NAPOLI Nel 2015 10 meridionali su 100 risultano in condizioni di povertà assoluta, contro poco più di 6 nel Centro-Nord. Il rischio di cadere in povertà è triplo al Sud rispetto al resto del Paese, nelle due regioni più grandi, Sicilia e Campania, sfiora il 40%. È quanto emerge dal rapporto Svimez nel Rapporto 2016 sull’economia del Mezzogiorno presentato oggi a Roma. La crescita in termini di prodotto pro capite è stata dell’1,1% nel Sud, e dello 0,6% nel resto del Paese. Il divario di sviluppo tra Nord e Sud in termini di prodotto per abitante ha ripreso a ridursi: nel 2015 il differenziale negativo è tornato al 43,5% rispetto al 43,9% del 2014. A livello regionale nel 2015 segno positivo per tutte le regioni italiane, con un prodotto pro-capite italiano del +0,9%, che si declina in +0.8% nel Centro Nord e nel +1,2% nel Mezzogiorno. Nello specifico delle singole regioni meridionali, il Pil pro capite 2015 più performante è quello della Basilicata +5,9%, seguita dal Molise +3,4%, dall’Abruzzo +2,7%. Poi nella graduatoria compaiono la Sicilia +1,7%, e la Calabria +1,4%. Agli ultimi posti la Sardegna +0,5%, la Puglia + 0,4%, fanalino di coda la Campania +0,3%. Le regioni più povere sono la Calabria, con un Pil pro capite pari a 16.659 euro, la Puglia con 16.973, la Campania con 17.077. Il divario tra la regione più ricca, il Trentino Alto Adige, dove il Pil pro capite è stato mediamente pari a 37.561 euro e la più povera, la Calabria, è stato nel 2015 pari a quasi 21mila euro.
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