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Catanzaro, il cambiamento e la commedia degli equivoci

Ciascuno sciorina i panni al sole in un ottobre che si mantiene dolce e invitante, quasi a non far pesare l’amaro di un risultato politico che, sia pure in una consultazione indiretta e con un corp…

Pubblicato il: 31/10/2016 – 9:26

Ciascuno sciorina i panni al sole in un ottobre che si mantiene dolce e invitante, quasi a non far pesare l’amaro di un risultato politico che, sia pure in una consultazione indiretta e con un corpo elettorale sui generis costituito solo da sindaci, si prevedeva diverso. Ognuno si dice soddisfatto e parla del successo di una politica che si è rivolta ai bisogni della popolazione, che si è impegnata sul territorio, che ha interpretato il comune sentire. Qualcuno, però, esce dal cliché è fa riferimenti a non meglio definiti “riflessi negativi” che hanno fatto risaltare “elementi di ambiguità e di trasversalismo”.
Insomma si è capito che ci sarà di che riflettere nei prossimi giorni e per prepararsi alle prossime elezioni. E se effettivamente quest’impegno sarà mantenuto il risultato potrà servire per riconsiderare gli accadimenti leggendoli non più con occhi miopi ma sotto un’altra luce. In tal caso si potrà pensare realisticamente che qualcosa potrà cambiare in meglio, altrimenti rimarrà un mero esercizio dialettico a cui si è fatto ricorso per stigmatizzare il comportamento di qualcuno che “si sarebbe impegnato solo al fine di trarre vantaggi personali schierandosi in posizione ambigua”. Se così fosse, secondo la migliore tradizione, null’altro sarà fatto così che tutto rimanga come prima.
Può anche fare piacere che finalmente si sia fatto riferimento ad una commedia degli equivoci, inusuale per gli ambienti politici, ma piena di significati di cui è bene prendere atto per evitare che si manifesti con sempre maggiore frequenza, specie dopo che sono sorti i “partiti personali” che hanno soppiantato quelli vecchi causando la rarefazione dell’ideologia politica da cui si alimenta l’astensionismo che, se non controllato, può assurgere a maggioranza relativa nel Paese. Un comportamento che tra coloro che lo praticano nasconde l’anelito di un cambiamento dopo aver provato che per altre vie non si riesce a centrare l’obiettivo. Ma non recarsi ai seggi elettorali può anche voler significare “punire” la politica colpevole di immobilismo e di scelte non condivise. Non a caso il fenomeno è proliferato con l’avvento dei partiti personali che durano e si alimentano finché vengono considerati calamita attrattiva, dopo, com’è ampiamente dimostrato, il rischio è di cogliere magri frutti dalle campagne elettorali con le leadership che perdono smalto e forza contrattuale. Si apre così un’autostrada che dal frazionismo eccessivo può condurre fino alla rottamazione per gli uomini che si nutrono di pane e politica e il venir meno dell’importanza decisiva delle organizzazioni politiche che non verrebbero più considerate veicolo di valori, ma organizzazioni che ricercano semplicemente il potere o, come avviene in ambito locale, assoggettati ai cosiddetti poteri forti per conto dei quali tentano di impossessarsi e gestire la cosa pubblica.
Catanzaro nel recente passato ha vissuto una esperienza per alcuni aspetti inedita, uscendo dagli schemi tradizionali proponendo la candidatura a sindaco di un giovane, scelto al difuori dei soliti schemi, frutto di lottizzazioni selvagge, che propongono sempre gli stessi personaggi e che considerano la politica come una carriera professionale e il mezzo per larghe possibilità personali. Intorno a lui si ritrovarono tanti altri giovani e molti cittadini, sollecitati dall’idea di provare a ricercare un sistema che garantisse innovazione e capacità innovative. Su quel giovane si coagulò il consenso di tanti cittadini e soprattutto di molti giovani mossi non soltanto dalla opportunità di sostenere la candidatura di uno di loro, ma soprattutto attratti dalla prospettiva del cambiamento. Non fu possibile realizzare l’impresa per una manciata di voti. Cosicché la Città ritornò inesorabilmente ad essere preda delle abitudini di sempre e del solito sistema clientelare che l’ha inchiodata ai nastri di partenza senza farle fare un solo passo in avanti.
Il segnale però ci fu. Si tratterebbe oggi di riprendere quel progetto e di riproporlo con rinnovata convinzione ai cittadini. Potrebbe essere l’inizio di una speranza per riportare Catanzaro alle vestigia di un tempo con un progetto organico di sviluppo ambientale, sociale ed economico tale da farla riappropriare del ruolo, che gli è congeniale, di culla culturale della Calabria.

*Giornalista

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