REGGIO CALABRIA Nuovo maxisequestro di coca al porto di Gioia Tauro. Nei giorni scorsi, la Guardia di finanza ha individuato e sequestrato 385 chili di cocaina purissima, nascosti in 17 borsoni impermeabili che nove uomini dell’equipaggio hanno scaricato a mare poco prima di entrare in porto. I nove marinai, tutti originari di Kiribati, microrepubblica dell’Oceania, sono stati fermati per ordine della Dda di Reggio Calabria e della procura di Palmi, che per giorni hanno monitorato la nave. A mettere inquirenti e investigatori sull’avviso è stata la Direzione centrale per i servizi antidroga che ha segnalato un carico sospetto a bordo della motonave “Hamburg Sud-Rio De Janeiro”. «La notizia è stata immediatamente trasfusa ai nostri corpi della Guardia di Finanza – spiega il procuratore capo Federico Cafiero de Raho – e da Reggio Calabria abbiamo tenuto sotto controllo una nave che stava per arrivare al porto di Gioia Tauro. Nel giro di 3, 4 ore è stata pianificata un’operazione impeccabile».
I reparti operativi aeronavali di Palermo e Vibo hanno “agganciato” la nave fin dal suo arrivo a Ustica e hanno continuato a sorvolarla in maniera discreta, fin quando non è stata individuata dai finanzieri delle unità navali. Sono stati loro a individuare, sulla scia della Hamburg sud 17 borsoni, pieni di cocaina, legati tra loro con una sagola e retti da alcune taniche, usate a mo’ di boa. Secondo gli investigatori, sentendosi scoperto, l’equipaggio, dopo aver impermeabilizzato la coca, l’ha lanciata in mare, nella speranza di recuperarla dopo aver superato i controlli. Ma non è andata così.
Appena attraccata in porto, la nave è stata perquisita da cima a fondo, mentre i 24 uomini dell’equipaggio sono stati riuniti in plancia. Un’operazione per nulla semplice in quella che è una vera e propria città galleggiante, ricorda il procuratore aggiunto Gaetano Paci.
A incastrare i 9 fermati sono stati i “pizzini” ritrovati dagli uomini della Guardia di finanza, come due taniche, assolutamente identiche a quelle usate per far galleggiare i borsoni. «Gioia Tauro – conclude il procuratore capo di Palmi, Ottavio Sferlazza – non deve essere ricordata come la città del porto e delle attività della ‘ndrangheta anche perché dobbiamo avere fiducia delle istituzioni e del lavoro che svolgono. Da sottolineare l’efficienza investigativa e la collaborazione leale tra la mia Procura e quella distrettuale che ci ha portato a fare indagini in piena sinergia stilando una strategia che ha portato al contrasto di azioni illecite».
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it
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