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STRAGE A SAN LORENZO | Spunta un testimone

SAN LORENZO DEL VALLO È una sola la mano che domenica ha sparso il sangue di Edda Costabile, 77 anni, e Ida Attanasio, 52, madre e figlia, nel cimitero di San Lorenzo del Vallo. Un uomo, molto prob…

Pubblicato il: 31/10/2016 – 11:43
STRAGE A SAN LORENZO | Spunta un testimone

SAN LORENZO DEL VALLO È una sola la mano che domenica ha sparso il sangue di Edda Costabile, 77 anni, e Ida Attanasio, 52, madre e figlia, nel cimitero di San Lorenzo del Vallo. Un uomo, molto probabilmente a volto scoperto, ha fatto irruzione nel cimitero per portare a compimento la strage. Gli investigatori che hanno lavorato fino a tarda notte stanno mettendo insieme i tasselli di una esecuzione efferata e crudele. Solo sul limitare della mezzanotte, una persona ha finalmente parlato dando agli inquirenti elementi importanti per ricostruire quanto avvenuto. Almeno 100 erano le persone che si trovavano tra le cappelle del piccolo cimitero, ha detto il procuratore capo di Castrovillari, Eugenio Facciolla, nel corso della conferenza stampa sull’ordine e la sicurezza convocata insieme al prefetto di Cosenza, Gianfranco Tomao. E tra queste 100 persone qualcuno ha visto, ha assistito alla disperata corsa di Ida Attanasio per sfuggire al killer che la inseguiva tra le cappelle, sotto al sole delle 10 del mattino. Per 40 metri è stata inseguita Ida prima di essere raggiunta da un colpo mortale alla nuca. Eppure la gente ha paura, strappare ulteriori testimonianze è difficile. «Abbiamo lavorato tutta la notte, tre ore solo per farci dire da una persona: sì, c’ero», ha detto Facciolla.

UN’UNICA PISTOLA A SPARARE I bossoli trovati appartengono a una calibro 9. Le indagini proseguono a ritmo serrato mentre la procura di Castrovillari continua a coordinare il proprio lavoro con la distrettuale antimafia di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri. Troppi, macroscopici, i sospetti dello stampo mafioso di questa strage, di questa esecuzione che ha il sapore amaro del regolamento di conti. Il punto focale è Francesco Attanasio, figlio e fratello delle due vittime. Il giovane, 33 anni, da maggio scorso si trova in carcere perché reo confesso dell’omicidio di Damiano Galizia, 31 anni, soggetto considerato affine agli ambienti criminali. Un rapporto molto stretto quello che Attanasio aveva allacciato con Galizia, tanto che Attanasio portò gli investigatori a scovare un vero e proprio arsenale in un magazzino a Quattromiglia di Rende. Un box – contente due Ak 47 e due Thompson, un mitra Sten e uno Tommy Gun, nascosti in borsoni di plastica – che Galizia aveva chiesto al 33enne di affittare per lui. E su questa vicenda, sulla destinazione e l’appartenenza di queste armi sta indagando l’antimafia. L’omicidio Attanasio lo avrebbe compiuto il 26 aprile, ha dichiarato agli inquirenti della squadra mobile di Cosenza, per via di un grosso debito contratto con Galizia, un debito che non riusciva a pagare e per il quale la vittima lo aggrediva spesso. Attanasio ha paura per sé e per la propria famiglia, sa che i familiari di Galizia lo stanno cercando. Porta moglie e figlia al sicuro nel vibonese. Poi, il primo maggio, si consegna ai poliziotti.
Due giorni dopo ignoti danno fuoco alla cappella di famiglia. Un primo segnale. Un pericolo imminente. Poi la strage, poco prima del giorno dei morti, proprio davanti a quella cappella.

UNA FAMIGLIA PER BENE Quella degli Attanasio, ha ribadito il procuratore Facciolla era «una famiglia per bene, lontana da contesti di tipo mafioso. Il legame è l’amicizia tra Attanasio e Galizia. Troppi rivoli di indagini aperte bisogna rintracciare il filo che congiunge il ritrovamento delle armi, che coinvolge la Dda di Catanzaro, l’omicidio di Galizia sul quale indaga la Procura di Cosenza e il duplice omicidio di ieri. La perquisizione di qualche giorno prima è stato il grilletto che si è alzato, che ha indotto a pensare che qualcosa nelle nostre stanze stava accadendo». I genitori di Francesco Attanasio erano insegnanti in pensione, il marito della sorella Ida è un ex finanziere, un uomo distrutto che ieri davanti a quel cimitero non riusciva a darsi pace.

L’APPELLO DEL PREFETTO «La situazione ha richiesto la nostra massima attenzione, ed esige una risposta immediata dello Stato, sia in termini di repressione che di prevenzione. Siamo qui per esaminare la situazione su quel territorio ed eventuali misure da adottare per l’incolumità delle persone, di certo intensificheremo i controlli da parte delle forze dell’ordine», ha affermato il prefetto di Cosenza a margine della riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, convocata all’indomani del duplice omicidio di San Lorenzo del Vallo.

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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