REGGIO CALABRIA L’ex deputato di Fi Amedeo Matacena, condannato a tre anni per concorso esterno in associazione mafiosa e latitante a Dubai, «nel 1994 organizzò una cena alla discoteca Papirus di Gallico Marina, cui parteciparono tutti i rappresentanti delle cosche cittadine e della periferia, tranne i Tegano». Lo ha detto il pentito Antonino Fiume nel corso del processo che vede imputati l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola, la moglie di Matacena, Chiara Rizzo, e i segretari dell’ex parlamentare latitante Mariagrazia Fiordalisi e Martino Politi, tutti accusati di aver favorito la latitanza dell’ex parlamentare.
Fiume è un collaboratore di giustizia di primo piano per essere stato per molti anni fidanzato di Maria De Stefano, sorella del “crimine” della ‘ndrangheta Giuseppe De Stefano, oltre che autista e spalla destra dello stesso. Rispondendo per 4 ore alle domande del pm della Dda Giuseppe Lombardo, ha ripercorso non solo le tappe della carriera criminale dell’ex cognato, assurto al posto di comando della cosca dopo l’assassinio del padre Paolo De Stefano nell’ottobre del 1985, a opera di un gruppo di “scissionisti”, ma la “rete” criminale di cui faceva parte a livello nazionale. Tornando alla cena organizzata da Matacena, Fiume ha riferito che alla stessa «c’erano i Condello, i Fontana, altri di Villa San Giovanni e Campo Calabro. Peppe De Stefano arrivò per ultimo. Non appena fu notato il suo ingresso, tutti si alzarono e si diressero verso di lui a salutarlo, anche chi, come Domenico Condello, era stato suo nemico nella guerra di ‘ndrangheta che si era conclusa da qualche anno. Immaginate un treno con una motrice e tanti vagoni: così è la ‘ndrangheta e ogni vagone rappresenta un locale. Matacena salì a bordo di quel treno e si fece tutti i vagoni. Mi ricordo che nel suo intervento Amedeo Matacena, rivolto a Peppe De Stefano e Domenico Condello, disse loro che dovevano far parte del “partito degli uomini”, con ciò intendendo che gli affari comunque avevano una loro preminenza rispetto al resto. Ha parlato di sviluppo turistico, di porti, questioni su cui non molti erano d’accordo con lui perché preferivano finanziamenti all’agricoltura o alle imprese. Lui aveva in mente – ha detto Fiume – di fare di Reggio Calabria una piccola Las Vegas». La deposizione di Fiume proseguirà nella prossima udienza, fissata per il 7 dicembre prossimo.
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