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Il caso Roccisano e la disaffezione politica dei calabresi

Perché suscita scalpore l’intervista rilasciata a Report dall’assessore regionale Federica Roccisano? Forse che siamo nuovi a dichiarazioni simili fatte da politici di ultima generazione? In un tal…

Pubblicato il: 07/11/2016 – 9:41

Perché suscita scalpore l’intervista rilasciata a Report dall’assessore regionale Federica Roccisano? Forse che siamo nuovi a dichiarazioni simili fatte da politici di ultima generazione? In un tale contesto ci può stare persino il riferimento dell’assessora alle “cazzate” con tanto di scuse. Certo, il quadro che ne viene fuori è un po’ desolante se si considera che l’autrice gestisce la cosa pubblica dimostrando di non avere sufficienti conoscenze e, forse, anche le capacità.
Perché, dunque, meravigliarsi? I veri responsabili siamo noi, cittadini di questa Calabria che continuando a farci condizionare nella scelta dei politici, alimentiamo l’emergere di questa realtà figlia non solo della tolleranza, ma anche dell’ammiccamento e di un rapporto spessissimo subordinato dalla clientela prepotentemente radicata nel binomio eletto-elettore. Diverso sarebbe stato se, negli anni, ci fossimo indignati di meno e reagito di più; se avessimo fatto pesare le tante contraddizioni nel sentirci dire una cosa e il suo contrario; se avessimo fatto prevalere la nostra personalità dimostrando di non sopportare le bugie dei politici; se ci fossimo ribellati di fronte all’ emergere della delinquenza organizzata e avessimo respinto l’abitudine di convivere con essa; se avessimo usato il buon senso nell’impegnarci a selezionare persone responsabili e capaci di gestire la cosa pubblica solo nell’interesse generale saremmo riusciti a costruire una regione diversa e migliore.
Quel servizio di Rai3 ci ha portato con la mente negli agli Stati Uniti d’America dove per molto meno escono dalla scena politica fior di intelligenze colpevoli di non aver detto la verità ai cittadini. Nel nostro Paese non accade nulla di tutto questo: superato l’attimo di indignazione, spesso subentra la comprensione, il “volemose bene” si impone su ogni altra reazione. Siamo pronti ad imbastire un qualcosa che giustifichi nell’intento di assolvere, come sembra stia capitando nel caso Roccisano col tentativo di scaricare su altri le responsabilità; nel caso in oggetto sui tecnici della tivù di Stato responsabili di aver montato male il servizio causa del travisamento del pensiero dell’assessora.
Tuttavia rimane grave la responsabilità di non aver consentito a 30 minori disabili della provincia di Catanzaro di frequentare la scuola perché non è stato loro garantito il diritto di essere accompagnati. Si è tentato di scaricare le responsabilità su altra istituzione (la Provincia) nonostante, come si è visto, fosse l’assessorato regionale l’unico ad avere attitudini rispetto al diritto allo studio dei portatori di disabilità. Un tentativo maldestro di rimpallare le incombenze.
Una vicenda a dir poco orticante non solo per chi lo subisce, ma anche per la collettività che ha avuto la certezza che qualcuno occupa un incarico pubblico senza conoscerne le competenze, almeno fino a che non sono stati chiesti lumi a “Pietro” (si presume un dirigente dell’assessorato) che ha ristabilito la verità. Così l’assessora ha appreso che il comma 947 della Legge di Stabilità aveva sancito il passaggio delle competenze dalle Provincie alle Regioni. Ma le “cazzate”, purtroppo, erano state già dette.
Un episodio sul quale la conduttrice di Report è stata spietata: «Esiste anche l’ignoranza colpevole», ha detto Milena Gabanelli verosimilmente riferendosi anche alla circostanza che solo un anno prima l’assessorato della Roccisano aveva dovuto restituire allo Stato i denari (550mila euro) destinati agli studenti con disabilità perché la Regione non era stata in grado di gestire le risorse.
Lo sgomento dei calabresi, come si può ben capire, è tanto perché non sanno con chi prendersela. La Roccisano come tutti gli altri assessori regionali non sono stati eletti dai cittadini e, infatti, la Giunta è composta da “esterni”, professionisti cooptati dal presidente Oliverio il quale – secondo molti osservatori – con quella operazione avrebbe bocciato le competenze della sua maggioranza. Comunque sia il rischio è che si allarghi sempre più la forbice del disimpegno elettorale (ma anche di quello politico) perché i cittadini mal comprendono il motivo del coinvolgimento di persone che vanno oltre le indicazioni del voto, ritenendo in ogni caso che le scelte degli elettori vanno rispettate. Riflettere su questo principio è quanto mai attuale e irrinunciabile perché è espressione di democrazia basata sulla partecipazione alle urne e sulla maggioranza del voto espresso. Il contrario, o anche il non volerne tenere conto, equivale ad abdicare in favore della disaffezione elettorale, fermo restando l’assoluto valore del voto per come sancito dalla Costituzione tra le tutele dei diritti dell’uomo.

*giornalista

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