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Il paziente con l’ictus e la rete ospedaliera che non funziona

È di pochi giorni fa la caduta da una barella di un paziente colpito da ictus e ricoverato nel reparto di Neurologia del Pugliese. Ora la Procura indaga e i cittadini staranno addebitando colpe a m…

Pubblicato il: 10/11/2016 – 16:02

È di pochi giorni fa la caduta da una barella di un paziente colpito da ictus e ricoverato nel reparto di Neurologia del Pugliese. Ora la Procura indaga e i cittadini staranno addebitando colpe a medici o infermieri, al direttore generale dell’Azienda ospedaliera o alla politica.
Ci sono però altri due, e principali, responsabili di quest’ennesimo episodio di malasanità calabrese. E sono quelli che con le nostre tasse paghiamo più profumatamente di tutti: i commissari Scura ed Urbani. Un cammino, il loro, lastricato come la via per l’inferno di buone intenzioni, forse, ma certamente di scelte e risultati disastrosi, come questo su cui la Procura sta ora indagando.
L’anziano signore colpito da ictus, tenuto in barella e rovinato a terra, non avrebbe dovuto infatti essere ricoverato a Catanzaro, ma avviato al reparto di Neurologia dell’ospedale di Vibo Valentia. Un reparto di eccellenza nel trattamento dell’ictus; dotato di una pregevolissima statistica di risultati positivi; primo a essere stato autorizzato in Calabria al trattamento trombolitico (che è quello di cui aveva bisogno lo sventurato paziente catanzarese) e unico allo stato ad essere autorizzato a quel trattamento nell’area centrale della Calabria (da Crotone a Vibo).
I due commissari, però, nel loro decreto commissariale DCA 9/2015, in cui hanno varato, fra l’altro, la riorganizzazione della rete ospedaliera dell’ictus (cosiddetta tempo-dipendente, perché dal tempo con cui si riesce ad intervenire derivano la salvezza o meno e comunque i danni invalidanti che può lasciare l’ictus all’ammalato), hanno avuto la bella trovata di sistemare l’Hub della rete ictus nell’Ospedale Pugliese, nonostante che nel loro stesso DCA 9/2015 scrivono testualmente che è ancora «in atto la formazione del personale della U.O. di Neurologia dell’Azienda Ospedaliera Pugliese Ciaccio». Una bella trovata ribadita nel loro successivo DCA 64/2016.
Cosa capita allora a un paziente dell’area centrale della Calabria vittima di ictus da trombosi secondo le direttive impartite dal duo Scuro-Urbani?
Semplice.
Il malcapitato, invece di essere trasportato con la massima urgenza e nel tempo più breve possibile a Vibo, dove soltanto possono trattarlo per salvargli la vita o contenere al minimo le conseguenze invalidanti, deve farsi un bel giro turistico del pronto soccorso del Pugliese, del reparto di radiologia (per la Tac) dello stesso ospedale, del suo reparto di Neurologia e da lì (se non cade a terra dalla barella) esser spedito alla Neurologia di Vibo.
Alla faccia del tempo massimo di «tre ore dall’esordio dei sintomi» entro cui l’ictus deve essere trattato secondo le linee guide nazionali e internazionali, nonché secondo quanto hanno scritto Scura e Urbani nei loro DCA 9/2015 e 64/2016.
L’anziano paziente di Catanzaro non deve quindi badare solo ai danni subiti con la caduta dalla barella, ma deve accertarsi anche che tutto questo ambaradan orchestrato da nostri commissari al Piano di rientro dal dissesto sanitario non gliene abbia prodotti di altri e di peggiori.

*Comitato “Salviamo la sanità nel Lametino”

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