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BORDERLAND | «Il paese lo comandiamo noi»

CROPANI «Per farti capire c’è legge che fa il mestiere e noi facciamo il mestiere nostro, la legge è legge però…». Come si fa a far capire a un milanese come funziona il malaffare? Ci prova Rober…

Pubblicato il: 29/11/2016 – 19:37
BORDERLAND | «Il paese lo comandiamo noi»

CROPANI «Per farti capire c’è legge che fa il mestiere e noi facciamo il mestiere nostro, la legge è legge però…». Come si fa a far capire a un milanese come funziona il malaffare? Ci prova Roberto Cosco, uomo tuttofare agli ordini del capo clan Giovanni Trapasso, con un carrozziere di Milano.
La cosca ha tra le sue attività di riferimento anche quella della gestione di un maneggio a Cropani Marina. Ad agosto 2014 arriva al pronto soccorso del Pugliese-Ciaccio di Catanzaro una donna con una frattura all’anca causata da una caduta da cavallo. Il cavallo in questione è proprio quello del maneggio di Cropani Marina. È proprio Cosco che, la sera stessa del fatto, chiama il marito della donna per informarsi delle sue condizioni e a questo punto il milanese comincia ad accennare alla possibilità di attivare l’assicurazione per coprire le spese mediche. Ma Cosco lo blocca, preferisce parlargli di persona perché, premette, con l’assicurazione dei cavalli «non avrebbe preso niente».

IL FALSO INCIDENTE D’AUTO In realtà il piano di Cosco è quello di convincere il cliente del maneggio a denunciare un sinistro diverso da quello accaduto. All’inizio imbecca l’illecito come se fosse un favore: «Io… te lo posso dire, io vado… vado contro gli interessi miei… che io te la faccio con i cavalli e sono a posto… però poi alla fine non prendi niente e non è neanche giusto». In realtà molto probabilmente il maneggio non era in regola con le norme in materia di sicurezza e conveniva non fare cenno ai cavalli ma istruire un falso incidente d’auto.
I due uomini si incontrano e parlano in macchina ignari di essere intercettati. Parlano dell’assicurazione ma il milanese ha capito che con quale ambiente sta per venire a contatto, e ha capito qual è il ruolo di Cosco.
«Sei un tuttofare», gli dice a un certo punto.
Roberto Cosco suggerisce al milanese di parlare di lui con un ingegnere del posto: «Parla con lui e lui ti dice chi sono».
«Quindi sei conosciuto in paese?», rintuzza l’altro.
«Diciamo che il paese lo comandiamo noi», si lascia andare Cosco, preso ormai da smania di protagonismo.
«Per farti capire – continua – c’è legge che fa il mestiere e noi facciamo il mestiere nostro, la legge è legge però…».
«Ho capito ho capito – risponde il milanese – Quindi tu con la legge non è che vai molto d’accordo?»
«No… t’ho detto per… mi controlla, hai capito…».
Sono, queste, dichiarazioni che gli inquirenti definiscono «autoaccusatorie».
La questione dell’assicurazione sembra risolversi in un nulla di fatto. Il clan soldi non ne sgancia e la «cretina» «può venire anche con l’esercito».

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it

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