CALTANISSETTA Per Stefano Luciani, il pm che sostiene l’accusa nel quarto processo per la strage in via D’Amelio, non ci sono riscontri alle dichiarazioni del pentito di ‘ndrangheta Antonino Lo Giudice, il quale affermò che a eseguire le stragi del ’92 e gli attentati nel resto d’Italia fu l’ex poliziotto Giovanni Aiello, conosciuto come “faccia da mostro”.
La notizia arriva nel giorno in cui il magistrato ha chiuso la parte della requisitoria in cui ha affrontato le ipotesi alternative sulla fase esecutiva della strage e all’eventuale coinvolgimento dei servizi segreti.
«In questo processo – ha spiegato – non abbiamo elementi per sostenere che l’esplosione dell’ordigno in via D’Amelio sia stata innescata da qualcuno che si trovava al castello Utveggio e nemmeno che il congegno potesse essere stato installato nel citofono dell’abitazione dei familiari del dottor Borsellino». «Abbiamo analizzato con scrupolo ogni pista, ma non abbiamo raccolto – ha detto il pm – elementi per sostenere che negli uffici del Cerisdi, un ente realmente esistente e non fittizio con sede al castello Utveggio, ci fossero alcuni degli appartenenti al Sisde indicati dal dottor Gioacchino Genchi (il consulente informatico noto per aver collaborato con Luigi De Magistris nell’inchiesta Why not della Procura di Catanzaro, ndr). Come elemento c’è solo una telefonata di Gaetano Scotto del 19 luglio ’92 all’utenza fissa del Cerisdi. Abbiamo poi appreso che cercava un tale Vincenzo Paradiso che però, quando ha deposto in questo processo, ha detto di non ricordare nulla». La requisitoria proseguirà nelle udienze fissate per il 12, 13 e 14 dicembre, già fissate dalla Corte d’Assise nissena, davanti alla quale sono imputati di strage Salvo Madonia e Vittorio Tutino e per calunnia i falsi pentiti Vincenzo Acarantino, Francesco Andriotta e Calogero Pulci.
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