REGGIO CALABRIA È stato inaugurato stamane dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, il centro di cardiochirurgia degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. Il reparto, che ha 20 posti letto, era stato istituito con legge regionale nell’agosto 2005; la gara d’appalto per 18 milioni di euro era stata bandita nel 2007; i lavori sono stati ultimati nel 2011, ma l’accreditamento era stato formalizzato solo nell’ottobre 2016. Oltre a cardiochirurgia gli Ospedali Riuniti hanno un nuovo pronto soccorso; una neonatologia; chirurgia robotica, chirurgia toracica e un polo onco-ematologico che sarà realizzato nel presidio Morelli, nella zona sud della città. Il Niguarda di Milano collabora con l’azienda ospedaliera reggina per il funzionamento di cardiochirurgia. «Mentre illustravate le cose fatte – ha detto Lorenzin ai medici e al personale del reparto – mi sono ricordata la mia ultima visita qui nel 2014; sono passata in un corridoio che mi è stato detto appena imbiancato, ho visitato cardiochirurgia, che era una bellissima cattedrale nel deserto, poi ho incontrato vostri colleghi e medici di altri reparti e poi già all’epoca il tema della neonatologia era ben presente. Stavamo in una situazione non felicissima. Si ventilava l’ipotesi di esternalizzazione di questo reparto e c’era chi diceva che di questo reparto non ce n’era bisogno. Molti passi avanti sono stati fatti e quello che è avvenuto in questo ospedale – ha aggiunto – è la dimostrazione che in questa regione le cose si possono fare e che non è vero che non si può fare mai niente e che non cambia mai niente».
Il ministro ha elencato quelli che, a suo giudizio, sono i tre elementi essenziali per raggiungere un obiettivo: «Perseveranza, poi onestà e buona fede, perché se la sanità è vista come mucca da spremere non è compatibile con gli obiettivi, e quando le Regioni non riescono a centrare gli obiettivi ci deve arrivare lo Stato; il terzo elemento sono le risorse umane e amministrative. La politica deve decidere obiettivi e dare indirizzo; la politica non fa scelte tecnico-scientifiche, ma deve costruire percorsi in modo che le scelte vengano fatte non in maniera discrezionale. Non solo si è aperto un reparto – ha proseguito il ministro – che diventa un polo d’attrazione non solo calabrese, e quindi passiamo da mobilità passiva ad attiva, ma si riesce a far tornare le scuole in quei territori che sono stati abbandonati».
Il ministro ha sottolineato al riguardo che «dal Niguarda non solo arriva un caposcuola, che potrà insegnare qui, ma vengono formati infermieri, assistenti, tutti gli operatori tecnici, questo perché ormai gli ospedali non funzionano più come 50 anni fa. Servono team e strutture capaci di utilizzare tecniche per portare in squadra il risultato maggiore».
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