CATANZARO «Nessuna “manina” ha modificato la legge elettorale calabrese dopo il voto in Consiglio». Rompe il silenzio Franco Talarico, ex presidente del consiglio regionale, dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha riconosciuto il diritto a un seggio a Palazzo Campanella per Wanda Ferro. La sentenza della Consulta ha riacceso l’attenzione sulla riforma della legge elettorale, approvata in regime di prorogatio, sul finire della scorsa legislatura, e che ha determinato l’iniziale esclusione della candidata alla presidenza arrivata subito dietro al governatore eletto Mario Oliverio.
Talarico prova a smontare le denunce bipartisan dei protagonisti di quella stagione politica come Giuseppe Caputo e Sandro Principe («non capiamo perché il testo di legge non sia passato dalla commissione ma sia arrivato direttamente in Aula»), e ricorda che «lo spostamento della discussione dalla commissione competente alla Conferenza dei capigruppo è avvenuto su decisione unanime di tutti i gruppi politici, al fine di evitare che su un argomento così importante e delicato la commissione si potesse esprimere a maggioranza, non tutelando le minoranze».
Insomma, il messaggio dell’ex presidente del Consiglio è chiaro: la volontà di tenere fuori il leader della coalizione sconfitta, per garantire un altro seggio ai candidati alla carica di consigliere, va addebitata a chi in quel momento occupava la carica di capogruppo. E allora vale la pena ricordarli i presidenti dei gruppi dell’epoca: Sandro Principe (Pd), Ennio Morrone (Forza Italia), Gianpaolo Chiappetta (Ncd), Ottavio Bruni (Udc), Alfonsino Grillo (Scopelliti Presidente), Giuseppe Bova (Misto), Emilio De Masi (Idv), Damiano Guagliardi (Fds), Agazio Loiero (Ad), Giulio Serra (Insieme per la Calabria).
Dunque, ogni decisione sarebbe stata adottata in quella sede «anche perché – ricorda ancora Talarico – sulla legge elettorale approvata non c’è stato alcun coordinamento formale e, pertanto, contrariamente a quanto insinuato, nessuna “manina” ha modificato la legge dopo il voto, essendo la stessa stata promulgata per come approvata in aula. La riforma in ambito elettorale, peraltro, era il frutto di due anni di incontri, riunioni e discussioni che portavano all’approvazione di una legge nata dalla coordinazione e dal lavoro legittimo, costante e in buona fede del consiglio regionale calabrese». Qualcosa, comunque, non torna. Talarico, dal canto suo, tira dritto: «Nonostante l’assenza del presidente della Regione, dimessosi prima della scadenza del mandato, pur tra mille difficoltà il Consiglio ha ben operato con una legge elettorale confermata quasi in toto dalla Consulta e questo dimostra che la politica ha fatto fino in fondo il suo dovere. In ogni, caso auguri di buon lavoro a Wanda Ferro».
Certo, resta sempre il dilemma di fondo: chi ha deciso di depennare dal testo della legge la previsione del seggio per il candidato a governatore arrivato subito dietro quello eletto? Di certo c’è che alcuni consiglieri della passata legislatura sono pronti a scommettere che la legge non conteneva quel codicillo. Il mistero è ancora fitto dalle parti dell’Astronave.
Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it
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