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Cardiochirurgia, la propaganda che serviva a Oliverio

REGGIO CALABRIA L’inaugurazione della Cardiochirurgia di Reggio Calabria è un segno della provvidenza politica: arriva nel momento in cui il Pd e i suoi alleati (tipo il ministro Ncd Lorenzin) hann…

Pubblicato il: 07/11/2016 – 14:45
Cardiochirurgia, la propaganda che serviva a Oliverio

REGGIO CALABRIA L’inaugurazione della Cardiochirurgia di Reggio Calabria è un segno della provvidenza politica: arriva nel momento in cui il Pd e i suoi alleati (tipo il ministro Ncd Lorenzin) hanno più bisogno di consenso in vista del referendum del 4 dicembre. Allo stesso modo, l’avvio dell’ex Centro cuore fantasma è (o è vissuto) come un toccasana per la malconcia amministrazione regionale di Mario Oliverio, alle prese con il peggior periodo dalle elezioni del 2014. Sarà proprio per questo che il governatore – pur senza avere meriti specifici – ha schierato tutte le sue truppe cammellate per rivendicare a sé la primogenitura di un’opera pronta dal 2011 ma mai attivata.
«Lo scopo manifesto della propaganda è la persuasione, non la comunicazione della luce». Parafrasando Simone Weil, potremmo dire che Oliverio racconta la sua verità per portare legna al suo progetto politico che sembra sempre sul punto di spegnersi. «Per molti la Cardiochirurgia di Rc era uno degli sprechi calabresi. Per noi era una priorità: oggi la inauguriamo insieme a @BeaLorenzin», ha twittato stamattina il governatore, con tanto di foto accanto al ministro della Salute. Quella stessa Lorenzin che, proprio ieri, è stata “accusata” dal vice coordinatore regionale del suo partito, Giovanni Bilardi, di «dare un significato propagandistico» all’inaugurazione del Centro Cuore.

I MANIFESTI Oliverio e il Pd calabrese, se possibile, hanno fatto anche di più. Già ieri ha cominciato a circolare un manifesto in cui il governatore è ritratto alla stregua di un condottiero; dito in alto e cipiglio ieratico: «Dopo trent’anni di chiacchiere» finalmente, a Reggio, «Oliverio apre Cardiochirurgia». E in alto: «Grazie presidente». Più o meno sulla stessa falsariga quello diffuso dal gruppo consiliare regionale del Pd: «Dopo decenni di promesse, apre Cardiochirurgia. Grazie Mario Oliverio!». A seguire, una mitragliata di note stampa osannanti. Il capogruppo Pd in Consiglio, Sebi Romeo: «Dopo anni di vane promesse, apre le porte ai pazienti calabresi, grazie al presidente Mario Oliverio, il “Centro Cuore” di Reggio Calabria»; il consigliere dem Mimmetto Battaglia: le nuove attività del «grande ospedale metropolitano» rispondono «alla “mission” che il presidente Oliverio ha affidato alla direzione strategica aziendale guidata con competenza da Frank Benedetto»; l’esponente del gruppo “Oliverio presidente” a Palazzo Campanella, Francesco D’Agostino: «Il presidente Mario Oliverio e questa maggioranza di governo regionale stanno dimostrando di saper mantenere gli impegni assunti, lavorando seriamente per il rilancio complessivo della Calabria».

I MERITI Il fuoco di fila delle dichiarazioni entusiastiche, però, non trova grandi giustificazione negli atti concreti che hanno infine permesso l’apertura del reparto dei Riuniti, la cui storia inizia nel lontano 2005, quando il consiglio regionale approva l’emendamento alla manovra finanziaria (firmato da Antonio Borrello, Demetrio Naccari Carlizzi e Nino De Gaetano) che istituisce la Cardiochirurgia di Reggio. Il bando di gara per la realizzazione è del 2006. Una serie di ricorsi, poi, fa slittare la realizzazione e lievitare i costi: da 13 a 18 milioni. Il Centro Cuore viene ultimato nel 2011, ma non entra in funzione perché nel frattempo la Sanità viene sottoposta al regime di Piano di rientro che vieta l’assunzione di nuovo personale specializzato, necessario per far partire la struttura. A questo punto si apre la stagione dei grandi sprechi: ci sono le spese per il leasing da pagare, 500mila euro per 18 rate, e un possibile danno erariale di 40 milioni di euro. Infatti, nel febbraio 2015, la Guardia di finanza segnala il caso alla Corte dei conti e alla Procura di Reggio, che apre subito un’inchiesta.
Da quel momento in poi, si registra un’accelerazione inedita. Il protagonista, però, non è Oliverio (che non potrebbe nemmeno esserlo, dal momento che non è lui il “capo” della Sanità), bensì il commissario Massimo Scura. Che, per prima cosa, sigla un’intesa di massima con il rettore dell’Università di Catanzaro, Aldo Quattrone, in base alla quale il primario del nuovo reparto avrebbe dovuto essere Giulio Pompilio, in quel momento in servizio al centro cardiologico Monzino di Milano. Una scelta che scatena le proteste del M5S e della deputata Dalila Nesci, che accusa Scura e Quattrone di violare le procedure e di voler «colonizzare» la Cardiochirurgia reggina, eludendo perfino l’obbligo di un bando pubblico per la scelta del primario.
Scura e il dg Benedetto, allora, scelgono la strada del concorso: si arriva così alla nomina del medico catanzarese Pasquale Fratto, primo in graduatoria su una rosa di 12 aspiranti.
Ma l’input decisivo alla nascita del Centro Cuore arriva nell’agosto 2015, quando lo stesso Scura, ottenuto il “la” del ministero della Salute, firma il decreto per un migliaio di assunzioni, tra cui anche il personale previsto per la Cardiochirurgia di Reggio. È la vera svolta che porterà al risultato di oggi, alla quale Oliverio partecipa in qualità di spettatore.

IL PERIODO NERO In un momento particolarmente difficile come questo, il governatore avrà pensato bene di sfruttare al massimo l’eco di un evento comunque storico (considerato il travagliato iter del reparto). Che l’amministrazione regionale non viva un momento dei più felici è testimoniato dalla cronaca quotidiana. Il giudizio della Corte costituzionale sul ricorso di Wanda Ferro che oscilla come una spada di Damocle sulla legislatura; la brutta storia relativa alla mancata attivazione del servizio di trasporto dei bimbi disabili a Catanzaro (con tanto di figuraccia dell’assessore Roccisano davanti alle telecamere di Report); gli scandali giudiziari di Calabria Verde e del bando per le manifestazioni teatrali; il caso di Raffaele Mauro, «depresso per causa di servizio» e poi nominato dg dell’Asp di Cosenza; la restituzione, segnalata dalla Corte dei conti, di 2,7 milioni di euro allo Stato per non aver saputo spendere i fondi a favore del diritto allo studio e degli studenti disabili. E, in mezzo a tutto questo, il crollo verticale della fiducia dei calabresi nel loro presidente, passato dal 61,4% del 2014 al 37% dello scorso ottobre (fonte Demoskopika).
Insomma, un quadro politico abbastanza sconfortante. Per questo serviva un defibrillatore: Oliverio ha usato quello della Cardiochirurgia reggina.

Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it

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