LAMEZIA TERME È guerra aperta tra i dirigenti calabresi dell’Udc e la sezione di Lamezia Terme che una settimana fa si è autosospesa per gravi divergenze nello Scudocrociato. Resta, però, irrisolto lo scandalo delle adesioni false che sono emerse tra le 1702 iscrizioni raccolte nella provincia di Catanzaro e che sono oggi all’attenzione dei magistrati della Procura di Lamezia Terme. Dopo la denuncia presentata dal commissario per il tesseramento della provincia di Catanzaro, l’avvocato Giancarlo Nicotera, e lo scandalo dei nomi di ignari cittadini, tra i quali un sacerdote, inseriti nell’elenco, i dirigenti dello Scudocrociato calabrese hanno deciso di sospendere il congresso regionale, previsto per sabato prossimo, necessario all’elezione del segretario regionale Udc. Lo comunica, nel corso di una conferenza stampa, Francesco Talarico, commissario ad acta per la convocazione del congresso regionale e dirigente nazionale Udc. «Ho dato mandato all’ufficio centrale per il tesseramento di fare piena luce su quanto accaduto», dice Talarico che promette verifiche sulla campagna di tesseramento per il 2016, partita a dicembre 2015 e chiusa il 4 aprile successivo. Alla conferenza sono presenti, oltre a Talarico, il responsabile per il tesseramento di Vibo Valentia, Marco Martino, Vincenzo Camposano commissario per l’area di Crotone, Ottavio Bruni, consigliere regionale nella legislatura Scopelliti e Tommaso Brutto, commissario provinciale di Catanzaro.
IL MISTERO DELLE ADESIONI Sul caso delle adesioni false il dito dei presenti è puntato contro il commissario ad acta per il tesseramento nella provincia di Catanzaro, Giancarlo Nicotera, che viene accusato di avere fatto scoppiare il bubbone a un passo dal congresso regionale. «Se c’era qualcosa che non andava, Nicotera poteva contestare oppure dimettersi», dice Talarico. In sala vengono sventagliate due prove: una lettera che il commissario per tesseramento ha firmato l’11 aprile, nella quale questi comunica, «nella qualità di responsabile provinciale per il tesseramento della provincia di Catanzaro» che le «adesioni per la detta provincia sono 1702». «Provvederò – prosegue la lettera – a trasmettere in allegato gli elenchi inerenti i nominativi dei tesserati». Ma questi elenchi non sono mai arrivati a Roma e delle adesioni il partito dice di non sapere nulla di «chiedere a Nicotere», è la frase mantra che circola tra i presenti facendo spallucce.
Altra prova è un assegno da 5.010 euro, sempre firmato da Nicotera. È la lettera, secondo Talarico, la prova che inchioderebbe l’avvocato e viene mostrata ai presenti. Prove che il commissario per il congresso è pronto a presentare in Procura qualora i magistrati vogliano sentirlo.
L’aria in sala, da parte di qualcuno, è da vittime e perseguitati. Il commissario del partito di Lamezia, Rosina Mercurio – nominata ad agosto da Tommaso Brutto, quando i contrasti con la sezione lametina erano arrivati agli sgoccioli – si agita sulla sedia, si chiede perché nessuno voglia guardare la lettera e quando qualche sostenitore del partito fa le domande giuste replica, guardandosi intorno, «ma perché queste domande non le fanno i giornalisti?».
Ma i giornalisti vogliono sapere come sia potuto materialmente accadere che persone ignare e i loro dati personali siano finiti tra gli aderenti allo Scudocrociato.
E se, da un lato, Nicotera afferma, nella denuncia presentata in Procura, di non avere validato alcuna tessera, dal partito lo indicano come unico responsabile dei tesseramenti, colui che avrebbe dovuto vigilare e firmare ogni singola adesione. In sostanza, per ogni iscrizione vi è un modellino da compilare, parte del quale viene inviato a Roma mentre uno stralcio resta al tesserato. Ma chi possiede questi modellini con tutti e 1702 i nomi dei tesserati firmati dal responsabile e da colui che aderisce? Talarico e i rappresentanti delle province affermano che questa prova sia in mano a Nicotera, cosa che lo stesso, invece, nella denuncia ha dichiarato di non possedere né di averli mai autenticati o inviati a Roma.
«AI PRETI NON CHIEDO NEMMENO IL VOTO» «Della legalità e della trasparenza – dice Talarico – ho fatto uno dei punti fondamentali della mia azione istituzionale, sentirmi dire che qualcuno possa avanzare solo dei dubbi sulla mia condotta mi brucia tanto per la mia persona ma soprattutto per il partito che tra mille difficoltà sta cercando di riorganizzarsi sul territorio perché non è più l’Udc di qualche anno fa. Nicotera offende tutti i tesserati della Calabria che sono circa 3000. Semmai doveva essere lui davanti alla Procura della Repubblica a dire «non ho fatto bene il mio compito». Perché il compito suo era quello di verificare i tesserati. Lui doveva raccogliere le adesioni, vigilare sulle adesioni, se vedeva che c’era qualcosa che non andava doveva segnalarlo. Personalmente io per mia cultura neanche in campagna elettorale ho chiesto voti ai sacerdoti». A difendere Talarico interviene anche Ottavio Bruni secondo il quale l’onorevole non aveva interesse a dopare gli iscritti a Catanzaro perché «ha la leadership regionale riconosciuta da tutte le province. A Catanzaro avrebbe potuto raccogliere anche due adesioni, era la stessa cosa».
Secondo Talarico c’è una password di accesso che è in possesso esclusivo di Nicotera per entrare nel sistema informatico e inserire gli iscritti. E da qui arriva, da parte di Tommaso Brutto, l’insinuazione del sospetto che i nominativi falsi possano essere stati inseriti in tempi successivi e che ancora, volendo, Nicotera possa armeggiare con i dati nel sistema. Alla domanda del perché non sia stata tolta questa password al commissario, Talarico risponde: «È un ottimo suggerimento, lo faremo». Se c’è una cosa che manca nelle liti all’interno dell’Udc è il tempismo. E restano anche molte domande senza risposta. Che fine hanno fatto le adesioni della provincia di Catanzaro? Talarico dice di «chiedere a Nicotera» mentre Nicotera afferma di non averle mai potute nemmeno visionare. Saranno arrivate a Roma? E chi le inviate? All’ufficio tesseramento, e ai magistrati, l’ardua sentenza.
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
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