REGGIO CALABRIA «Do il benvenuto come cittadino di Reggio Calabria e come senatore al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che inaugura una struttura per la quale molti di noi si sono spesi per anni. Avrei onestamente preferito che il ministro non avesse convocato una riunione con l’Ordine dei medici per sostenere le sue ragioni al referendum per il principio della sacralità della questione sanitaria in una regione che vive ancora problemi drammatici. Lo dico a tutela della sua funzione visto che si rischia di dare un significato propagandistico a qualcosa che, invece, appartiene a tutti». Lo afferma il senatore Giovanni Bilardi, vicecoordinatore regionale vicario di Ncd, lo stesso partito del ministro.
«Cardiochirurgia dovrà essere un’eccellenza ma – aggiunge Bilardi – senza una seria politica di prevenzione sul territorio (lo dico da medico) la sanità sarà intesa solo come strumento per acuzie. La sanità non può essere considerata solo ospedaliera ma va integrata con le funzioni necessarie della prevenzione. La Calabria ha già pagato tanto per le scelte scellerate degli anni 90 e 2000 utilizzando i fondi Fas per recuperare il debito e oggi – aggiunge ancora Bilardi – meriterebbe uscire dal commissariamento».
«La stessa Lorenzin aveva fortemente criticato questo istituto che strozza le aziende sanitarie e che non assicura in nessun modo i Lea. Oggi che i conti sono in ordine – prosegue Bilardi – la parte residua dei debiti potrebbe essere cartolarizzata e si dovrebbe procedere con un regime ordinario. Forse Lorenzin non sa che le aziende non sono in grado di portare avanti uno straccio di attività amministrativa e sanitaria perché i loro organici sono ridotti all’osso. Non sa che l’emigrazione sanitaria aumenta perché, per esempio in oncologia, mancano le eccellenze, non esiste una comunicazione in grado di valorizzare l’esistente e di scuotere il clima di sfiducia (spesso ingiustificato ) dell’opinione pubblica».
«Invece di pensare al referendum – dice Bilardi – Lorenzin dovrebbe dare risposte certe ai calabresi sull’uscita dal commissariamento che potrebbe avvenire già il 1 gennaio 2017. I livelli di qualità della sanità vanno testati attraverso il territorio, l’assistenza domiciliare, la riduzione delle liste di attesa con i progetti obiettivo. Il potenziamento del territorio con immissione nello stesso di medici e personale paramedico e amministrativo che garantirebbero un servizio di prevenzione e primo soccorso che servirebbe ad evitare la cronicizzazione delle patologie e nello stesso tempo la massiccia presenza di pazienti nei pronto soccorso e nei reparti, sarebbero soluzioni possibili. Ben venga cardiochirurgia ma con una organizzazione diversa che spetta alle Regioni».
«Sono certo – conclude Bilardi – che Lorenzin capirà che avrebbe potuto spendere meglio il suo tempo residuo magari monitorando la situazione logistica di altri ospedali, piuttosto che diventare parte di una contesa referendaria che non doveva far parte di questa giornata. Sarebbe stato meglio incontrare i medici, le associazioni di volontariato, gli infermieri, le famiglie di persone con disabilità, piuttosto che diventare megafono di una disputa che divide la cittadinanza».
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