CATANZARO «Sembra quasi che l’approvazione del “Progetto Fitti Zero”, per fare in modo che i soldi pubblici non vadano a finire nelle tasche private, abbia fatto saltare i nervi a diverse persone. E fra questi anche, ma non solo, al consigliere Tallini». Lo dichiara in una nota il vicepresidente della giunta regionale Antonio Viscomi, in relazione al “Progetto fitti zero”.
«Guarda caso, proprio ora che la giunta regionale – aggiunge Viscomi – sta concretamente operando per dire basta allo sperpero dei soldi pubblici, per mettere ordine nella gestione del patrimonio, per sottoporre a controllo e verifiche serie le società partecipate, per stringere rapporti di collaborazione con gestori patrimoniali pubblici (e non privati), per sottoporre a responsabilità i manager degli enti strumentali che credono di essere gli esclusivi padroni della cosa pubblica a loro affidata, proprio ora iniziano, guarda caso, gli attacchi da parte di tutti coloro che per anni, per tanti anni, hanno tollerato, come certifica la Corte dei Conti, che il patrimonio pubblico fosse divorato da famelici squali privati. Ed è quella stessa Corte dei Conti, sia chiaro, che pure riconosce pubblicamente che nel 2015 l’Amministrazione regionale, quella, per intenderci, guidata da Mario Oliverio, ha cambiato passo. Sembra quasi di rivedere – afferma il vicepresidente dell’esecutivo regionale – una sceneggiatura già messa inutilmente in atto per contrastare la riorganizzazione burocratica. Comunque, per andare al sodo: il consigliere Tallini considera una “bufala” il “Progetto Fitti Zero” che consiste semplicemente in questo: nella decisione della giunta di risparmiare ben € 1.155.139,14 spesi in fitti passivi nelle sole città di Cosenza, Crotone, Vibo Valentia e Reggio Calabria. E perché mai questa decisione sarebbe una “bufala”? C’è forse qualcuno disposto anche solo a pensare che i cittadini debbano continuare a regalare ogni anno € 513.642,34 di fitti passivi a Reggio Calabria, € 264.772,79 a Cosenza, € 126,953,52 a Crotone e € 158.424,24 a Vibo Valentia e che i dipendenti della Regione debbano continuare a lavorare in condizioni non ottimali né adeguate, che lo stesso Tallini, già assessore al personale, conosce o dovrebbe conoscere molto bene? Dice ancora Tallini – prosegue Viscomi – che la voglia di fare ha portato il vicepresidente a dare informazioni sbagliate sui tempi di rilascio degli immobili a Catanzaro per trasferirsi alla Cittadella. Premesso che è meglio avere voglia di fare e di cambiare questa regione piuttosto che non averne, Tallini dovrebbe però indicare dove e come il vicepresidente ha fatto le dichiarazioni ritenute errate. E così si scoprirà che la bufala l’ha detta Tallini: nessuna dichiarazione ha fatto il vicepresidente sulla Cittadella, dal momento che il Progetto Fitti Zero non riguarda la città di Catanzaro e che il trasferimento alla Cittadella è già avvenuto lo scorso anno. Semmai è vero che la logica che ha spinto il presidente Oliverio a realizzare il definitivo trasferimento del personale dalle sedi in affitto sparse nella città di Catanzaro all’unica sede della Cittadella, frutto del lavoro e dell’impegno di tante persone nell’arco degli ultimi quindici anni, è la stessa – sostiene il vicepresidente della giunta regionale – che ispira il Progetto Fitti Zero per quanto riguarda le altre quattro città capoluogo: ridurre le spese nell’interesse dei cittadini, accorpare gli uffici nell’interesse degli utenti, migliorare gli ambienti di lavoro nell’interesse dei dipendenti. Anche in tal caso, i fatti sono ostinati. Un’ultima riflessione sul patrimonio regionale. Che questo richieda un grande lavoro di recupero e sistemazione è del tutto evidente: solo chi confonde la vita reale con la saga di Harry Potter può però pensare che gli effetti di quaranta anni di incuria e disattenzione possano sistemarsi in pochi giorni. Il sistema così com’è e come è stato costruito nel corso di questi anni, per la sua quota anche dall’amministrazione di cui Tallini è stato parte importante, non funziona: non funzionano le norme di legge regionale che dovrebbero costringere i manager degli enti a cooperare con l’amministrazione regionale, non funzionano le regole di secondo grado sulla valorizzazione e sulla alienazione del patrimonio immobiliare, non funziona la logica burocratica che governa l’intera materia del patrimonio. Tutto ciò è evidente ora come lo era già negli anni passati. Cafiero Pasquale, il mitico personaggio cantato da Fabrizio de Andrè potrebbe ripetere anche qui da noi: “Prima pagina venti notizie/ ventuno ingiustizie e lo Stato che fa / si costerna, s’indigna, s’impegna / poi getta la spugna con gran dignità”. Perciò è necessario mettere mano al sistema legislativo ed all’approccio amministrativo. Ma il tempo giusto è oggi, perché tra ora e il passato, più o meno recente, una differenza c’è: la voglia di cambiare le cose. A piccoli passi, certo, stando sempre con i piedi per terra, ma – conclude Viscomi – camminando verso una direzione precisa: il bene comune e non l’interesse di pochi, spesso tutelato da una vecchia politica”».
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