CATANZARO Il “Piano regionale di contrasto alla povertà”? Rischia di essere un (altro) annuncio non seguito da fatti concreti. Una promessa – e nulla più – per le famiglie calabresi in difficoltà. Lo teme il consigliere regionale del Pd Carlo Guccione. Dalla presentazione del progetto – avvenuta con una conferenza stampa il 29 luglio 2016 – sono passati più di cento giorni e la Regione non ha tirato fuori neppure un euro.
Intanto, vale la pena ricordare le prospettive messe in campo dalla Regione: «Il Piano – spiega Guccione – prevedeva una spesa per la povertà in Calabria di 235 milioni di euro, tra risorse nazionali integrate da quelle regionali e da quelle comunitarie sul Por Fse 2014/2020».
Al racconto delle risorse impegnate è seguito anche l’annuncio di un timing per gli investimenti. «Nella conferenza stampa veniva annunciato con forza che il Piano sarebbe diventato operativo il 1° settembre del 2016, unitamente all’uscita annunciata del Bando Sia del ministero del Lavoro, che investe 89 milioni di euro per le famiglie povere con figli in Calabria, e che la Regione Calabria avrebbe integrato per quella data risorse regionali per quasi 150 milioni di euro, destinati alle famiglie con un Isee inferiore a 8mila euro, compreso finalmente il Reddito di inclusione sociale, e che avrebbe dovuto coinvolgere in tutto 42mila famiglie calabresi in condizioni di povertà».
Eccoci al punto: com’è finita (almeno per ora)? «Nonostante gli entusiasmi sollevati dagli annunci di Oliverio e Roccisano – spiega Guccione –, come temevano in molti, il primo settembre è passato ma nulla è successo». Nel senso che il 1° settembre è regolarmente uscito il Bando nazionale Sia del Ministero del Lavoro, «ma solo quello, senza alcuna risorsa aggiuntiva regionale o del Fse». Pochi risultati, ma molte comunicazioni: «Il 30 agosto – dice ancora il consigliere comunale dem – è stata però convocata una nuova conferenza stampa in cui sono state ribadite le informazioni già fornite a luglio sul Piano contro la povertà ed è stato annunciata l’uscita del Bando Sia con le domande da presentare tramite i Comuni. Peccato che il bando sia finanziato solo con risorse del ministero del Lavoro, senza nemmeno un euro della Regione, contrariamente a quanto annunciato. Sono ormai trascorsi due mesi e ancora non c’è nessuna traccia di risorse regionali o del Fse sulla povertà o sul reddito di inclusione sociale».
A Guccione, che guida l’opposizione a Cosenza, il paragone viene spontaneo: «Questa operazione rischia di somigliare tanto alla trovata pubblicitaria messa in campo dal Comune di Cosenza ad opera del sindaco Occhiuto, annunciando un bando per le famiglie povere dove i soldi non sono della Regione o del Comune ma solo del ministero del Lavoro». Oliverio (e Roccisano) come Occhiuto: un accostamento che non passerà inosservato ai piani alti della Cittadella.
È il confine (sottile ma non troppo) tra pensiero e azione. Oppure tra fatti e propaganda: «In effetti – dice Guccione – dopo due mesi dal Bando Sia del ministero del Lavoro, non c’è nessuna traccia dei finanziamenti promessi dalla Regione a integrazione del Bando Sia stesso a carico del Bilancio regionale o del Fondo sociale europeo sul Por 2014/2020 a favore delle famiglie povere e del Reddito di inclusione sociale: nessun bando pubblicato o annunciato, nessun decreto approvato, nessun avviso in preinformazione sul sito, nulla di nulla. Una vera e propria presa in giro per le tante famiglie in condizione di povertà che avevano fatto affidamento su quelle promesse e sulla sperimentazione del Reddito di inclusione sociale».
L’affondo è durissimo: «Leggendo con attenzione il Piano di contrasto alla povertà approvato dalla giunta regionale ci si accorge di un altro tentativo di stravolgere la realtà dei fatti: 37 milioni di euro, per 3.800 soggetti interessati, dei 150 milioni promessi a carico della Regione, che sono stati classificati come spesa per il Reddito di inclusione sociale, non sono altro che i Tirocini per i lavoratori beneficiari di Cassa integrazione e Mobilità in deroga negli uffici giudiziari, nei beni culturali e nelle scuole per l’integrazione dei disabili. Tirocini già avviati e pubblicizzati in altre conferenze stampa come “politiche attive per i lavoratori precari”, e che sono stati poi riciclati come Piano di contrasto alla povertà, come ai tempi delle “vacche di Fanfani”».
Non è finita qui. Perché Guccione rievoca altri provvedimenti: «I 7 milioni di euro del Credito sociale sono quelli dell’ex progetto della Fondazione Etica trasferiti a Fincalabra dopo gli scandali, e sono già impegnati e assegnati a beneficiari. E poi 30 milioni sul Pac 2014/2020 sono ancora di là da venire, non ci sono ancora e potrebbero non esserci. Insomma alla fine la vera spesa che la Regione vorrebbe fare con risorse sue o del Fse è poco meno di 70 milioni di euro, di cui tra l’altro non si vede traccia. Il Piano di contrasto regionale alla povertà è limitato alle sole risorse del Sia del Ministero del Lavoro. Resta un dubbio: è stato solo approvato perché era un obbligo formale delle pre-condizionalità del Por Fse 2014/2020?».
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it
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