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BORDERLAND | Colpo alla cosca Trapasso, in manette 48 persone

CATANZARO Nel corso della notte oltre 250 poliziotti della squadra mobile di Catanzaro, con il concorso del Servizio centrale operativo e reparti di rinforzo, hanno arrestato 48 persone (tutta…

Pubblicato il: 29/11/2016 – 6:46
BORDERLAND | Colpo alla cosca Trapasso, in manette 48 persone

CATANZARO Nel corso della notte oltre 250 poliziotti della squadra mobile di Catanzaro, con il concorso del Servizio centrale operativo e reparti di rinforzo, hanno arrestato 48 persone (tuttavia due soggetti risultano tuttora irreperibili) in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip, su richiesta della Dda del capoluogo calabrese diretta da Nicola Gratteri, a carico di altrettante persone accusate di associazione per delinquere di tipo mafioso. I provvedimenti sono serviti a smantellare la cosca di ‘ndrangheta facente capo secondo le indagini alla famiglia Trapasso, egemone sul territorio di confine tra le province di Catanzaro e Crotone, e il gruppo collegato dei Tropea.
Nel corso delle investigazioni sono emersi gli interessi dei clan, con solidi legami con le cosche reggine e vibonesi oltre che con quelle crotonesi, sulle attività economiche della zona, con riguardo particolare ai numerosi villaggi turistici, una fiorente attività di esercizio abusivo del credito e di usura e una capillare pressione estorsiva sugli imprenditori talvolta concretizzatesi nella apprensione dei beni delle vittime da parte della consorteria malavitosa. Si è poi evidenziata l’infiltrazione, da parte del sodalizio, di apparati politico-amministrativi locali. I dettagli della operazione saranno resi noti alle ore 11, nel corso di una conferenza stampa presso il complesso polifunzionale della polizia di Stato a Catanzaro, con la partecipazione del procuratore Gratteri, degli altri magistrati procedenti e degli investigatori della polizia di Stato.

POLITICI E IMPRENDITORI COLLUSI Nel corso delle indagini della Procura di Catanzaro è emerso che la cosca Trapasso ha imposto un totale controllo del territorio, oltre che attraverso una vera e propria «occupazione militare» dell’area di riferimento, anche attraverso una fitta rete di fiancheggiatori e favoreggiatori, appartenenti anche al mondo imprenditoriale e a quello delle istituzioni. È stato infatti registrato e documentato il condizionamento del voto amministrativo del maggio 2014 nel comune di Cropani, condizionamento finalizzato all’acquisizione di appalti e servizi pubblici che ha portato all’elezione, come candidato in una lista civica, del vicesindaco Francesco Greco, tratto in arresto poiché riconosciuto responsabile dall’autorità giudiziaria di concorso esterno all’associazione mafiosa. Un fronte di particolare interesse per l’organizzazione mafiosa indagata è risultato quello imprenditoriale e in particolare il campo dei servizi di gestione dei villaggi turistici rivelatosi uno strumento di consenso per l’organizzazione mafiosa investigata che è riuscita a reclutare un cospicuo numero di soggetti assoldandoli all’interno delle strutture ricettive con il sistema delle assunzioni fittizie, così da garantirsene la riconoscenza e i servizi.

MATRIMONI I privilegiati rapporti della cosca Trapasso con le più potenti cosche dell’intera regione sono attestati, oltre che dalla documentata partecipazione a summit di mafia, anche dalla presenza, registrata nel corso delle indagini, di rappresentanti della famiglia a sontuosi banchetti svoltisi in occasione dei matrimoni di alcuni appartenenti alle famiglie di ‘ndrangheta delle diverse provincie calabresi, tradizionalmente opportunità anche per il conferimento di cariche, per il consolidamento di alleanze e l’eventuale pacificazione di contrasti; allo stesso modo, testimonia dell’appartenenza dei Trapasso al ristretto numero delle cosche custodi della ortodossia della ‘ndrangheta, la presenza di uomini della consorteria a Polsi, in occasione degli annuali festeggiamenti della Madonna, tristemente noti per essere occasione di incontro tra esponenti delle diverse organizzazioni malavitose della regione come pure lo spiccato interesse degli uomini di vertice del clan per l’organizzazione e la partecipazione, in posizione privilegiata e di assoluta visibilità, alla cerimonie religiose dei luoghi di propria influenza.

BENI SEQUESTRATI Parallelamente all’esecuzione delle misure cautelari personali, con particolare riguardo ai reati contestati in materia di intestazione fittizia di beni da parte di esponenti della consorteria mafiosa dei Trapasso, la Dda di Catanzaro, ha emesso un provvedimento urgente di sequestro di diverse società e imprese ritenute lo strumento delle attività illecite della stessa cosca o l’oggetto di interposizioni fittizie dei sodali. Il sequestro, eseguito dagli uomini della Divisione polizia anticrimine di Catanzaro e dagli specialisti in indagini patrimoniali del Servizio centrale operativo della polizia di Stato, ha riguardato, fra l’altro, un esercizio ricettivo, un maneggio e una società per la distribuzione di slot machines e, in particolare, le società di servizi attraverso le quali la cosca controllava di fatto la gestione delle attività interne a importanti villaggi turistici della zona, monopolizzando le attività di manutenzione e ristorazione, le forniture di generi alimentari e pesantemente condizionando ogni tipo di servizio.

IL BOSS Le investigazioni hanno dimostrato come la cosca di ‘ndrangheta dei Trapasso, capeggiata dal cinquantottenne Giovanni Trapasso e dai figli Leonardo, detto Nanà e Tommaso, rivestisse un ruolo di assoluto rilievo nel panorama delle consorterie mafiose dell’area, operando in stretta connessione con le omologhe compagini dei Grande Aracri di Cutro, dei Farao-Marincola di Cirò Marina, dei Bubbo di Petronà, dei Ferrazzo di Mesoraca e vantando solidi rapporti con le più influenti cosche della regione. Nel corso delle indagini si è assistito, inoltre, all’ascesa criminale del clan mafioso facente capo a Tropea Giuseppe e allo zio Talarico Francesco, i quali, inizialmente assoldati come “manovalanza” dal clan Trapasso, hanno gradualmente conquistato una propria autonomia nel territorio di Cropani Marina, soprattutto con riferimento all’attività usuraria, seppur con l’obbligo di rendiconto alla cosca “madre” di San Leonardo.

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