CELICO Il «ponte della paura» torna a far discutere dopo la tragedia sulla statale 36 tra Milano e Lecco. Riflettori mai spenti sul ponte di Celico, il viadotto che collega Cosenza e Crotone lungo la statale 107 Paola-Crotone. Ma bisogna stare tranquilli perché si tratta solo di «curvature che appaiono tali solo per impressione ottica». È il messaggio lanciato, forte e chiaro, dall’ingegnere Angelo Gemelli, dirigente dell’Area esercizio compartimento della viabilità della Calabria per l’Anas, intervistato nel corso della striscia quotidiana “Buongiorno Regione” della TgrCalabria, e dall’ingegnere Eugenio Ricci, amministratore delegato di Diamonds srl, che si occupa di diagnostica e monitoraggio spin off delle strutture per l’università “La Sapienza, incaricato dall’Anas per uno studio proprio sul viadotto Cannavino, ovvero quello di Celico. Nelle scorse settimane un video ripreso da un drone ha preoccupato tantissimi cittadini, che hanno espresso i loro timori anche sui social.
«Anas – ha precisato l’ingegnere Gemelli – sta monitorando il ponte da quasi otto anni. La struttura è stata nuovamente messa sotto osservazione nel 2012: abbiamo affidato uno studio al professor Monaco del Politecnico di Bari che ha analizzato la struttura a partire dai materiali, utilizzati al momento della realizzazione negli anni Settanta. Le verifiche sui carichi hanno dato risultati più che positivi, confermati da nuove prove di carico. Infatti, nei primi mesi del 2016 sono stati effettuati altri due monitoraggi che hanno confermato quegli stessi risultati. Inoltre, è stato dato un nuovo incarico al professor Ricci per migliorare il confort di marcia sul viadotto. Nel 2012 – è bene ribadirlo – sono state eseguite analisi per verificare la bontà del calcestruzzo e delle armature all’interno del viadotto che hanno confermato come il calcestruzzo fosse esattamente quello previsto al momento della costruzione dell’opera».
Una struttura sicura anche in caso di terremoti. «Questa opera – ha aggiunto l’ingegnere Gemelli – è dotata di strumenti antisismici che consentono di assorbire spostamenti dovuti al sisma. Ovviamente si tratta degli accorgimenti previsti dalle norme vigenti negli anni Settanta. Il ponte è stato monitorato nuovamente nel 2008. E i dati in possesso non destano preoccupazione. Ma chiedo a tutti gli utenti sempre di rispettare i divieti imposti dalla segnaletica e quindi di evitare di procedere ad alta velocità in prossimità anche degli avvallamenti perché è ovviamente vietato dal codice della strada». L’ingegnere Ricci ha precisato che quelle conformazioni sono «anelastiche e non inficiano con la sicurezza dell’opera. Si tratta di avvallamenti tipici delle costruzioni in calcestruzzo. Fanno soltanto paura a vederli ma non c’è un problema di sicurezza. Infatti, la serietà di Anas nell’approccio alla vicenda sta portando comunque a un monitoraggio costante nel tempo del livello di sicurezza, anche se non ci si aspetta una riduzione della sicurezza dell’opera. Noi stiamo lavorando alla pavimentazione per renderla rettilinea senza aggravare i carichi opera. Quindi, non andremo ad appesantire il ponte e in corrispondenza dei giunti introdurremo delle “piazze”. In caso di terremoto le strutture più vulnerabili non sono i ponti, ma gli edifici. Bisogna studiare con grande attenzione il patrimonio edilizio».
mi. mo.
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