ROMA Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha conferito, motu proprio, quaranta onorificenze al Merito della Repubblica Italiana a donne e uomini che si sono distinti per atti di eroismo, per l’impegno nella solidarietà, nell’integrazione, nel soccorso, per l’attività in favore dell’inclusione sociale, nella promozione della cultura, della legalità e per il contrasto alla violenza. Il presidente Mattarella ha individuato, tra i tanti esempi presenti nella società civile e nelle istituzioni, alcuni casi significativi di impegno civile, di dedizione al bene comune e di testimonianza dei valori repubblicani. Tra questi ci sono anche due calabresi. Si tratta del giornalista Michele Albanese e di Norina Ventre. Quest’ultima, 89enne di Rosarno detta “Mamma Africa”, è stata nominata Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana «per l’impegno profuso, nel corso della sua vita, in straordinarie opere per l’integrazione delle persone socialmente disagiate». Ex maestra d’asilo, Ventre è conosciuta come Mamma Africa per la sua opera in favore degli immigrati africani. Da giovanissima si dedicò agli sfollati della guerra, poi ai baraccati di Rosarno, quindi alle raccoglitrici di olive della piana di Gioia Tauro. Nel 1991 ha fondato “La mensa dei neri” di Rosarno: aiutata dai volontari di Caritas e Azione Cattolica, ogni domenica predispone pasti per circa 200 persone. È anche la fondatrice di un gruppo di donne anziane dedite a opere di carità. Albanese, 56 anni, è stato insignito dell’onoreficenza Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana «per aver affermato il valore della legalità e della libera informazione in un contesto con forte presenza criminale». Cronista del Quotidiano del Sud e dell’agenzia Ansa, Albanese vive sotto scorta dal 2014 per aver raccontato la realtà criminale della Piana di Gioia Tauro.
ALBANESE: «ONORATO» «Un onore e una grandissima responsabilità il riconoscimento che mi è stato assegnato dal presidente Mattarella». È ancora frastornato Michele Albanese. Ha saputo la notizia direttamente da un funzionario del Quirinale e non pensava certo di finire tra i 40 cittadini italiani destinatari delle onorificenze volute dal presidente Mattarella.
«La motivazione – dice all’Ansa Albanese – “per aver affermato il valore della legalità e della libera informazione in un contesto con forte presenza criminale” fa tremare le vene ai polsi. Spero di essere degno di questa particolare menzione che voglio dedicare ai tantissimi cronisti calabresi e del Sud che ogni giorno, contribuiscono con il loro lavoro, spesso sfruttato e rischioso, a raccontare la voglia di riscatto di terre bellissime ma devastate dalle mafie».
Albanese vive da oltre due anni sotto scorta dopo che i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria hanno scoperto un piano da parte di alcuni ‘ndranghetisti di attentare alla sua vita. E nonostante tutto continua a fare il suo lavoro nella Piana di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria, a raccontare fatti e persone di una terra bella quanto difficile. «Certo vivere così non è facile – dice ancora – perché sei costretto a limitazioni che rendono il tuo quotidiano più difficile, ma occorre resistere, continuare a raccontare ciò che qui accade, avendo ben presente che il compito del giornalista è un mestiere delicatissimo. Farlo in Calabria, terra bellissima ma nello stesso tempo violentata dalla ‘ndrangheta impone una maggiore responsabilità, e poco importa se devi fare sacrifici o vivere restrizioni se il tuo lavoro contribuisce a costruire maggiori spazi di libertà e di speranza».
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