CATANZARO Una settimana da dimenticare quella di Sergio Abramo, sindaco di Catanzaro, che negli ultimi giorni ha dovuto assorbire una serie di bordate una più pesante dell’altra.
Dopo il “messaggio cifrato” di Forza Italia che ribadiva al sindaco di essere l’unica forza in grado di sostenerne in aula la maggioranza, per Abramo è arrivato il rinvio a giudizio per la vicenda Alaco, risalente a quando il sindaco era presidente di Sorical. Poi è stata la volta della diffida da parte di un comitato di cittadini ad annullare la delibera con cui si autorizza la cessione del complesso monumentale del San Giovanni all’università “Magna Graecia”, il provvedimento con cui il sindaco di gioca una grossa fetta di credibilità da sfruttare in coda al suo mandato.
Ma siccome le brutte notizie non arrivano mai da sole, ecco che gli scricchiolii della maggioranza già evidenziati in consiglio comunale, prendono forma concreta: il coordinatore dell’Udc catanzarese Tommaso Brutto annuncia che la propaggine del partito in seno alla neonata giunta “di fine mandato” promossa da Abramo rassegnerà le proprie dimissioni.
Lascia quindi l’attuale assessore all’Ambiente, nominata meno di quattro mesi fa assieme ad altri tre nuovi assessori per comporre una maggioranza in grado di supportare Abramo fino alla conclusione del mandato e magari costruire una coalizione-paracadute nel caso in cui Forza Italia avesse deciso di non sostenere Abramo alle elezioni della primavera 2017.
A far maturare la decisione all’Udc, secondo le parole dello stesso Brutto, sembra essere stata proprio la nota di Forza Italia di qualche giorno fa: «Dobbiamo registrare che a Catanzaro la linea politica e la credibilità degli uomini, intesi come singoli, viene bollinata e certificata, solo e soltanto da Forza Italia – scrive Brutto -. Questo è un errore perché la politica cammina sulle gambe dei molti e non è assolutamente una passeggiata dei singoli, cercando di fare intendere che possano esistere fratture interne ai partiti, telecomandate da un gradimento o da un asservimento solo funzionale al progetto illuminato (?), che Forza Italia sta costruendo a Catanzaro. È altrettanto sbagliato credere che la delimitazione geografica, nonché lo sdoganamento dei partecipanti, alla cosiddetta alleanza di centro-destra, sia esclusiva competenza della dirigenza di Forza Italia, che da oggi svolge funzione di polizia di frontiera nell’accoglienza dei migranti, dove il grado di accettazione, come altri dirigenti politici di altri partiti hanno evidenziato, sia subordinato al bacio della pantofola papale! Se questa è la narrazione dei fatti o il futurismo politico previsto da Forza Italia, allora l’errore è conclamato. Conclamato perché non è accettabile definire insieme un documento politico che ricandida Abramo, come leader della coalizione, che oggi Forza Italia tenta di stracciare dandone responsabilità al partito dell’Udc, reo di di dare sostegno all’amministrazione municipale in cambio di provvedimenti più o meno remunerativi sotto i vari aspetti. L’Udc – prosegue – a Catanzaro, come altrove non è “dollaro-sensibile”, rendiamo noto, formalizzandolo nei passaggi richiesti che già da oggi, resta intatto il sostegno politico al sindaco Abramo, ma che l’Udc formalizzerà le dimissioni dell’assessore Stefania Valente dalla giunta di fine mandato. Dobbiamo inoltre sottolineare che il sostegno all’amministrazione Abramo c’è sempre stato da parte del sottoscritto e dell’Udc».
La nota di Brutto prosegue poi con un messaggio ancor più diretto a Forza Italia: «La leadership è un fatto di autorevolezza e non già di autorità, un atteggiamento che ad oggi ha messo in predicato l’agibilità politica dei tanti attori e che, resta una responsabilità unica ed esclusiva di Forza Italia. Per quanto ci appartiene la querelle è conclusa, il sipario della polemica sterile è calato e le luci della ribalta devono restare accese solo sui problemi della città e le legittime richieste dei cittadini».
Una grana bella grossa per Abramo, che a questo punto – dopo la mossa da dividi et impera di Forza Italia che ha sortito l’effetto che probabilmente era atteso – si trova tra l’incudine e il martello, essendo legata la sua ricandidatura (che il sindaco aveva già annunciato diversi mesi fa) proprio a quel partito di maggioranza da cui non voleva dipendere.
Alessandro Tarantino
a.tarantino@corrierecal.it
x
x