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Delitto del piccolo Cocò, pm: acquisire le immagini delle telecamere

COSENZA Furono concitate e intense le ricerche del piccolo Cocò Campolongo, il bambino di soli tre anni ucciso e bruciato in auto nel gennaio 2014, a Cassano allo Jonio, assieme al nonno Giuseppe I…

Pubblicato il: 22/11/2016 – 11:13
Delitto del piccolo Cocò, pm: acquisire le immagini delle telecamere

COSENZA Furono concitate e intense le ricerche del piccolo Cocò Campolongo, il bambino di soli tre anni ucciso e bruciato in auto nel gennaio 2014, a Cassano allo Jonio, assieme al nonno Giuseppe Iannicelli (52) e alla compagna marocchina di questi Ibtissam Touss (27). A raccontare le fasi della ricerca e poi del ritrovamento dei corpi è stato il maggiore Pietro Paolo Rubbo, che è stato ascoltato come testimone dell’accusa nel processo a carico di Cosimo Donato, 38 anni, detto “Topo”, e Faustino Campilongo, di 39, detto “Panzetta”. I due sono accusati di triplice omicidio. In particolare, secondo l’accusa contestata dalla Dda di Catanzaro, i due avrebbero attirato in una trappola Giuseppe Ianniccelli, per conto del quale spacciavano droga, perché divenuto un personaggio scomodo per la cosca di ‘ndrangheta degli Abbruzzese e anche per aumentare il proprio potere criminale.
Cocò, secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Cosenza, era stato ucciso perché il nonno lo portava sempre con sé, come uno “scudo umano”, per dissuadere i malintenzionati dal colpirlo. Dopo il triplice omicidio, gli assassini bruciarono l’auto di Iannicelli con all’interno i tre corpi. La Corte (presieduta dal giudice Giovanni Garofalo, a latere la collega Francesca De Vuono) ha ascoltato il maggiore Pietro Paolo Rubbo, allora comandante della compagnia dei carabinieri di Rossano fino al 2014. Rubbo all’epoca dei fatti si occupò delle indagini sin dal 17 gennaio 2014 quando venne denunciata la scomparsa delle tre vittime. Rispondendo alle domande del pm della Dda Saverio Vertuccio, il maggiore ha ricostruito i momenti concitati della ricerca dei tre che furono intense soprattutto perché c’era un minore.
«Gli stessi familiari – ha detto in aula – erano attivamente impegnati nelle ricerche e più passavano le ore più temevamo il peggio. I carabinieri di Castrovillari trovarono poi una Fiat Uno che risultava rubata. La mattina del 19 gennaio arrivava in caserma una telefonata di due cacciatori che avevano rinvenuto un’automobile bruciata con dei resti umani. Mi recai sul posto subito. In quei giorni vennero ascoltate tantissime persone, in particolare tutti i familiari, amici, conoscenti e anche i proprietari di terreni nella zona in cui venne trovata la macchina». I militari fecero approfondimenti investigativi sulla famiglia del piccolo Coco’ ed emerse che suo nonno era noto alle forze dell’ordine e ritenuto vicino alla criminalità organizzata del luogo. Si è trattato di un lungo e intenso lavoro di indagine che ha riguardato anche l’acquisizione di tutte le immagini delle telecamere di videosorveglianza e le celle telefoniche che erano agganciate in quelle zone. Approfondimenti investigativi che il maggiore Rubbo ha ricostruito rispondendo alle domande del collegio difensivo rappresentato dagli avvocati Vittorio Franco, Ettore Zagarese e Mauro Cordasco.
Il presidente Garofalo ha chiesto al maggiore che descrivesse il profilo criminale di Iannicelli. È stato poi ascoltato il maresciallo Francesco Campanella che all’epoca dei fatti era in servizio nella tenenza di Cassano. Il maresciallo ha riferito brevemente quanto in sua conoscenza in merito alle attività di indagini compiute in quel periodo. Anche l’appuntato Lucio Tedesco era all’epoca dei fatti in servizio alla tenenza di Cassano. Tedesco si è occupato dell’analisi ed estrapolazione delle immagini delle telecamere di videosorveglianza. L’analisi era finalizzata a individuare il tragitto della Fiat Punto in uso a Iannicelli, che è stata vista nella stazione Agip. Il pm Vertuccio ha chiesto l’acquisizione delle immagini delle telecamere. Il processo è stato aggiornato al prossimo 2 dicembre.

Mirella Molinaro
m.molinaro@corrierecal.it

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