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Processo Ruffolo, in Aula le criticità del Centro trasfusionale di Cosenza

COSENZA Dall’ospedale di Cosenza non sono mai arrivate lamentele sul sangue proveniente dall’ospedale di San Giovanni in Fiore. Ma al Centro trasfusionale di Cosenza c’erano molte criticità. È quan…

Pubblicato il: 17/11/2016 – 18:12
Processo Ruffolo, in Aula le criticità del Centro trasfusionale di Cosenza

COSENZA Dall’ospedale di Cosenza non sono mai arrivate lamentele sul sangue proveniente dall’ospedale di San Giovanni in Fiore. Ma al Centro trasfusionale di Cosenza c’erano molte criticità. È quanto emerso in quasi sette ore di udienza nel processo per la morte di Cesare Ruffolo, un pensionato di Rende, deceduto a seguito di una trasfusione effettuata nell’ospedale “Annunziata”. Secondo l’accusa, Ruffolo aveva effettuato una trasfusione con una sacca che poi si è scoperto essere contaminata dal batterio letale serratia marcescens. Sul banco degli imputati che hanno scelto il rito ordinario – già giudicati, invece, quelli che avevano optato per l’abbreviato – ci sono l’ex direttore dell’Unità di immunoematologia dell’Annunziata, Marcello Bossio; il dirigente medico in servizio all’ospedale di San Giovanni in Fiore, Luigi Rizzuto, e Osvaldo Perfetti direttore medico del presidio unico dell'”Annunziata”. Questi ultimi devono rispondere anche delle lesioni causate a Francesco Salvo. Il 37enne, nel giugno del 2013, subì uno shock settico a seguito di una trasfusione di sangue contaminato. Giovedì udienza fiume nell’aula 9 del Tribunale di Cosenza. Il collegio (presieduto dal giudice Enrico Di Dedda) ha sentito dieci testimoni dell’accusa, in particolare un primo gruppo riguardava personale in servizio all’ospedale di San Giovanni in Fiore e poi i medici in servizio al Centro trasfusionale di Cosenza.
Sono stati sentiti i testi Barberio Paola, Talarico Pierino, Oliverio Giovanni, Auteri William, Reale Franca, Giraldi Cristina, Salituro Giampaolo, Costabile Aurelia, De Marco Loredana e Napolitano Marcello.
Per De Marco, Talarico e Oliverio sono stati acquisiti i verbali resi in fase di indagini preliminari. Dall’istruttoria dibattimentale è emerso che erano molte le criticità nel Centro trasfusionale e che le modalità di trasposto delle sacche ematiche erano precarie: le sacche – hanno riferito i testi – venivano trasportate in dei frigo portatili tipici dei picnic.
Napolitano (che ha trasfuso la sacca a Ruffolo) ha dichiarato che anche dopo il secondo episodio, inerente la morte di Ruffolo, è stata rinvenuta una sacca sospetta proveniente da San Giovanni in Fiore e di conseguenza è stata distrutta. Inoltre lo stesso teste ha fatto presente che la sacca trasfusa a Ruffolo è stata da lui prelevata dalla emoteca delle sacche libere e che non era assolutamente in quarantena.
È stato descritto, inoltre, il travagliato tragitto della sacca trasfusa sempre a Ruffolo: nello specifico la sacca proveniva da San Giovanni in Fiore, è stata assegnata inizialmente a Cosenza dove non è stata utilizzata, successivamente è andata ad Acri per poi ritornare a Cosenza ed essere trasfusa a Ruffolo.
La dottoressa De Marco, rispondendo alle domande del pm Domenico Frascino, ha precisato che ancora ad oggi sussistono profili di criticità organizzativi e gestionali non risolti.
È emerso chiaramente che in data 22.06.2013, a seguito di una riunione seguita alla vicenda di Salvo, si era disposto il blocco delle sacche provenienti da San Giovanni in Fiore ma evidentemente ciò sarebbe rimasto solo sulla carta. Paola Barberini, responsabile amministrativa dell’ospedale di San Giovanni in Fiore, rispondendo a una domanda dell’avvocato Francesco Chiaia ha precisato che Antonio Caputo era il riferimento Avis su Giovanni in Fiore e che non hanno mai ricevuto da Cosenza lamentele sul loro sangue. Nel collegio difensivo ci sono, tra gli altri, gli avvocati Massimiliano Coppa, Paolo Coppa, Luigi Forciniti, Marianna De Lia, Chiara Penna, Francesco Chiaia, Nicola Carratelli, Franz Caruso, Marco Stefano e Gianluca Bilotta. Il processo è stato aggiornato al prossimo 6 dicembre.

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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