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Una nuova sfida per Reggio

È una scelta di campo ma è anche una vera e propria sfida istituzionale, quella raccolta e spiegata dal procuratore distrettuale Federico Cafiero de Raho e dal sottosegretario con delega alla sicur…

Pubblicato il: 28/11/2016 – 17:50
Una nuova sfida per Reggio

È una scelta di campo ma è anche una vera e propria sfida istituzionale, quella raccolta e spiegata dal procuratore distrettuale Federico Cafiero de Raho e dal sottosegretario con delega alla sicurezza dello Stato Marco Minniti, nel corso dell’incontro tenutosi a Reggio Calabria. Un incontro svoltosi all’indomani della firma del protocollo d’intesa sottoscritto dal Comune di Reggio Calabria con Prefettura, Autorità anticorruzione e Procura distrettuale antimafia.
Lo è per la scelta di blindare gli appalti pubblici e l’utilizzo delle ingenti risorse finanziarie che stanno per arrivare nell’area metropolitana. Lo è per poter dimostrare, usando le parole di Minniti, che è possibile investire al Sud senza per questo arricchire l’imprenditoria criminale e senza correre il rischio di vedere incompiute o parzialmente realizzate le opere che si decide di mettere in campo. Lo è perché su questa strada il cittadino può aprirsi con sicurezza, per usare e parole scelte dal procuratore Cafiero de Raho, alla collaborazione con i magistrati, sapendo che segnalazioni e denunce verranno accolte e istruite senza mai mettere a rischio l’impresa o l’imprenditore che se ne farà carico. Ma lo è sopratutto perchè a Reggio in passato le cose sono andate diversamente: magistratura e organi dello Stato non sempre hanno garantito la propria disponibilità ad affiancare la pubblica amministrazione nella gestione di appalti e flussi fianzairi. È stato, infatti, ricordato l’esempio di Italo Falcomatà, al quale venne negata la collaborazione richiesta nelgi appalti del “Decreto Reggio”, al punto che dovette usare i vigili urbani per verificare le origini di decine di aziende siciliane che piombavano a Reggio con uno schema di offerte studiato a tavolino, in modo da pilotare ogni singola gara d’appalto. Si scopre oggi che erano tutte aziende radicate nei territori del boss, oggi superlatitante, Matteo Messina Denaro.
E anche quando l’allora direttore generale degli Ospedali Riuniti, Leo Pangallo, invocò l’aiuto e la collaborazione della Prefettura per sorvegliare gare per centinaia di milioni di euro, trovò una opposizione ottusa e burocratica da parte dell’organo territoriale di governo.
Oggi così non è, anzi proprio da Reggio Calabria parte un modello di controllo ancora più avanzato proprio perché esteso alla partecipazione anche della Direzione distrettuale antimafia, alla quale ogni singolo documento, ogni incartamento, ogni richiesta di partecipazione a gara, verranno mandati con tempestività in modo da saper in tempo reale, e non dopo anni, chi sono i protagonisti ed evitare di trovarsi a fianco il solito convitato di pietra, diretta emanazione di quel grumo di interessi criminali discoperto dalle recenti indagini e fatto di segmenti di massoneria, funzionari pubblici infedeli e boss della ‘ndrangheta.
Le inchieste giudiziarie coordinate da Federico Cafiero de Raho hanno fatto luce su molte cose e su molte altre si apprestano a farne, per come ha sottolineato lo stesso procuratore distrettuale. Occorre accompagnare l’opera di indagine e di risanamento con iniziative politiche e amministrative che consentano di garantire che anche a Reggio è possibile creare lavoro e realizzare infrastrutture, come nel resto del Paese, senza che per questo si corra i rischio di ingrossare i profitti della criminalità mafiosa e dei suoi fiancheggiatori, con o senza cappuccio e grembiulino.
Certo, molto c’è ancora da fare, anche sul terreno giudiziario, per riconquistare la fiducia dei reggini. Luce è stata fatta su molti delitti e su molti omicidi ma la svolta vera l’avremo solo facendo luce su due… suicidi: quelli del notaio Marrapodi e di Orsola Fallara. Due suicidi che aprono e chiudono un periodo buio come mai prima, a Reggio Calabria. Lo stesso Federico Cafiero de Raho non ha per nulla sottovalutato questi passaggi e questi aspetti giudiziari. Ovviamente, però, deve crescere insieme alla richiesta di avere verità e giustizia anche la disponibilità a spendersi per mettere in condizione gli inquirenti di raggiungere i risultati. Anche in questa direzione il primo passo, tuttavia, è stato mosso e anche nella direzione giusta.

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