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L'autocandidatura di Mottola di Amato per Catanzaro

CATANZARO Il «No, grazie» opposto, dal questore di Potenza Giuseppe Gualtieri alla richiesta, venuta dai vertici locali, regionali e nazionali del Pd, di lasciare la Polizia di Stato per accettare …

Pubblicato il: 21/11/2016 – 20:16
L'autocandidatura di Mottola di Amato per Catanzaro

CATANZARO Il «No, grazie» opposto, dal questore di Potenza Giuseppe Gualtieri alla richiesta, venuta dai vertici locali, regionali e nazionali del Pd, di lasciare la Polizia di Stato per accettare la candidatura a sindaco nelle prossime amministrative di Catanzaro, ha inevitabilmente portato un rimescolamento delle carte.
Nomi ne sono circolati tanti in queste settimane, da quello di Daniele Rossi, giovane manager del Caffè Guglielmo, a quello di Vincenzo Ciconte. Entrambi, però, hanno smontato sul nascere ogni ipotesi di coinvolgimento diretto: il primo perchè non intende lasciare l’impegno in Confindustria ed alla guida del Caffè Guglielmo; il secondo perchè intende restare consigliere regionale e, semmai, puntare al primo rimpasto utile per tornare a far parte della giunta regionale.
In questo scenario va a collocarsi l’iniziativa, inizialmente autonoma, dell’imprenditore catanzarese Maurizio Mottola di Amato (vedi scheda biografica a parte). Una sorta di autocandidatura che tuttavia in questi giorni è stata proposta al Partito democratico perché la faccia propria. Spinge in questa direzione un segmento importante di Confindustria, dall’interno ci lavora il consigliere regionale Enzo Ciconte.
Nel Pd catanzarese, però, la consegna sembra essere quella del prudente silenzio. L’obiettivo principale per Ernesto Magorno e Enzo Bruno, chiamati a coordinare i lavori per la scelta del candidato sindaco da opporre all’uscente Sergio Abramo, resta quello di mantenere l’unità interna al partito, come si era riusciti a fare quando si propose la candidatura Gualtieri. In ogni caso si vuole essere protagonisti della scelta e non subirla, come apparirebbe nel caso trovasse conferma la lettura di chi vede nell’autocandidatura di Mottola di Amato, una sorta di “confronto” tra le varie anime della nomenklatura imprenditoriale catanzarese. Una volta le “grandi famiglie” erano unite e condizionavano efficacemente la vita politica, recentemente non è più così ed a rivelarlo non è tanto la battuta del sindaco Abramo sui “salotti buoni” che non lo amano più perché non assecondati. C’è anche il ricorso alla Procura della Repubblica per dirimere contenziosi su presunti falsi urbanistici commessi per agevolare alcuni in danno di altri.
Infine non manca chi invoca la prova d’orgoglio dentro al Pd, che tradotto in fatti concreti significherebbe candidare un politico a tutto tondo e qui la scelta diventerebbe quasi obbligata, virando sul nome di Enzo Bruno. Segretario provinciale uscente, ottimo rapporto personale con il segretario regionale Ernesto Magorno ma soprattutto abile tessitore di alleanze, per come dimostra la vittoria riportata in sede di giunta provinciale.
E c’è chi giura che anche qualche altra candidatura è allo studio dei dem, in chiave di apertura a elementi di novità e di rottura dei vecchi schemi catanzaresi. Cosa bolle veramente in pentola, tuttavia, potremo incominciare a comprenderlo realmente solo dopo il quattro di dicembre. Fino ad allora bocce ferme: gli esiti del referendum non è detto che riguardino solo gli assetti politici nazionali. (Pa. Po.)

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