Ha fatto il benzinaio, il turista, l’oste e il giornalista. Oggi «fabbrica sottotitoli per la tv svizzera e collabora, con articoli e racconti, a diverse testate» ma soprattutto, dopo Altre stelle uruguayane (Premio Selezione Bancarella Sport) e Pezzi da 90, ha dato alle stampe un nuovo romanzo, A dime a dozen, che sta suscitando un notevole interesse di pubblico e critica.
Stefano Marelli è ticinese d’adozione e brianzolo di nascita, ma la Calabria è in qualche modo nel suo destino fin dagli esordi da scrittore. Calabrese, infatti, è la casa editrice, Rubbettino, che ha puntato su di lui fin dall’inizio e ha pubblicato i suoi tre romanzi. E in Calabria è avvenuto quello che potrebbe essere definito il suo “battesimo” letterario quando, nel 2012, vinse il Premio “Parole nel vento” (promosso dalla Provincia di Catanzaro) con la sua opera prima, che arrivò in forma di manoscritto, chiuso in un’anonima busta, tra le mani del presidente della giura, Antonio D’Orrico, che poi scrisse nella sua seguitissima rubrica su Sette, il settimanale del Corriere della Sera, che «quella busta conteneva un tesoro».
Dopo i due riuscitissimi libri a sfondo calcistico, Marelli è quindi tornato in libreria a fine ottobre, sempre per Rubbettino, per raccontare la sua «storia on the road sulle tracce di Hemingway», un viaggio appassionato e ironico, tra gli Usa e la provincia italiana della seconda metà del Novecento, sulle tracce di uno dei più amati scrittori di sempre.
IL LIBRO Un viaggio nella storia di Miller e della sua famiglia. Una storia d’amore e di grande amicizia, una storia letteraria che si fa inseguire sul sentiero di una narrazione stratificata e avvincente.
Miller nasce a Trieste, nel ’45, appena finita la guerra. Rimasto orfano cresce con i nonni materni, tentando di riempire quel vuoto attraverso i libri e le riviste del padre scovate in un vecchio baule. È da lì che emerge e diviene centrale nella sua vita la figura di Ernest Hemingway, nelle cui opere il ragazzo tenta di ritrovare lo sfortunato genitore e quell’America sognata e subito perduta. Il percorso sulle tracce del grande scrittore lo porta molto lontano, permettendogli di fare piena luce su uno degli episodi più misteriosi e controversi dell’epopea hemingwayana.
La provincia italiana degli anni ’60, il Montana, le due Guerre mondiali e la Parigi della Generation Perdue fanno da sfondo a una storia da sempre tenuta segreta, che incanta attraverso i suoi ingredienti: sradicamento, fuga, rimorso, promesse da mantenere, voci lontane e vite sospese. Un’eredità che Miller lascia ai suoi giovani amici, Blasco e Allegra, durante una folle traversata nel Sahara all’alba del nuovo millennio.
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