa la costituzione sono meno tutelati i cittadini». D’Alema, chiaro nella sua disamina e non tralasciando di sottolineare il collegamento con la legge elettorale, rinviata a dopo le consultazioni, ha tratteggiato un quadro nel quale «i cittadini saranno lasciati liberi dall’incombenza del voto». «La sensazione – ha concluso il presidente – è che si tenda a restringere lo spazio della democrazia e della sovranità popolare e questo è l’opposto della nostra concezione. Un pezzo del nostro popolo non ci riconosce più come partito, non si sente più rappresentato e ci abbandona. I giovani hanno la sensazione che non stiamo difendendo il loro futuro e stiamo togliendo anche quella parte di diritti acquisiti e sanciti con la resistenza. Ritengo che noi abbiamo il dovere di difendere i diritti nei nostri figli. La vittoria del No ridurrà il tasso di arroganza della vita politica italiana e tornerà a dare voce ai cittadini. Se vince il No non finisce la stagione delle riforme ma comincia la stagione di un centrosinistra che rinasce e ritrova il suo popolo».
Oggi D’Alema è stato anche a Vibo Valentia per un’iniziativa organizzata dal consigliere comunale Antonio lo Schiavo.
red. rc
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