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Catturato il boss Marcello Pesce – IL VIDEO

ROSARNO «#Squadramobile #sco catturato pericoloso latitante Marcello Pesce a #Rosarno RC boss ‘ndrangheta ricercato per associazione stampo mafioso». È con un tweet inviato questa mattina alle…

Pubblicato il: 01/12/2016 – 6:41
Catturato il boss Marcello Pesce – IL VIDEO

ROSARNO «#Squadramobile #sco catturato pericoloso latitante Marcello Pesce a #Rosarno RC boss ‘ndrangheta ricercato per associazione stampo mafioso». È con un tweet inviato questa mattina alle 6.29 che la Polizia di Stato ha annunciato la cattura del boss Marcello Pesce “U ballerinu”, primula rossa dell’omonimo clan di Rosarno. Un successo per gli investigatori, che per sei anni sono stati dietro al boss, ricercato attivamente in Italia e in Europa. Alla fine lo hanno scovato a Rosarno, in un appartamento al centro del paese.

LA CATTURA Il blitz degli uomini del Servizio centrale operativo e della squadra mobile di Reggio Calabria, diretta da Francesco Rattà, è scattato attorno alle 5, quando si è avuta la certezza che il boss fosse proprio all’interno di un’abitazione a Rosarno. Assieme a lui, in manette sono finite anche due persone, padre e figlio, accusati di favoreggiamento. Quando gli investigatori hanno fatto irruzione, Pesce era in camera da letto, dove – ha informato il procuratore Gaetano Paci – sono stati trovati anche testi di Proust e Sartre. Sorpreso, si è lasciato ammanettare senza opporre resistenza o tentare la fuga. Questa volta, nessun messaggio in codice lo ha salvato. Il 26 aprile 2010 invece, qualcuno aveva chiamato lui e gli altri capi del clan poco prima dell’arrivo dei carabinieri gridando «è nata una bambina» e in dieci era sfuggiti all’arresto. Sei anni e mezzo dopo, alla macchia era rimasto soltanto lui. Ma oggi la sua latitanza si è conclusa.

IL BOSS “BALLERINO”
“Cliente” difficile per gli investigatori, rispetto ai più tradizionalisti cugini, Marcello Pesce ha sempre mostrato un profilo atipico. Ha studiato, ha viaggiato – e non solo per organizzare l’arrivo di carichi di droga dal Sud America – è sempre stato molto attento all’aspetto tanto da bloccare l’incipiente calvizie con un ritocchino chirurgico, gli è sempre piaciuta la bella vita. In famiglia lo chiamavano “u ballerinu”, perché alle discoteche e ai locali non ha mai voluto rinunciare. Negli anni in cui ha gestito gli affari milanesi del clan, era una presenza fissa nella zona della movida.

LE RICERCHE Per questo, pur di scovarlo, gli uomini della Mobile hanno setacciato non solo le campagne di Rosarno, ma anche Milano e il suo hinterland dove per anni U Ballerinu ha gestito investimenti e fatto transitare per l’Europa tonnellate di droga. Negli ultimi anni, le ricerche sono state estese anche in Europa, dove Pesce ha sempre potuto contare su amicizie e agganci. Alla fine però, le responsabilità da reggente lo hanno riportato a Rosarno. «È inevitabile che sia stato trovato a casa sua – ha sottolineato il procuratore Paci – Un latitante che è anche capo operativo, in questo caso anche capo strategico, deve stare nel suo territorio e deve avere il controllo della situazione».

CAPO STRATEGICO E OPERATIVO Anima strategica e imprenditoriale del clan, Marcello Pesce è stato fra i primi a capire le potenzialità di reinvestimento al Nord dei capitali sporchi,  ma è sempre stato attento a non trascurare la casa madre, dove si è sempre premurato di curare non solo gli affari, ma anche il consenso che storicamente è stata la migliore rete di protezione del clan. Per questo, insieme al cugino Francesco Pesce, per anni ha finanziato anche una serie di squadre di calcio locali, buone per intrattenere i ragazzi e magari reclutare nuove leve. Ma come il cugino è e rimane un uomo di ‘ndrangheta, chiamato a dirigere il casato mafioso che ha sempre orgogliosamente portato sulle spalle. Da latitante ha accumulato condanne per oltre 16 anni di carcere per reati che vanno dall’associazione mafiosa alla violazione del testo unico sugli stupefacenti.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it