Ultimo aggiornamento alle 22:10
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 6 minuti
Cambia colore:
 

Da Africo a Platì, viaggio alle radici del "male"

LAMEZIA TERME Per una volta si vuole raccontare una Calabria lontana dalle inchieste giudiziarie. Scendere più a fondo, tra la gente, tra chi sente e vive quel “male” che è proprio della nostra te…

Pubblicato il: 29/11/2016 – 11:04
Da Africo a Platì, viaggio alle radici del "male"
LAMEZIA TERME Per una volta si vuole raccontare una Calabria lontana dalle inchieste giudiziarie. Scendere più a fondo, tra la gente, tra chi sente e vive quel “male” che è proprio della nostra terra. Domenico Iannacone ci riprova. Ritorna dopo quasi un anno in quella “terra di nessuno”, dove «tanti sogni potevano nascere e non si sono mai realizzati».
«Qui c’è bisogno e per questo che appare la Madonna» dice un uomo con voce bassa, mentre tutti sono in preghiera. Il momento è importante, è il 13 del mese. Il giorno che tutti aspettano a Quarantano di Oppido Mamertina, perché arriverà Teresa, la mistica che ascolta le parole della Madonna e le riferisce ai fedeli che sono tanti, calabresi ma anche forestieri. Dà speranza, Teresa. «Qui c’è la radice di quel male che parte dalla Calabria, il male della ‘ndrangheta. Noi non possiamo fare nulla – continua a ripetere quell’uomo con gli occhi lucidi -. Il Signore va dove c’è più bisogno». Inizia così la narrazione di una Calabria disperata e della fede di molti che hanno bisogno ancora di credere e di sperare in qualcosa di buono che ancora può arrivare.
Il male in Calabria assume tante forme, come «quelle più basse e vigliacche» che non guardano in faccia nessuno. A Santa Venere una ragazza parla calpestando le macerie di quello che rimane di un asilo dato alle fiamme qualche giorno prima. «Era una struttura per ventuno bambini e a breve l’avremmo inaugurata. Invece ora non c’è rimasto nulla». Qui non bastavano le decine di case popolari che nessuno ha assegnato e che ora cadono a pezzi, non basta essere una frazione dimenticata nel cuore della Calabria. Si è voluto colpire anche quel piccolo simbolo innocente, quel segno che lo Stato in quel posto iniziava ad esserci.
Ad Africo Nuovo invece il male ha forse assunto le sembianze di una democrazia mancata per tanti anni. Però mai dire ‘ndrangheta. Nessuno la nomina. «Mafia, ‘ndrangheta, chi è?» Qui ad Africo si cerca lo Stato. È sua la colpa se manca il lavoro e c’è disoccupazione. «Qui si vive bene e non ci sono problemi. Se dovesse succedere qualcosa, allora io mi schiero contro. Ma fino ad ora.. ». A parlare è Francesco Bruzzaniti, il giovane sindaco eletto nelle ultime elezioni dopo due anni di commissariamento. È il cambiamento, Francesco. La buona notizia che tutti aspettavano perché i commissari che «ti guardavano dall’alto in basso, non hanno portato nulla di buono». Vuole aiutare la sua gente, si schiera dalla loro parte ma invoca lo Stato. Sempre e solo lo Stato. «Noi non possiamo fare nulla, solo lo Stato può».
Africo Nuovo, appunto. Perché c’è anche una parte più vecchia a qualche chilometro di distanza, più lontano e molto diversa da quello che è oggi. L’alluvione del ’51 non solo ha spazzato via un paese ma ha cambiato tutto. Anche le persone. «Uno spaesamento che prima di tutto ha colpito l’anima degli abitanti. Qui ad Africo Vecchio la gente era buona, era unita. C’era un mondo con le sue regole e i suoi codici ma tutto è stato spazzato via». Gioacchino Criaco, che conosce quei posti è alla continua ricerca del perché tutto quel bene si sia trasformato in odio. Lui, che quel male lo ha conosciuto da ragazzo, cerca di raccontare con le sue parole questo passaggio. «Ho scritto “Anime nere” per capire le regioni del male e perché è uscito questo fiume di odio da persone che discendevano da una tradizione millenaria di bene».
Da Africo a San Luca il passo è breve. Non si nomina uno senza pensare all’altro. San Luca è il cuore della ‘ndrangheta e di quel male che non si riesce a sdradicare. «Alla ‘ndrangheta non importa dei calabresi, importa solo di se stessa», dice con convinzione, e con un pizzico di amarezza, chi il male lo combatte e ci si ritrova a fare i conti ogni giorno.
Poi ci sono i sogni, che qui in Calabria il più delle volte finiscono in cenere. A Saline Joniche è andata davvero così, sogni e speranze andati in fumo in una ciminiera altissima. Qui una volta si coltivano gelsomini, la zona era famosa per questo. Ora intorno solo pezzi di ferro e tanta desolazione. Sogni andati in fumo come i miliardi investiti per realizzare la Liquichimica, mai entrata in funzione. All’inizio i numeri facevano ben sperare: 60 miliardi di vecchie lire spesi per la sua costruzione e più di 500 persone che avevano trovato lavoro. E poi più nulla. Francesco era uno degli operai e con emozione ne racconta la storia. Lui che tante volte è salito in cima a quella ciminiera per protestare contro gli sprechi, perché sapeva che quell’impianto poteva rappresentare un riscatto anche contro la ‘ndrangheta. Ma alla fine non ha fatto altro che fomentarne la sua forza. Emozione sì, ma anche tanta rabbia. Sono le sensazioni che prova anche a lui a camminare sulle macerie – ancora macerie – su ciò che rimane di una speranza in cui molti avevano creduto. «Ho protestato, sono salito fino in cima, mi sono esposto correndo dei rischi. Ma alla fine me ne sono andato per dare un futuro ai miei figli. Tornare è un colpo, una storia mai digerita». Ora spera che con il nuovo progetto della centrale a carbone non si ripeta la stessa storia, «sarebbe l’ennesima beffa per questa terra».
Ma c’è anche un barlume di speranza e di salvezza, che permette di immaginare dell’altro. Iannacone lo fa attraverso la matita e i disegni di Nick Spatari, il “visionario” che insieme a Hiske Mass a Mammola ha dato vita ad uno dei parchi artistici più belli e più caratteristici della Calabria. «Qui non c’era nulla, solo ruderi abbandonati. Abbiamo iniziato con le nostre mani a sistemare tutto senza arrenderci anche di fronte ai problemi. Sì, perché siamo in Calabria e purtroppo di problemi ce ne sono tanti perché non noi non eravamo legati a nessun tipo di politica. Siamo partiti con una nostra visione di quello che doveva essere». Hiske racconta tutto questo osservando ciò che hanno costruito dal ’85 fino ad oggi e che continua a crescere giorno dopo giorno. «E alla fine quello che vedevamo è stato».C’è ancora spazio per un altro piccolo segno di speranza, risalendo la regione e ritrovandoti cose che magari non ti saresti aspettato. Come un’azienda che dal 2011 è riuscita ad assumere più di 200 ragazzi a tempo indeterminato con un’età media di soli 33 anni. Tra i polo innovativi al pari di Tokyo o di Palo Alto, troviamo la Ntt Data di Cosenza. Una realtà unica in Calabria. «Non abbiamo ricevuto finanziamenti, siamo cresciuti un po’ alla volta e nei prossimi anni abbiamo ancora la possibilità di assumere ragazzi», spiega chi ha costruito questa piccola isola felice. Un ragazzo mostra una “maglia intelligente”. «Il materiale con cui è stata costruita, collegata ad un dispositivo elettronico, permette di monitorare i parametri vitali di una persona. Abbiamo appena saputo che l’anno prossimo questa maglia sarà utilizzata dalla McLaren in Formula Uno per i suoi piloti e per gli ingegneri dello staff». «Questa maglia? Inventata qui a Cosenza?», chiede stupito Iannacone. «Sì» risponde il ragazzo sorridendo. Una meraviglia, in una terra dove forse qualche sogno può ancora realizzarsi.
Adelia Pantano
redazione@corrierecal.it

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del Mare, 65/3 S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x