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Factotum, gli imprenditori "strozzati" dagli usurai

COSENZA Approfittavano delle difficoltà delle persone e dei commercianti in particolare, ponendosi come «la soluzione alla crisi economica». È questo il modus operandi utilizzato da molti degli ind…

Pubblicato il: 09/11/2016 – 11:43
Factotum, gli imprenditori "strozzati" dagli usurai

COSENZA Approfittavano delle difficoltà delle persone e dei commercianti in particolare, ponendosi come «la soluzione alla crisi economica». È questo il modus operandi utilizzato da molti degli indagati dell’operazione “Factotum”, condotta dalla Procura di Cosenza che ha portato a sgominare un’organizzazione che si è fatta “notare” per una miriadi di reati che vanno dal riciclaggio di auto, al furto, all’usura, allo spaccio di droga.
Martedì mattina gli agenti della polizia stradale e i colleghi della Finanza hanno eseguito 37 misure cautelari (8 in carcere, 29 ai domiciliari e due obblighi di firma). Le indagini – coordinate dal procuratore capo Mario Spagnuolo e dall’aggiunto Marisa Manzini e condotte dai sostituti Giuseppe Cozzolino e Giuseppe Cava – hanno permesso di scoprire quella che il procuratore capo ha definito «criminalità liquida», una nuova forma di criminalità attiva nella città dei Bruzi dove gli indagati si sono resi responsabili di una molteplicità di reati coprendo quasi tutto il codice penale. Ma ciò che ha destato molta preoccupazione tra gli inquirenti è stato il dilagare del fenomeno dell’usura e lo spaccio di droga che aveva tra i clienti più “affezionati” tanti giovani e adolescenti.
Dalle carte dell’operazione emerge come gli indagati assillavano singoli cittadini e soprattutto piccoli imprenditori in evidenti difficoltà economiche. Sono le stesse vittime a confermare, poi, tutto agli inquirenti. Singolare il racconto del proprietario di una piccola azienda di San Marco Argentano che viveva un periodo di forte crisi economica e di «mancanza di liquidità». È un suo conoscente a metterlo in contatto con Pietro Le Piane, uno degli indagati, al quale chiese in prestito la somma di 3mila euro. Le Piane gli avrebbe dato subito disponibilità chiedendo in cambio «un interesse mensile del 10%, ovvero 300 euro)» fino a quando non sarebbe riuscito a corrispondere l’intera cifra. I due si incontrarono a Piazza dei Valdesi, nei pressi del centro storico di Cosenza, e Le Piane gli avrebbe dato 3mila ottenendo «in garanzia un assegno bancario con la cifra del prestito e la firma, ma privo di data e beneficiario». Per tale prestito la vittima è stata costretta a pagare 300 euro con una cadenza mensile e quando saltava qualche pagamento «la somma si aggiungeva agli interessi del mese successivo». Con il passare del tempo l’imprenditore era riuscito a ridurre il suo debito a 1.500 euro, ma man mano che restituiva «parte del capitale ricevuto in prestito gli interessi venivano rimodulati in modo da mantenersi costantemente al 10% mensili del debito residuo».
Purtroppo, le condizioni economiche della vittima peggiorano ed è costretto a chiedere a Le Piane un ulteriore prestito di 2.500 euro, così da arrivare a un debito complessivo di 4mila euro con «l’accordo di restituire mille euro mensili per cinque mesi, da considerarsi comprensivi di quota interessi e di capitale sia del primo che del secondo prestito. Quindi, a fronte di un debito di 4mila euro avrebbe dovuto pagare 5mila euro di interessi: il tutto entro cinque mesi. Ma c’è di più. Quando l’imprenditore non riusciva a pagare i mille euro mensili, Le Piane gli avrebbe «applicato a titolo di interesse» il pagamento di altri 100 euro, rinviando la restituzione di mille euro al mese successivo, da corrispondere in aggiunta alle ulteriori mille euro in scadenza mensili. Intanto passa un anno e alla vittima restano da restituire circa 2mila euro. E Le Piane gli avrebbe “promesso” di non «applicare altri tassi di interessi».

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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