LAMEZIA TERME Succede che dalla Calabria parta un’idea innovativa, almeno per il campo medico. E succede che il progetto sia frutto dell’esperienza e della preparazione di giovane ingegnere e di una start up. Il tutto reso possibile grazie ad un finanziamento europeo. Il protagonista di questa storia (positiva) calabrese è Marco Bonanno, 29enne originario di Catanzaro, che dopo gli studi nella sua città d’origine e una breve parentesi a Pavia per completare il suo percorso, ritorna in Calabria e da vita allo stetoscopio digitale. Oggi, questa sua idea lo ha portato in California, nella famosa Silicon Valley, dove grazie al programma Best di Invitalia ha la possibilità di seguire un corso di formazione alla Santa Chiara University. «Un’occasione che mi permetterà di acquisire metodo e conoscenze per lo sviluppo dello Stetotelephone», ci spiega lo stesso Marco.
Il progetto Lo Stetotelephone (questo il nome ufficiale dello strumento) è un dispositivo che unito al classico stetoscopio, utilizzato in medicina per l’auscultazione interna, permette ai suoni che provengono dagli organi del paziente di essere registrati così come sono realmente senza alterazioni dovute al passaggio in formato digitale. Questo, permetterebbe poi di poter analizzare il suono su dispositivi, come computer o smartphone, e di conseguenza poterli analizzare in un secondo momento e anche, e soprattutto, di archiviarli. Una digitalizzazione del segnale sonoro fedele a quello reale, dunque. «Più che alla medicina tradizionale, questo dispositivo, rappresenta un grosso apporto per quanto riguarda la “mobile healt”, quindi tutti quei dispositivi medici che vengono collegati agli smartphone e anche per la “telemedicina”, che invece riguarda la cura a distanza – continua a spiegarci –. Il bacino di professionisti che potrebbero essere interessati all’utilizzo dello Stetotelephone è molto ampio. Si va dai medici, come i cardiologi o gli pneumologi, agli infermieri o a chi usufruisce dell’automonitoraggio. Ma può essere utilizzato anche nel campo della ricerca, quindi da studenti e ricercatori».
Ad oggi il progetto si trova nella «fase 1, cioè la realizzazione del protocollo da inviare centri clinici italiani». Da qui ad un anno si passerà poi alla fase della vera e propria industrializzazione del prodotto. «Il tutto è partito dopo la laurea specialistica in bioingegneria e il lavoro alla St Microelectronics di Agrate (MB) – dice Marco – che mi ha permesso di avvicinarmi a ricerche che riguardavano lo sviluppo di dispositivi da collegare agli smartphone e quindi renderli più pratici». Fondamentale è stata poi la collaborazione con Claudio Carallo, medico internista al Policlinico di Germaneto, che ha dato il suo contributo nella ricerca per quanto riguarda la parte medica.
La start up Marco ci racconta come tutto questo sia stata possibile. «Nella creazione della start up non si sono stati particolari difficoltà. Nel nostro percorso siamo stati affiancati da CalabriaInnova, che sin dal 2014 da quando abbiamo deciso di fondare la Arcon Srls, che è la società che ha reso possibile la creazione del dispositivo». Fondamentale è stato soprattutto il finanziamento europeo che ha permesso alla società di poter usufruire di 200 mila euro dei fondi Por. «Siamo stati molto fortunati, anche perché abbiamo potuto constatare che nella nostra regione arrivano molti di questi incentivi, soprattutto per noi giovani. Potrebbe essere un terreno fertile per chi vorrebbe investire – chiosa Marco – ma spesso le questioni burocratiche tendono ad allungare i tempi. E questo fa sì anche che l’ambiente sia anche poco dinamico. Noi ad esempio abbiamo impiegato un anno e mezzo per concretizzare il nostro progetto». Nonostante questo, però le soddisfazioni non sono mancate, oltre all’esperienza americana, anche qui in Italia. Lo Stetotelephone ha ricevuto 3 volte il certificato di eccellenza (Seal of excellence) nell’ambito dell’utilizzo dei fondi europei che viene assegnato dalla Commissione europea. E ancora, ha vinto il premio Start cup Calabria nel 2015 e ha rappresentano la nostra regione allo Smau Milano sempre nel 2015. Infine, Unicredit Start Lab ha selezionato la realtà calabrese tra 9 italiane per esporre il progetto a oltre 100 aziende e numerosi potenziali investitori.
Adelia Pantano
redazione@corrierecal.it
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