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Inaugurata a Cosenza una scultura dedicata ad Alarico

COSENZA «Non siamo qui per celebrare un personaggio che alcuni considerano un guerriero sanguinario. Siamo qui per promuovere ulteriormente lo sviluppo della città e la sua attuale candidatura a Ca…

Pubblicato il: 05/11/2016 – 19:04
Inaugurata a Cosenza una scultura dedicata ad Alarico

COSENZA «Non siamo qui per celebrare un personaggio che alcuni considerano un guerriero sanguinario. Siamo qui per promuovere ulteriormente lo sviluppo della città e la sua attuale candidatura a Capitale della Cultura 2018. La Storia si racconta, la Storia non si nasconde». Lo ha detto il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, in occasione dell’inaugurazione di una scultura dedicata ad Alarico nello spiazzo alla confluenza dei fiumi Crati e Busento, al centro degli antichi conventi medievali, tra San Domenico e San Francesco di Paola. All’iniziativa hanno presenziato tanti cittadini, autorità civili, militari e religiose, sindaci dell’area urbana e numerosi amministratori di palazzo dei Bruzi e dei Comuni della Provincia, di associazioni culturali e, naturalmente, del Comitato tecnico-scientifico fondato proprio per favorire gli studi e i progetti sul re dei Goti. Presente anche Marina Mattei, curatrice archeologa dei Musei capitolini di Roma e sponsor della prima ora del progetto culturale del sindaco Occhiuto e l’artista che ha realizzato la scultura bronzea finanziata dalla Fondazione Carical, Paolo Grassino. Dopo una breve premessa sui cenni bibliografici Occhiuto – riporta una nota – si è soffermato sulla valenza di posizionare una scultura dedicata ad Alarico alla confluenza dei due fiumi. «Questo evento – ha aggiunto il sindaco – consolida una modalità di storytelling del territorio che sta alimentando un nuovo turismo per Cosenza. Serve a raccontare una storia e ad impiegarla come strategia di comunicazione persuasiva. Risponde al tentativo di aumentare le presenze in cità portando maggiore ricchezza per il territorio, più occupazione e più posti di lavoro per i giovani». «Il re guerriero è in piedi – ha chiarito l’autore dell’opera Paolo Grassino – e con i piedi rimane collegato al suo destriero, non si abbandonano, hanno un comune destino. La figura riemerge dall’acqua e ci interroga dopo secoli. Uno scarto temporale. Forse il mito come la scultura rimane in quel limbo senza tempo dove tutto è cristallizzato. La fusione del metallo ferma l’idea, una resistente impresa donata ai secoli».

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