COSENZA La cosca Rango-Zingari si stava espandendo anche a Paola cercando di subentrare al clan Serpa, annientato da un’operazione antimafia del 2012. È la fotografia della geografia criminale scattata dal pentito Adolfo Foggetti, le cui nuove rivelazioni hanno corroborato l’impianto accusatorio confluito nell’ordinanza di custodia cautelare di “Doomsday 2”, che ha portato all’esecuzione di 18 ordinanze di custodia cautelare emesse su richiesta della Dda di Catanzaro. Il gip Tiziana Macrì ha firmato 18 provvedimenti: sette notificati a persone già in carcere; otto a indagati che erano ai domiciliari e tre a persone che erano a piede libero.
«L’AMBASCIATA IN CARCERE» Nel corso di un colloquio in carcere, Adolfo Foggetti viene informato dalla sua convivente Palmina Serpa che Cosimo Bevilacqua (uno degli arrestati) aveva assunto la gestione dei proventi delle estorsioni perpetrate dai Rango-Zingari. Era stato lo stesso Cosimo Bevilacqua a voler informare Adolfo Foggetti e a mandargli «l’ambasciata tramite il cugino Marco Foggetti»: Bevilacqua – è il racconto del collaboratore di giustizia – lo tranquillizzava sul fatto che i soldi (provento delle estorsioni) gli sarebbero arrivati per Natale. In relazione al nuovo ruolo assunto da Cosimo Bevilacqua, Adolfo Foggetti puntualizzava di aver redatto una lista manoscritta con le vittime delle estorsioni da lui perpetrate a Paola e Cosenza e di voler far recapitare quell’elenco a Cosimo Bevilacqua per «le relative finalità contabili».
Ma quella lista non viene consegnata più a Cosimo Bevilacqua bensì ai carabinieri perché Adolfo Foggetti decide di collaborare con la giustizia. Quel «pizzino» viene consegnato ai militari il 18 dicembre del 2014 durante il sopralluogo nelle campagne di Castrolibero, quando è lo stesso Adolfo Foggetti a far ritrovare il cadavere di Luca Bruni il figlio del presunto boss “Bella bella”.
IL «PIZZINO» DEGLI AFFARI SU PAOLA E COSENZA «Il pizzino» doveva essere consegnato a «Cosimino», ovvero Cosimo Bevilacqua tramite la convivente di Adolfo Foggetti (l’incontro sarebbe dovuto avvenire in tribunale in occasione di un’udienza). «Non essendoci stata quell’opportunità – dirà poi Foggetti ai carabinieri – l’ho conservato e consegnato a voi». Il foglio conteneva nel dettaglio i nomi delle vittime delle estorsioni sia nel territorio di Paola che di Cosenza. Le rivelazioni del pentito trovano riscontro nelle dichiarazioni di un altro collaboratore di giustizia, Giuseppe Montemurro, che nei suoi verbali descrive pure il ruolo di Cosimo Bevilaqua nei termini usati da Foggetti. Il 28 luglio del 2015 Montemurro racconta ai magistrati: «Dopo l’arresto di Maurizio Rango, era di fatto Cosimo Bevilacqua ad aver preso le redini dell’organizzazione criminale. In realtà, avevamo avuto questo tipo di indicazione dallo stesso Rango, il quale ci aveva detto che qualora fosse stato arrestato saremmo stati contattati da qualcuno che sarebbe stato il vertice della cosca in sua assenza». Montemurro stesso si recò a casa di Cosimo Bevilacqua che fece presente che «gli assetti e gli ordini restavano invariati così come era stato deciso dapprima da Patitucci e poi da Rango».
Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it
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