Nel 2015, secondo il rapporto della Svimez, il Pil del Mezzogiorno ha ottenuto un segno positivo dell’uno per cento, facendo più della media del Paese, come non accadeva da tempo. Insomma la ripresa nel Sud ha cominciato ad agire, le politiche a sostegno dello sviluppo e della coesione sono state organizzate meglio, merito anche di Renzi.
Dunque un dato confortante, per il futuro, si spera in meglio. Ecco perché, come alla due giorni della Mostra d’oltremare di Napoli, il calabrese Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia, l’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa si è detto del parere che «bisogna capire che se questa crescita è eccezionale oppure può diventare permanente e strutturale». In altre parole bisogna vedere se il Sud, l’anno scorso, ha ricominciato davvero a crescere solo perché viene da una lunghissima recessione o continuerà a farlo nei prossimi anni, come si spera.
Il problema, secondo le determinazioni della Svimez è che, tutto sommato, il Sud cresce poco perché attrae pochi investimenti industriali, nonostante le agevolazioni con i fondi europei siano aumentate. Si può parlare, dunque, di un Sud a due velocità. Se nel 2007 ed il 2014, per esempio, il settore manifatturiero meridionale ha perso il 34% del valore aggiunto,nel 2015, l’industria manifatturiera ha registrato una prima importante inversione di tendenza, come ha fatto rilevare Umberto Giannola, il presidente dell’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno. Si è interrotta, dunque, la caduta degli ultimi anni, al punto che la dinamica del settore manifatturiero meridionale è stata di entità maggiore rispetto a quella del centro Nord. Ed è quanto dire.
Analoga tendenza, la meccanica, la gomma, il legno, la carta, il tessile, il chimico-farmaceutico. Sono state le agevolazioni concesse e l’accelerazione dei fondi strutturali, legati ai contratti di sviluppo, alle Zone franche urbane (a proposito e Gioia Tauro con la Zes?) Per il futuro,assai prossimo, a parere del premier Renzi, è importante il Piano industria 4.0 che dovrebbe favorire il sostegno agli investimenti e l’accesso al credito, la piaga dolente degli imprenditori e degli industriali calabresi e, di conseguenza, centri di ricerca, Università, PMI innovative, start up.
Servono, in particolare, risorse suppletive, al di là dell’ordinario, come ha sostenuto l’amministratore delegato di Invitalia. Secondo Arcuri, occorre sostenere l’offerta produttiva per rendere possibili gli investimenti delle imprese e, conseguentemente attrarne di nuove. Bisogna integrare la cultura con un’offerta turistica che abbia ricadute positive su Pil e ricchezza. Come se la Calabria non avesse un’offerta turistica degna di questo nome. È la domanda che scarseggia, visto che in quaranta a e più anni, dalla istituzione delle Regioni, il settore del turismo è stato visto solo come un’occasione di clientela e non un volano di sviluppo, visto che la domanda scarseggia perché il prodotto è obsoleto. Poi, da qualche tempo il settore è privo di guida e tutto viene lasciato all’improvvisazione. Si pensa a finanziare le sagre di paese e non rendere l’offerta appetibile ai desideri dei turisti che possono consentirsi il lusso di spendere. E, poi, si è mai ragionato su come aumentare la stagionalità portandola da 40 giorni ad almeno tre mesi? Mai! A parte chiacchiere, senza costrutto e risultati. Quanto al miglioramento dell’accesso al credito e ad abbattere il costo del costo del danaro cha al Sud ed in Calabria, in particolare, è più elevato rispetto al resto del Paese? “Rien de rien”. Ci si è limitati ad accettare le risposte delle banche, naturalmente negative.
Arcuri ha portato un esempio di grande impatto. Il “caso” Pompei, indicandolo come un esempio di come le politiche possono cambiare il volto di pezzi del Mezzogiorno. Dal 2013 al 2015, i visitatori di Pompei, assai numerosi, sono passati un milione e novecentomila a 3 milioni. Gli investimenti fatti dal governo in quella città che il mondo ci invidia, sono l’esempio di un modo ordinato e produttivo di spendere i finanziamenti europei. Un esempio da ripetere altre cento volte ha sostento Arcuri. Come se in Calabria non avessimo località turistiche e culturali da valorizzare: non si vuole, non si pensa, non c’è stimolo! Non ci sono, forse, ritorni personali. A buoni intenditori poche parole. Abbiamo, solo per fare un esempio, la costa degli Dei, ma che di sacro ha solo il nome. Mentre la Cattolica di Stilo, rimane, spesso, chiusa. Una volta c’era chiedere la chiave al barbiere ed oggi?
*giornalista
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