CATANZARO Era ritenuto un «detenuto modello» e stava per essere scarcerato Abo Robeih Tarif, di origini siriane, arrestato a settembre del 2014 per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il 14 settembre di due anni fa, infatti, era sbarcato sulle coste di Crotone con un peschereccio di 20 metri e 75 persone a bordo. Il cittadino siriano era stato fermato subito dopo lo sbarco perché ritenuto lo scafista, quindi liberato per insufficienza di prove. Un mese dopo, però, era stato nuovamente posto in stato di fermo, mentre si trovava nel Cara di Crotone con la stessa accusa.
I termini di custodia sarebbero dovuti scadere a febbraio ma la sua condotta ineccepibile aveva anticipato i tempi della decorrenza della custodia. La richiesta di custodia cautelare al gip nei confronti di Tarif era già stata effettuata ma mancavano i tempi tecnici per eseguirla.
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Per questo si è resa necessaria l’emissione del fermo. Se Tarif fosse stato scarcerato anzitempo la su destinazione sarebbe stata un Centro di identificazione ed espulsione e, da qui, fare perdere le sue tracce sarebbe stato facile. Un rischio che i magistrati della Dda di Catanzaro non potevano permettersi di correre. «Venerdì mattina – ha spiegato il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri – abbiamo saputo che l’uomo sarebbe stato scarcerato in serata. A quel punto è scattata la nostra attenzione per l’emissione di un provvedimento di fermo, non potendo più aspettare l’emissione di un provvedimento del gip chiesto in precedenza».
«L’elemento di novità importante in questa inchiesta – ha sottolineato il procuratore capo Nicola Gratteri – è un finto scafista era in realtà un soggetto che faceva attività di proselitismo. Ha comprato la nave con cui sono giunti in Italia i migranti, quindi era una persona che aveva grandi disponibilità di denaro e ha organizzato questo viaggio di clandestini tra i quali non possiamo sapere se vi fossero o meno altri terroristi. Ma in base alle analisi effettuate dal gruppo investigativo finanziamento al terrorismo della Guardia di finanzia, si è capito che il soggetto aveva contatti con mezzo mondo». Aveva contatti con Venezuela, Libano, Olanda, Turchia, Danimarca, Irlanda. Al siriano sono stati sequestrate, ha spiegato il colonnello Carmine Virno, un personal computer, quattro apparati cellulari e dieci sim internazionali. Da una prima analisi di tali supporti elettronici sono emerse le immagini con scene di guerra e armamenti. Ma quello che ha messo in allarme gli investigatori sono state le chat che intratteneva con soggetti in tutta Europa e anche all’estero. Chat esplicite, secondo gli inquirenti, nelle quali si inneggia al martirio e si fa riferimento alla disponibilità di armi. Inoltre da corrispondenza intercettata mentre Tarif si trovava nel carcere di Rossano, spicca una missiva dalla Danimarca nella quale si fa riferimento alla scelta di una persona e le caratteristiche che questa deve avere.
«Un ragazzo poco più che ventenne votato al martirio – ha detto il comandante del Gico, Michele Di Nunno – ha suscitato persino lo stupore dell’interprete con la quale abbiamo collaborato per la gravità delle sue esternazioni».
PIÙ UOMINI E MEZZI IN CALABRIA Il comandante generale della Guardia di Finanza, Giorgio Toschi ha pensato di investire nel distretto di Catanzaro mandando uomini e mezzi. «Sono grato al generale Toschi per la sensibilità che ha voluto dimostrare – ha detto il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri – e penso che in futuro lo farà ancora e penso che oggi noi siamo qui oggi anche grazie a questa intuizione del comandante generale Toschi a mandare più uomini e mezzi e in particolare per avere istituito il Gruppo investigativo finanziamento al terrorismo. Sostanzialmente è stato creato a Roma un nuovo gruppo proprio specializzato per intercettare i flussi finanziari di organizzazioni terroristiche sul nostro territorio. Così si potrà lavorare per arginare questo fenomeno che ci preoccupa quanto i fenomeni mafiosi».
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
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