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A San Giovanni le caldaie delle scuole sono fuori legge

SAN GIOVANNI IN FIORE Il Comune di San Giovanni in Fiore ha un grosso problema con le caldaie. È peggiorato nelle ultime settimane, quando nella casella postale dell’amministrazione sono piovute le…

Pubblicato il: 23/11/2016 – 22:18
A San Giovanni le caldaie delle scuole sono fuori legge

SAN GIOVANNI IN FIORE Il Comune di San Giovanni in Fiore ha un grosso problema con le caldaie. È peggiorato nelle ultime settimane, quando nella casella postale dell’amministrazione sono piovute lettere imbarazzanti. Tutte dello stesso tenore: degli edifici pubblici controllati non ce n’è uno che sia a norma. Prendiamo le centrali termiche della scuola “Dante Alighieri” e della caserma dei carabinieri: «Visionati i locali di entrambe – scrivono due tecnici – abbiamo riscontrato anomalie quali assenza di ascensori di sicurezza, assenza di progetto sia termico che elettrico, assenza del certificato dei Vigili del fuoco». E «risulta la mancanza di tutti gli apparati di sicurezza previsti dalle norme vigenti». Ergo «le centrali termiche non possono essere messe in funzione».
È il 26 ottobre scorso, a scrivere sono due professionisti del settore: ritengono «che tutti gli impianti siti nel comune di San Giovanni in Fiore siano nelle medesime condizioni». E chiedono al Comune di poterli visionare come «liberi cittadini». Si offrono di farlo assieme a due ingegneri e propongono di rivolgersi alle forze dell’ordine. Perché la situazione è tale da generare in occhi esperti un certo allarme.
Ma le lettere piovono, appunto. E nella seconda, che risale al 21 novembre ed è stata inviata anche alla Procura della Repubblica di Cosenza, le accuse si fanno più dure e circostanziate. Vediamole. «Le centrali termiche – ci si riferisce ancora a quelle della “Dante Alighieri” e della caserma – erano prive di ogni dispositivo di sicurezza, nonostante le ingenti somme erogate dall’amministrazione comunale dagli anni 1990 al 2000 sul capitolo “Impianti di riscaldamento” (non meno di 100 milioni [di lire, ndr] all’anno)». Se date e cifre non sono errate c’è da chiedersi che fine abbiano fatto quei denari, in un Comune che, tra l’altro, non ha casse esattamente floride. La capitale della Sila ha dichiarato lo stato di dissesto finanziario nel maggio 2014, come tante amministrazioni calabresi deve fare i conti (devono farli soprattutto i suoi cittadini) con tasse elevate e disagi nei servizi. Fa specie pensare che centinaia di migliaia di euro siano evaporati – o bruciati, trattandosi di caldaie – senza che si sia effettuato alcun intervento di manutenzione.
I tecnici che hanno scritto al Comune e alla Procura, poi, ci mettono sopra il carico da undici: secondo loro «le centrali avrebbero dovuto essere già sostituite e adeguate grazie al contributo erogato proprio a tal fine dall’Italgas nel 2000-01, in occasione dell’arrivo del gas a San Giovanni in Fiore». Sarebbero dovute passare da gasolio a metano, invece «nessuna sostituzione è mai avvenuta» se non quella del solo bruciatore «e per giunta su caldaie obsolete a gasolio, a bassissimo rendimento». Dato che non c’è limite al peggio, «i sottoscritti hanno riscontrato la falsificazione delle verifiche di combustione attraverso l’alterazione dei parametri, al fine di coprire il parametro reale di rendimento». E lasciare al proprio posto ciò che sarebbe dovuto sparire. Fin qui la denuncia-esposto. Ma il guaio delle caldaie non finisce qui.

NEANCHE UNA CALDAIA A NORMA Un’altra lettera arriva il 21 novembre. La firma Omnia impianti, ditta che gestisce gli impianti termici per conto del Comune. Racconta ulteriori sopralluoghi nelle scuole e negli edifici pubblici comunali. E nuove scoperte sconcertanti. «Da verifica effettuata presso il comando dei Vigili del fuoco di Cosenza – scrive la ditta che ha avuto l’incarico – si evince che nessuna delle centrali termiche è a posto». Basterebbe questo per chiudere la discussione ma la comunicazione continua: «Per alcune è stato presentato un progetto e acquisito un parere di conformità ma non è mai stato richiesto il rilascio del Cpi (Certificato di prevenzione incendi). Solo la scuola elementare Olivaro è dotata di Cui ma scaduto nel 2007 e risulta attualmente dismessa per cessata attività». L’amministrazione non è a posto neanche con i documenti: mancano dichiarazioni di conformità per i lavori eseguiti all’interno delle centrali termiche, «in relazione alla messa in servizio e ai successivi interventi (se effettuati)». Le evidenze sono così tante che non conviene dilungarsi. Resta da chiedersi, però, quanto siano sicure le centrali termiche. E quanto ci si possa sentire al riparo nelle scuole. Di certo «molte delle centrali termiche (di potenzialità maggiore a 116 kW, ndr) sono sprovviste di titolo ai fini della prevenzione incendi che ne consente l’uso» e «presentano deficienze evidenti nei sistemi di sicurezza».
Quelle caldaie non possono essere utilizzate. Non secondo le norme di legge: mancano «i requisiti necessari per garantire la sicurezza» e per risistemarle serve un investimento – sempre stime della ditta che ha effettuato le verifiche – di circa 250mila euro. Per adesso sono un pericolo per chi frequenta gli edifici e un grosso bubbone che rischia di esplodere per l’amministrazione comunale. Perché se ci si dimentica di rispettare le norme in materia di prevenzione degli incendi e di sicurezza sugli impianti a pressione, scattano sì sanzioni amministrative, ma anche «reati di carattere penale». E nelle stanze del Comune di San Giovanni in Fiore non possono neppure dire di non essere stati avvertiti, perché hanno ricevuto comunicazioni fin dal febbraio del 2016 e quelle segnalazioni non sono state «raccolte». L’inverno a San Giovanni deve ancora iniziare. Con caldaie così malmesse la stagione si annuncia complicata.

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

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