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Falcomatà: «Serve una comunità, non un eroe»

REGGIO CALABRIA «Credo che questo tipo di situazioni vadano affrontate senza vittimismo e senza giocare a fare gli eroi. Non è questo che la comunità ci chiede». È ormai passato un mese da quando g…

Pubblicato il: 08/11/2016 – 18:12
Falcomatà: «Serve una comunità, non un eroe»

REGGIO CALABRIA «Credo che questo tipo di situazioni vadano affrontate senza vittimismo e senza giocare a fare gli eroi. Non è questo che la comunità ci chiede». È ormai passato un mese da quando gli addetti al centro di smistamento posta di Catona hanno intercettato la busta contenente un proiettile e un messaggio di chiaro contenuto intimidatorio all’indirizzo del sindaco Giuseppe Falcomatà. Un’intimidazione immediatamente denunciata, ma tenuta sotto silenzio – ammette – «per preservare la mia famiglia».

I REGGINI ONESTI VENGANO ALLO SCOPERTO Ma anche adesso che quel messaggio di morte è divenuto pubblico, il primo cittadino sembra quasi avere una certa ritrosia a parlarne. «Non sono queste le cose importanti. Questo territorio è formato da tantissime brave persone che operano nella collettività che combatto chi, anche con questi gesti, vuole che i nostri territori rimangano indietro». I reggini onesti però dovrebbero smettere di stare a guardare. «Forse è il momento che le forze sane della società di uniscano e vengano allo scoperto», si lascia scappare il primo cittadino, che nel suo ufficio di palazzo San Giorgio sembra iniziare ad avvertire la solitudine dell’amministratore.

SOLIDARIETÀ In mattinata, il giovane primo cittadino è stato travolto dai messaggi di solidarietà di politici e amministratori locali e regionali, dai messaggi di conforto dei massimi esponenti del Pd e nel pomeriggio ha ricevuto una telefonata di sostegno persino dalla presidente della Camera, Laura Boldrini.
Ma la trincea rimane a Reggio. E quello che Falcomatà e la sua – ormai ex – giunta hanno fatto, a qualcuno non piace. Un messaggio chiaro, arrivato nel giugno scorso anche all’ex assessore Angela Marcianò, che ha visto la sua auto divorata da un rogo. Nell’ultimo mese invece sotto attacco sono finite diverse strutture comunali pronte per il taglio del nastro. «Erano tutte strutture legate ai bambini», spiega il sindaco. «C’è stato prima l’incendio del parco Botteghelle, poi il danneggiamento dell’asilo nido di Archi, quindi un altro incendio nell’asilo di Santa Venere».

INCENDI E DANNEGGIAMENTI SONO ATTI INTIMIDATORI Per Falcomatà non ci sono dubbi, sono «tre atti intimidatori rivolti a strutture pubbliche cha stavano per essere restituite ai cittadini. Alcune stavano per riaprire dopo mesi, se non anni, di chiusura. L’asilo di Santa Venere invece era nuovo. Come amministrazione ci siamo impegnati per dotare la comunità pedemontana di una struttura che non aveva, per rispondere alle esigenze di quel territorio». Anche alla luce di questo, afferma Falcomatà, «siamo di fronte ad azioni che lasciano quanto meno perplessi perché vanno a scapito dell’intera comunità».
A dare risposte su autori e movente però – dice – non può essere la politica, tocca alla magistratura. Tutte le denunce sono state fatte e la procura da tempo lavora in silenzio per ricostruire il contesto in cui sono maturate le intimidazioni. Per Falcomatà, la politica deve dare altre risposte, continuando a lavorare. A costruire o ricostruire quello che qualcuno ha tentato di distruggere. Una promessa che il sindaco ha ripetuto anche oggi pomeriggio, quando è tornato insieme all’arcivescovo a Santa Venere e ad Archi, di fronte a quel che rimane degli asili distrutti.

PROTOCOLLO «Ma una risposta per noi – dice battagliero il sindaco – è anche il protocollo firmato questa mattina con Anac, prefettura e procura. Si tratta di uno strumento di vigilanza collaborativa che ha l’obiettivo di seguire tutte le gare per gli appalti pubblici fino all’aggiudicazione dei lavori». Una necessità in una città in cui non c’è inchiesta che non racconti la connivenza fra pubblica amministrazione e clan e dove stanno per piombare 205 milioni di euro di finanziamenti pubblici, grazie allo sblocco dei fondi per il Decreto Reggio e all’avvio del Patto per il Sud.

SERVE UNA “NUOVA”COMUNITÀ«Sono strumenti straordinari, sono strumenti irripetibili e noi vogliamo che tutte le procedure avvengano nella massima regolarità e trasparenza per evitare che ci siano intoppi, per evitare che i cittadini possano perdere l’occasione di veder cambiare volto alla città, sul piano di servizi e infrastrutture». Poi, dice però il sindaco, «è necessario che cambiamo volto anche sotto il profilo di comunità».  A quelle di Archi e Santa Venere si è rivolto nel pomeriggio il vescovo Giuseppe Fiorini Morosini, per il quale «ogni amministratore porta una croce, il sindaco sta portando la croce della città bisogna stargli vicino». E a tutti il presule ha dato una parola d’ordine: «Resistere».

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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