CATANZARO Chi è Maurizio Mottola di Amato? Lui si presenta così: «Nato nel 1968 e si è laureato in Giurisprudenza a Pisa nel 1994. Dal 1994 al 1999 ha svolto l’attività forense per poi trasformarsi in imprenditore. Nel 1999 nasce la sua azienda, l’Impremed Spa, fondata insieme a Vincenzo Bertucci e a Ermenegildo Scuteri, che viene realizzata in soli sei mesi, grazie all’impegno ininterrotto dei soci, divenuti cinque con l’entrata nella compagine sociale di Antonio De Franco e di Stefano Scuteri, e al finanziamento ottenuto con la legge sull’imprenditorialità giovanile. L’azienda in poco tempo è cresciuta al punto da trasformarsi da Sas in Srl e poi in Spa e la crescita è testimoniata dall’incremento di dipendenti e di fatturato. Ha rivestito in Confindustria la carica di vice-presidente del settore “Industrie varie”, poi quella di presidente “industrie varie”, è stato componente effettivo della giunta e membro del comitato tecnico del Cofidi, oggi è invitato permanente in giunta».
Questo, almeno il curriculum che l’interessato ha fatto stampare a compendio della sua campagna elettorale quando, nel 2013, ebbe a candidarsi alla presidenza di Confindustria Catanzaro.
Alle cronache è noto, invece, per essere finito, suo malgrado, nel mirino dell’ex pm Luigi De Magistris con il quale ingaggiò un fiero duello, palesando l’intenzione dell’ex magistrato con il pallino della politica, di colpirlo in quanto la propria moglie, Abigail Mellace, all’epoca gip presso il tribunale di Catanzaro ed oggi magistrato del Tribunale di Crotone, aveva bocciato alcune sue inchieste.
La cosa fini sui giornali e memorabile rimane lo scambio di lettere con Roberto Galullo, inviato de “Il Sole 24 ore”. A Galullo, che gli rimproverava di aver affidato ad una mail anonima la protesta dei suoi dipendenti per le indagini di De Magistris, l’imprenditore replicava: «Egregio dr. Galullo, preliminarmente Le ricambio l’affettuoso saluto, e la informo che dopo una serie indiscriminata di attacchi mediatici alla mia azienda, fatta di persone serie ed oneste, tutti i miei collaboratori hanno deciso, con il mio consenso, di dire la propria, utilizzando non l’anonimato, ma l’indirizzo: impremed@alice.it. Se di anonimi si fosse trattato non avrebbe trovato l’indirizzo mail nei medesimi. Non si tratta, dunque, di una trappola, soprattutto nei riguardi di chi stimiamo come giornalista serio ed onesto”. Nel merito spiegava, con una certa licenza, “Ritengo, ancora, che non bisogna fottersene delle verità, non bisogna fottersene di chi denuncia fatti come quello che sono accaduti alla mia azienda, perché se ci sta a cuore la Calabria e vogliamo combattere la diffusa illegalità che ivi imperversa sovrana, dobbiamo farlo attraverso il rispetto delle regole, cominciando dalle piccole cose del vivere quotidiano».
Controreplica di Galullo: «Tengo a precisare che l’anonimato è dettato dal fatto che negli interventi (oltretutto abbastanza ripetitivi) i suoi collaboratori usano solo il nome e non il cognome e che inoltre, se io non avessi cliccato sul dominio dello scrivente (scrupolo che ho sempre proprio perché non capisco chi non mette la faccia sulle opinioni che esprime) mai avrei saputo (e con me le migliaia di lettori del mio blog che non possono cliccare sugli indirizzi mail dei commentatori) che erano collaboratori suoi e dipendenti Impremed».
Maurizio Mottola di Amato è stato prosciolto da ogni accusa. Tutte le imputazioni elevate a suo carico. infatti, sono state valutate, in tutti i possibili gradi di giudizio, complessivamente da dodici magistrati (non tutti del Distretto di Catanzaro) che, unanimemente, hanno giudicato le imputazioni come totalmente infondate. Questo giù nel lontano 2005. Solo lo scorso anno, invece, è arrivato il proscioglimento di Luigi De Magistris. L’ex pm della Procura di Catanzaro era accusato di diffamazione ai danni del giudice Abigail Mellace. Secondo il gip del Tribunale di Salerno, Sergio De Luca, i contenuti di tre articoli pubblicati sul suo blog dai titoli “il giudice di Why not… non di Berlino” e “Le mistificazioni del regime”, pur inveendo contro la collega che aveva chiuso l’inchiesta Why not, non rivestivano carattere di illecito penale.
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