CATANZARO «Mi chiami un attimo Pietro?» è forse la domanda chiave dell’intervista resa a Report dall’assessore Federica Roccisano. Perché sarà anche un po’ colpa del montaggio (è la scusa classica dei politici colti in fallo dalle telecamere del team Gabanelli), ma Roccisano non fa certo la figura del tecnico preparato. E dire che il tema è spinoso. «In provincia di Catanzaro – esordisce Milena Gabanelli – ci sono 30 ragazzini disabili da portare a scuola; a scuola non ci vanno perché non è in funzione il servizio di trasporto. Chi ci deve pensare è l’assessore regionale alla scuola Federica Roccisano, e lei non lo ha fatto. Perché?».
E qui inizia la storia. Monica ogni mattina si carica sulle spalle le pesanti borse con le macchine per la respirazione, anche lo zaino con i libri, e spinge la carrozzina con sua figlia Morena fino al liceo scientifico di Catanzaro: un chilometro a piedi perché è senza macchina. Poi, finita la scuola, la riporta a casa. Il fatto è che Morena ha diritto al trasporto scolastico e all’assistenza specialistica. E l’avvocato Giulia Pucci ha inoltrato formale diffida in data 27 settembre all’ente regionale. Com’è andata lo racconta il signor Raffaele, che viva sulla propria pelle (e su quella del figlio) lo stesso problema: «Mi rispondono picche come hanno risposto picche a tutte le altre persone». Va avanti così da quattro anni.
Quando Giulio Valesini, autore del servizio, arriva alla Regione, si incontra con l’assessore alla Scuola Federica Roccisano (prima ha ricevuto rassicurazioni dal presidente della Provincia Enzo Bruno, che sta cercando di metterci una pezza anche se le competenze vanno ricercate altrove). Segue l’intervista che sta provocando qualche imbarazzo ai piani alti della Cittadella.
#pretendiamoiltrasporto a scuola per i 30 ragazzi disabili di Catanzaro: responsabile l’assessora regionale #Report
https://t.co/bxPs8Qchd7— Report (@reportrai3) 31 ottobre 2016
Valesini: «Questa è una competenza vostra. Assessora, questo dice la legge».
Roccisano: «Sì, questo dice la legge e sono d’accordo. Però, di fatto nella sostanza, come posso
dire…».
V: «Cioè la regione non è stato in grado di organizzarlo il servizio? Questo mi sta dicendo?».
R: «Il passaggio delle competenze dalla regione alle province ancora non si è
perfettamente chiarito. Tant’è vero che…».
V: «Ma su questo sì però: dal primo gennaio del 2016 in base alla legge di stabilità questo
tipo di competenza è passata dalla provincia alla regione».
R: «Sì».
V: «Quindi i fondi c’erano, ma il servizio non è partito».
R: «Sono d’accordo. Sono assolutamente d’accordo».
V: «Allora mi chiedo. È d’accordo. Mi chiedo: cosa è successo?».
R: «Mi chiami un attimo Pietro? Allora, le competenze ce le abbiamo ancora noi o ce le
hanno le province?».
Il dipendente conferma: «La competenza sul comma 947 è della regione Calabria».
V: «La responsabilità è la vostra?».
Dipendente: «È ineccepibile».
R: «Scusami, mi fai capire per quale motivo, perché non vorrei aver detto qualche
cazzata. Scusate».
V: «Prego. Si immagini».
R: «E per quale motivo non le abbiamo passate noi?».
Dipendente: «Perché non conoscevamo nulla. Della storia».
Insomma, la Regione non sapeva nulla pur in presenza di una competenza che le appartiene. La chiusa di Gabanelli è feroce: «Esiste anche l’ignoranza colpevole. Per dire: nel 2015 la regione Calabria ha dovuto restituire allo Stato i soldi destinati agli studenti con disabilità – e parliamo di una cifra che raggiunge i 550.000 euro – perché, scrive la Corte dei Conti, “la regione non è stata in grado di gestire le risorse”. E intanto i ragazzini restano a casa. Ecco, pretendiamo che da domani questa vicenda sia risolta». Vedremo.
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