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Il processo Papa e le sue ramificazioni in Calabria

LAMEZIA TERME In barba al rito che lo definisce come “giudizio immediato”, dopo cinque anni di istruttoria dibattimentale, è alle sue battute finali il processo a carico dell’ex magistrato ed ex pa…

Pubblicato il: 01/12/2016 – 20:45
Il processo Papa e le sue ramificazioni in Calabria

LAMEZIA TERME In barba al rito che lo definisce come “giudizio immediato”, dopo cinque anni di istruttoria dibattimentale, è alle sue battute finali il processo a carico dell’ex magistrato ed ex parlamentare di Forza Italia, Alfonso Papa. Ieri, davanti al Tribunale di Napoli, hanno avuto inizio le arringhe della difesa. I pubblici ministeri hanno chiesto una pena severa per il loro ex collega: otto anni di reclusione.
Secondo i rappresentanti dell’accusa, Henry John Woodcock e Celeste Carrano, infatti, il dibattimento ha pienamente dimostrato la responsabilità di Alfonso Papa con riferimento ai reati di concussione per induzione, corruzione e ricettazione. In particolare, l’ex parlamentare ed ex magistrato avrebbe chiesto e ottenuto regali e somme di denaro in cambio di informazioni riservate su indagini in corso a loro carico, e in alcuni casi promettendo favori processuali.
Ad aggravare la sua posizione, dopo l’arresto, arrivò la decisione del suo illustre coimputato, il faccendiere Luigi Bisignani, di confessare le proprie responsabilità e patteggiare la pena, poi fissata in un anno e sette mesi di reclusione.
Nella requisitoria tenuta da Woodcock e Carrano, viene sottolineato il sofferto iter dell’istruttoria dibattimentale, protrattasi con il ricorso a ogni espediente nel tentativo di far maturare la decorrenza dei termini ai fini della prescrizione. Un capitolo viene anche riservato ai tentativi di delegittimazione messi in atto contro il processo e qui un filone porta dritto in Calabria, dove Alfonso Papa avrebbe avuto solidi contatti con imprenditori, magistrati e giornalisti sin dai tempi della sua decisione di candidarsi nelle liste di Forza Italia. In particolare, risaltano quelli che Papa intratteneva con Pasquale Torquato, vicesindaco di San Mango d’Aquino e poliedrico professionista bipartisan. Recentemente, Torquato è stato anche vittima di una macabra intimidazione che tuttavia, almeno fin qui, era stata inquadrata nell’ambito della sua attività di amministratore comunale.
In questa ottica due sono i filoni investigativi che riaprono episodi giudiziari del recente passato: il primo vede come parte offesa l’attuale procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Gerardo Dominijanni, con riferimento agli anni in cui era sostituto procuratore distrettuale della Procura di Catanzaro. Venne montata una campagna di delegittimazione tendente ad allontanarlo da alcune indagini che coinvolgevano imprenditori e faccendieri del Lametino, particolarmente impegnati nel settore degli appalti per le pulizie e in quello dei parchi eolici. Gli stessi imprenditori farebbero inoltre riferimento ad ambienti dell’Opus Dei pur non disdegnando frequentazioni massoniche “riservate”.
La stessa presunta loggia P4, per la quale Alfonso Papa è imputato in altro processo, avrebbe avuto ramificazioni calabresi. In particolare, si riferisce di una riunione tenutasi proprio a San Mango d’Aquino, alla vigilia delle elezioni politiche del 2009, quelle per intenderci seguite al “ribaltone” che fece cadere il governo Prodi.
Il secondo filone, invece, parte dai fascicoli trasmessi alla Procura di Catanzaro da parte dei magistrati di Palermo. L’origine è una banale rissa tra i dipendenti di una cooperativa impegnata nelle pulizie degli ospedali palermitani. Ci furono pressioni perché i dipendenti abbandonassero, in blocco, il vecchio sindacato di appartenenza per trasferirsi a un nuovo sindacato. Le indagini successive avrebbero accertato che tale “scelta” era stata posta come condizione perché i lavoratori venissero assunti in servizio anche dalla nuova impresa vincitrice dell’appalto. Il punto è che tale impresa risulta essere calabrese e con sede a Lamezia Terme, da qui la “segnalazione” ai colleghi calabresi, una segnalazione che tuttavia solo oggi, sarebbe stata messa tra i fascicoli da assegnare per le ulteriori indagini. Protagonisti sempre i soliti imprenditori: quelli che si erano spesi per la candidatura di Alfonso Papa, ossia quelli che avevano “agevolato” indagini giornalistiche contro Dominijanni e altri magistrati calabresi, gli stessi impegnati nell’eolico. E qui entra in scena anche la Regione Calabria, per chiarezza va detto che parliamo degli ultimi anni della legislatura Scopelliti. Qui capita, infatti, una singolare sovrapposizione di incarichi: tra i proprietari e i realizzatori di alcuni parchi eolici figurano congiunti di uno dei tecnici che la Regione metterà, con propri decreti, tra i componenti delle Commissioni per la Valutazione dell’impatto ambientale.

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