CATANZARO I commissari che guidano la sanità calabrese non hanno dubbi: l’esperienza di Raffaele Mauro al vertice dell’Azienda sanitaria di Cosenza è giunta al capolinea. Massimo Scura e Andrea Urbani hanno infatti inviato una lettera ufficiale al governatore Mario Oliverio per chiedere la rimozione del manager arrivato alla guida dell’Asp meno di un anno fa.
Mauro sconta gli effetti dell’affermazione legale ottenuta proprio ai danni dell’Asp prima della sua nomina. Il caso, per intenderci, è quello che lo ha visto prevalere in una causa di servizio intentata contro l’Azienda. Il Tribunale di Cosenza gli ha riconosciuto una “depressione cronica” – derivante dallo stress per il lavoro svolto (si occupava della gestione dei rapporti con gli erogatori privati) – giusto un mese prima che la giunta regionale lo nominasse direttore generale.
(Uno stralcio della lettera che Scura e Urbani hanno inviato a Oliverio)
I commissari nella missiva ricordano che Mauro ha dichiarato, all’atto della nomina, di «non avere contenziosi» con la stessa Asp. Un dato che, secondo la struttura commissariale, non corrisponde al vero. A questo aspetto della faccenda se ne aggiunge un altro. «Mauro – scrivono Scura e Urbani – avrebbe scelto di non proporre appello avverso la menzionata sentenza (che ha visto soccombere l’Asp di Cosenza in primo grado), in palese conflitto di interessi essendo il dottore Mauro, al tempo stesso, controparte dell’Asp e direttore generale della stessa Asp». Evitando di riproporre il contenzioso, lo psichiatra si sarebbe, dunque, fatto un favore.
Di qui la richiesta a Oliverio a voler assumere «con la massima urgenza» tutti i provvedimenti di sua competenza. Tradotto: Mauro non può più restare al vertice dell’Azienda sanitaria bruzia. Il riferimento normativo al quale si ispirano i commissari è contenuto nella legge numero 11 del 2014: «L’incarico di direttore generale può essere revocato prima della scadenza contrattuale ove la giunta regionale, in contraddittorio con l’interessato, accerti gravi violazioni dei doveri dell’ufficio, ovvero inadempienze agli obblighi contrattualmente assunti o agli obiettivi assegnati». Un messaggio chiarissimo. Di più: un avviso di sfratto.
Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it
x
x