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Caos Udc, i consiglieri di Lamezia si sospendono dal partito

LAMEZIA TERME La spaccatura tra l’Udc lametino e il resto della dirigenza, provinciale e nazionale, è nata all’ombra di un grande quadro di Alcide De Gasperi che campeggia nella sede del gruppo con…

Pubblicato il: 17/11/2016 – 15:57
Caos Udc, i consiglieri di Lamezia si sospendono dal partito

LAMEZIA TERME La spaccatura tra l’Udc lametino e il resto della dirigenza, provinciale e nazionale, è nata all’ombra di un grande quadro di Alcide De Gasperi che campeggia nella sede del gruppo consiliare. «Abbiamo deciso di autosospenderci dal partito per protesta», annuncia in conferenza stampa il segretario cittadino Giancarlo Nicotera. «Se questo è il partito non è più il nostro partito», fa eco il gruppo dirigente lametino, col presidente Massimo Sdanganelli in testa. Una protesta contro i vertici e la loro linea politica, il gruppo manterrà la sua identità in consiglio comunale e resterà vicino alla maggioranza che sostiene il sindaco Paolo Mascaro.
I rapporti all’interno dello scudo crociato hanno cominciato ad avvelenarsi sei mesi fa, quando il gruppo Udc di Lamezia Terme ha preso a protestare e denunciare con forza il sistema di tesseramento messo in atto nella provincia di Catanzaro, che, dicono, «non rispetta le regole statutarie».

TESSERAMENTO ILLEGITTIMO Quello che salta agli occhi sono i numeri: 1.702 tesserati nella sola provincia di Catanzaro. Una cifra altissima soprattutto alla luce delle odierne difficoltà a coinvolgere i cittadini nelle attività di partito. Giancarlo Nicotera parla da segretario cittadino dell’Udc ma, soprattutto, parla da commissario provinciale per il tesseramento, ruolo che riveste dallo scorso febbraio. Da sei mesi sta denunciando le irregolarità riscontrate sulle adesioni al partito, che, riguardo allo statuto dell’Udc, appaiono del tutto illegittime. «Fare con questi modus operandi 1.702 adesioni nella provincia di Catanzaro, che riteniamo siano assolutamente spropositate e non che rispecchiano gli aderenti in carne e ossa. Che senso ha?», dice Nicotera che in una precedente conferenza stampa aveva parlato di «tesseramento a strascico». Un’espressione che aveva suscitato le ire di Tommaso Brutto, commissario provinciale, il quale aveva proposto l’espulsione di Nicotera tacciandolo di avere offeso i 1.702 tesserati.

ADESIONI NON AUTENTICATE Secondo quanto previsto dallo statuto, il commissario deve validare ogni adesione e siglare pagina per pagina l’elenco dei tesserati che dovrà, poi, personalmente inviare a Roma, alla sede nazionale dello scudo crociato.
«Nessuna delle adesioni è stata da me autenticata o meglio controfirmata nella presentazione. Ho scritto informando il responsabile regionale e nazionale che – nonostante fossi l’unico legittimato a farlo – non ho mai validato alcuna firma, né controfirmato alcun elenco, né spedito alcunché a Roma», dice Nicotera, che specifica: «Non ho avuto modo di esaminare e vedere fisicamente e “de visu” almeno il 90% delle adesioni. Non ho potuto garantire la genuinità del 90% delle tessere». Eppure quel lungo elenco di tesserati è arrivato a Roma. «Chi ha firmato le tessere? Chi ha firmato l’elenco e lo ha spedito?», si chiede il segretario lametino.

DENUNCIA ALLA PROCURA La questione è grave e delicata. Per tale ragione l’Udc di Lamezia Terme ha deciso di presentare un denuncia cautelativa alla Procura della Repubblica per far rilevare quanto il gruppo sta denunciando da sei mesi senza ottenere che un «silenzio assordante» e preoccupante.
Eppure i dirigenti del partito erano stati più volte tirati per la giacchetta. Della situazione è informato Angelo Cera, commissario regionale ad acta per il tesseramento, al quale è stata invita una lettera il primo maggio scorso. Il 20 maggio lo stesso segretario nazionale Lorenzo Cesa è stato informato personalmente a Roma da Nicotera, da Sdanganelli e dal dirigente comunale Simone Cicco. Un ultimo tentativo è stato fatto il 28 ottobre, con una lettera inviata a Cesa e Cera «per denunciare una situazione che vede un tesseramento fatto in violazione di tutte le regole statutarie, concedendo agli stessi ulteriori 15 giorni per l’espletamento degli accertamenti dovuti e l’emissione dei provvedimenti».

INDIFFERENZA E PROVVEDIMENTI “PUNITIVI” In tutta risposta, prima che il silenzio calasse sulle denunce, la dirigenza regionale dell’Udc ha preso inaspettati provvedimenti nei confronti della sezione lametina: è stata chiusa la sede ove si tenevano anche gli incontri della sezione Udc e la stessa è stata poi commissariata. Un provvedimento mai notificato ai diretti interessati ma comunicato a mezzo stampa. È una spaccatura netta quella all’interno dell’Udc che ha portato i dirigenti lametini ad autosospendersi. «Come segno di formale e forte protesta nei confronti dei vertici regionali e nazionali, nello specifico dell’onorevole Cera e dell’onorevole Cesa, che non hanno inteso assumere alcuna iniziativa e approfondimento in merito a tutte queste serissime anomalie, che potrebbero riverberarsi anche in fatti penalmente rilevanti, e anzi, hanno tenuto, un assordante, inspiegabile e assurdo silenzio – spiegano –, il gruppo consiliare si autosospende dal partito, come fanno tantissimi dirigenti e oltre 100 aderenti in carne e ossa e non di carta».

E I CONGRESSI? La Calabria dovrebbe attivarsi a breve per i congressi regionali per la candidatura del segretario regionale, carica per la quale si propone anche Franco Talarico, ex presidente del consiglio regionale. Ma i congressi si fondano sulle adesioni. In questo caso, se la denuncia che parte da Lamezia dovesse avere conseguenze, a essere minati potrebbero essere gli stessi congressi regionali.

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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