La Regione Calabria, con il trasferimento di quasi tutti gli uffici nella Cittadella regionale, ha abbattuto di molto i costi per i fitti passivi. Non tutti, però, sono stati cancellati. Restano ancora impegni sparsi qua e là, in Calabria e fuori regione.
A Catanzaro, ad esempio, c’è un contratto che resiste dal lontano 1987. Riguarda un immobile che si trova in viale De Filippis, utilizzato come «deposito, archivio e biblioteca dell’ex assessorato all’Agricoltura». Era di proprietà della società Pass; poi, con una serie di atti di donazione, si è arrivati alla situazione odierna. L’affitto per sei mesi – da luglio 2016 a dicembre 2016 – costa 20.607 euro e viene diviso in parti uguali tra le due proprietarie: Claudia Palaia e Serena Galimi. In tutto fanno più di 40mila euro all’anno per un immobile non troppo lontano dal centro del capoluogo.
Anche a Cosenza la Regione paga i propri conti. La sede decentrata di corso Mazzini costa circa 23mila euro all’anno, che vengono corrisposti in due rate semestrali anticipate alla ditta Anna Maria Bilotti. A Roma il prezzo, ovviamente, è molto più alto. L’ambasciata calabrese nella Capitale, in piazza Campitelli (nel centro storico), “vale” ben 120mila euro all’anno, versati alla ditta Ilaria Vimercati Sanseverino.
Ultimo caso emerso dal Bollettino ufficiale del 31 ottobre è quello di un immobile preso in affitto dall’arcidiocesi di Catanzaro e del quale (affitto) la Regione non si è ancora liberata. Per motivi pratici: le macchine del Centro elaborazione dati «non erano sgomberabili in tempi brevi». Un piccolo supplemento di spesa, dunque, è stato necessario per chiudere la transazione con i religiosi: 8.904 euro come «indennità di ritardata destinazione dei locali dal 1 luglio al 30 settembre 2016».
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