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Il sindaco e l’onorevole: la tragicommedia vibonese spacca il Pd

VIBO VALENTIA Il sindaco e l’onorevole. Il deputato figlio del popolo che dalle montagne delle Serre è arrivato a conquistare i palazzi romani e l’ex magistrato dai modi aristocratici che p…

Pubblicato il: 14/11/2016 – 11:52
Il sindaco e l’onorevole: la tragicommedia vibonese spacca il Pd
VIBO VALENTIA Il sindaco e l’onorevole. Il deputato figlio del popolo che dalle montagne delle Serre è arrivato a conquistare i palazzi romani e l’ex magistrato dai modi aristocratici che per due volte negli ultimi quindici anni è stato eletto primo cittadino dai vibonesi.
Lo scontro frontale va in scena in un sonnacchioso pomeriggio domenicale altrimenti monopolizzato da megacinema e centri commerciali. Il teatro è palazzo Razza, sede del Comune di Vibo, e il canovaccio che gli attori dovrebbero seguire è quello di una visita di un esponente del governo – il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri – sceso al Sud per fare campagna per il Sì al referendum sulla riforma costituzionale. Qualcosa però, rispetto al copione, va storto, e la platea se ne accorge subito. L’incontro è organizzato dal parlamentare del Pd Bruno Censore, che siede accanto al sottosegretario, al suo plenipotenziario vibonese Vito Pitaro e al segretario provinciale del Pd Enzo Insardà. 
A turbare la quiete della propaganda referendaria arriva però il sindaco Elio Costa. Eletto da una coalizione civica di centrodestra, supportato anche da Forza Italia, il primo cittadino di Vibo è però un sostenitore del Sì e, secondo le voci che girano in città, il suo sostegno alla riforma renziana potrebbe celare anche un interesse verso il nuovo (eventuale) Senato post-riforma. Costa arriva nella sala consiliare del “suo” municipio e chiede la parola. Censore, ex bersaniano di ferro convertito sulla via della Leopolda, spiega che si tratta di un’iniziativa di partito e per questo al sindaco non è consentito intervenire. Costa va via sdegnato.
La notizia dello scontro tra il sindaco e l’onorevole rimbalza dopo pochi minuti sui social network e suscita la reazione indignata di molti vibonesi che se la prendono con il deputato venuto dalla montagna. La controffensiva social-censoriana risulta debole e così viene lanciato nell’arena il segretario provinciale del Pd Enzo Insardà. La formula è la solita e si muove tra le «polemiche strumentali» e gli inviti ad «abbassare i toni». Ma Insardà fornisce comunque una versione un po’ diversa: a Costa – dice il segretario provinciale del Pd – non è stato impedito il saluto istituzionale, ma lui voleva presiedere l’incontro, che è ben altra cosa. Costa non replica, ma intanto si apprende che avrebbe voluto salutare il sottosegretario in virtù di un’antica amicizia personale. 
La tragicommedia, l’ennesima in salsa vibonese, è dunque servita e il Pd locale ne esce sempre più spaccato: gli organismi del partito sono tutti in mano a Censore, a parte il circolo cittadino il cui segretario, Stefano Soriano, parte subito a testa bassa contro il deputato. Dall’altro lato non può certo ridere il centrodestra che sostiene Costa in consiglio comunale, che infatti tace e non difende il “suo” sindaco, che sempre più spesso fa capolino nelle iniziative a favore del Sì. 
È curioso che questa vicenda grottesca si consumi tutta nel fronte favorevole alle riforme renziane, che da queste parti sembra altrettanto variegato – ma un tantino più nervoso, a quanto pare – di quello del No. Assai meno divertente, invece, è che lo scontro tra Costa e Censore, entrambi espressione di un territorio che vive criticità molto serie, si consumi per una banale questione di presenzialismo, per la volontà esasperata di non farsi rubare la scena dal sindaco, o di non lasciare campo libero all’onorevole.
Sergio Pelaia
s.pelaia@corrierecal.it

 
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