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Clan a Laureana, in quattro lasciano il carcere

REGGIO CALABRIA A tre giorni dal fermo disposto dalla Dda di Reggio Calabria, tiene l’impianto accusatorio dell’inchiesta Lex, con cui il procuratore aggiunto Gaetano Paci e il pm Giulia Panta…

Pubblicato il: 07/11/2016 – 19:30
Clan a Laureana, in quattro lasciano il carcere

REGGIO CALABRIA A tre giorni dal fermo disposto dalla Dda di Reggio Calabria, tiene l’impianto accusatorio dell’inchiesta Lex, con cui il procuratore aggiunto Gaetano Paci e il pm Giulia Pantano hanno svelato il feroce volto del regime imposto dai clan a Laureana di Borrello.

ANNULLAMENTO PER I MANAGER A traballare però sono le posizioni di quattro indagati, tutti scarcerati per ordine dei giudici chiamati per competenza territoriale a valutare le singole posizioni. Per il gip di Cagliari, non ci sono sufficienti indizi di colpevolezza a carico di Francesco Tarantino, responsabile della filiale di Gioia Tauro della società Saimare, usata dai clan – secondo l’accusa – per agevolare gli accessi e gli scarichi della United Seed’s Keepers s.r.l, società specializzata nell’importazione di riso, strumentale al traffico di enormi carichi di cocaina dal Sud America. Per il giudice, nulla consente di affermare con certezza che Tarantino fosse a conoscenza della droga nascosta in quei carichi, per questo ne ha ordinato l’immediata scarcerazione.

LE ALTRE SCARCERAZIONI Medesima valutazione ha fatto il gip di Palmi, Carlo Alberto Indellicati, che non ha convalidato il fermo emesso per il socio di Tarantino, Francesco Prestia. Come per lui, il giudice ha ordinato la scarcerazione di Mario Bevilacqua, per l’accusa elemento del clan Ferrentino – Chindamo, con l’incarico di gestire gli amati cavalli del reggente, Marco Ferrentino. In più, il giudice di Busto Arsizio ha disposto l’immediata scarcerazione di Alessio Ferrentino (cl.84), cugino del reggente e per gli inquirenti fedele esecutore dei suoi ordini. Per il magistrato, le dichiarazioni dei pentiti, contestate come prova a carico del 32enne, difeso dai legali Ceravolo e Montalto del foro di Palmi, sono troppo «scarne» per confermare il carcere.

L’INCHIESTA Per il resto, per sedici persone è stata emessa ordinanza di custodia cautelare in carcere e per altre due ai domiciliari. Al netto degli annullamenti, rimane solido l’impianto accusatorio di un’inchiesta in grado di svelare il volto bifronte dei clan di Laureana di Borrello, tanto selvaggi e tribali nell’oppressione del territorio e della sua cittadinanza, resa schiava con pestaggi, incendi, danneggiamenti, minacce e feroci ritorsioni, tanto innovativi nelle tecniche di reinvestimento dei capitali illeciti guadagnati con la droga.

GLI AFFARI DEI CLAN A Laureana, i Ferrentino- Chindamo e i Lamari controllavano tutto. Gestivano supermercati, edicole, bar, società di costruzioni e di import-export. Proprio quest’ultima era la vera miniera d’oro per il clan. Grazie alla copertura della United Seed’s Keepers” srl, con sede a Milano e Roma, secondo l’accusa interamente controllata da prestanome, il clan gestiva il traffico internazionale di cocaina lungo le tratte che vanno dall’India, alla Colombia a Gioia Tauro. In parte, avevano esportato struttura e affari anche nel milanese, dove si erano trasferiti molti uomini del clan e avevano sede molte delle società a loro direttamente riconducibili.

IL REGIME Nonostante questo, la morsa sul paese non si è mai allentata. Né sulle attività economiche, né sui suoi abitanti. Chi si permette di non andare ai funerali del boss, si trova la porta di casa crivellata di colpi di pistola, un bidello che osa rimproverare uno dei nipoti del reggente del clan, sorpreso a distruggere le porte dei bagni della scuola, viene pestato selvaggiamente, un agricoltore che ha osato alzare una recinzione per proteggere i suoi campi dal pascolo abusivo delle “vacche sacre” del clan, ha visto andare a fuoco un trattore e un magazzino, due operai colpevoli di aver fatto la manutenzione delle slot machine di uno dei bar di Laureana, sono stati picchiati selvaggiamente con una mazza da baseball. Episodi di violenza e ferocia inaudita divenuti testimonianza di un regime su cui inquirenti e investigatori hanno indagato a lungo. E forse potrebbe iniziare a mostrare le prime crepe. 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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