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Renzi a Reggio: «La Calabria ha bisogno di cambiare» – FOTOGALLERY

REGGIO CALABRIA Luce in sala, è il Renzi’s show, tra ragioni del Sì alla riforma, un po’ di cabaret, imitazioni e attacchi politici: a Salvini, a Berlusconi, al M5S di Grillo e Di Maio. Al tea…

Pubblicato il: 02/12/2016 – 12:32
Renzi a Reggio: «La Calabria ha bisogno di cambiare» – FOTOGALLERY

REGGIO CALABRIA Luce in sala, è il Renzi’s show, tra ragioni del Sì alla riforma, un po’ di cabaret, imitazioni e attacchi politici: a Salvini, a Berlusconi, al M5S di Grillo e Di Maio. Al teatro Cilea di Reggio il premier parla anche un po’ di Calabria: «Se c’è una regione che ha maggiormente bisogno di cambiare, è proprio questa». In platea tutto lo stato maggiore del Pd annuisce e sorride alle battute di Matteo: Oliverio, Minniti, Covello, Falcomatà, Magorno. Il teatro è pieno come un uovo. Sul palco Renzi fa l’istrione, gigioneggia, ammicca, mostra video e slide. Dal pubblico qualcuno propone di conferirgli la cittadinanza reggina. «Tra un po’ rischio di essere denunciato per stalking», dice il premier alludendo a tutte le volte che, nell’ultimo anno, è venuto nella città dello Stretto (con grande dispiacere del presidente della Provincia di Catanzaro, Enzo Bruno). 
Inizia lo spettacolo vero e proprio. E Renzi parte col botto: «Il governo non ha annunciato i soldi per il Sud, li ha messi». Il riferimento è agli ultimi stanziamenti autorizzati dal Cipe. «Noi ci crediamo alla ripartenza del Paese. Due anni fa era bloccato, oggi si sta muovendo, anche se ci sono ancora troppe differenze tra Nord e Sud».
Così come esistono differenze tra «i politici e i chiacchieroni», tra «chi le cose le dice e chi le fa». Perché è fin troppo facile «dire sempre di no, fare i politici del condizionale, quelli che hanno sempre un’alternativa, quelli che dicono che il problema è sempre un altro. Il problema vero sono loro che per 30 anni non hanno sistemato le cose».

matteo

BORDATE Il primo bersaglio è Salvini. Dietro al premier scorre il video che mostra un parlamentare europeo belga che attacca vis a vis il leader della Lega per il suo assenteismo: «Sei un fannullone, sei sempre in tv e mai a lavorare». Ecco, dice Renzi al pubblico reggino, «io non voglio essere accomunato ai politici che chiacchierano soltanto». Si torna sempre lì, a una riforma «che ci permette di superare 30 anni di palude». «Io uomo solo al comando in caso di vittoria del Sì? E Berlusconi lo dice a me? E Casapound – ironizza – che ha parlato di possibile deriva autoritaria?». 
La verità è che «noi abbiamo fatto quelle riforme che da sempre la politica ha considerato fondamentali». Spazio per uno dei tanti sketch: «Non si deve rispondere Sì o No alla domanda “Renzi è ingrassato”». Una donna urla: «Sei in forma perfetta!». «E lei, signora, da quanto tempo non si fa vedere da un oculista?». In gioco – riprende il filo – ci sono «un Sì e un No sulle riforme, non sul governo. Ma se si vota No, non verrà un altro che convincerà di nuovo i senatori a tagliarsi le poltrone». Renzi cammina, si posizione dietro un leggio e inizia a imitare un suo possibile successore alle prese con il gravoso compito di ripetere l’iter parlamentare di questi due anni: «Chi siamo noi per offendere la democrazia popolare? Teniamoci le poltrone». Il premier torna a fare il premier: «Il treno passa», osserva, «domenica si può fare e molti hanno paura di perdere i loro privilegi».

COME PANNELLA Propone anche un parallelo: «Come non si è votato per Pannella al referendum sul divorzio, così non si voterà per Renzi stavolta». Niente dimissioni in caso di vittoria del No? Il presidente del Consiglio non ha contraddittorio e quindi sorvola. E prova a smontare le ragioni di chi si oppone alla riforma. Senato: «Conterà meno di prima, ma i cittadini voteranno i suoi membri». Immunità: «Col Sì ce l’avranno 730 persone anziché 950». «L’articolo 70 è complicato? È la Costituzione, non Topolino». Una giovane donna lo interrompe, critica le elezioni di secondo livello e, più in generale, tutto il nuovo Senato. Renzi le chiede il nome («Alessia») e poi spiega: «Avverrà come in Francia e in Germania. Se vince il No il Senato rimarrà un unicum e continuerà a fare le stesse cose della Camera».

GRILLO Ancora un ammiccamento: «Qui c’è qualcuno del centrodestra?». Silenzio in sala. «Dai, ditelo, Minniti non morde mica…». Matteo torna serio, ma non troppo, quando tocca l’argomento Grillo: «Non bisogna sottovalutarlo, è molto intelligente. Proprio per questo, dopo aver letto la riforma, ha detto ai suoi di non votare con il cervello, altrimenti tutti voterebbero Sì». Il leader del M5S lo ha definito scrofa ferita: «È il suo modo di testimoniare affetto. Ti voglio bene anch’io, Beppe».

D’ALEMA Renzi chiarisce che «non si tratta di cambiare ciò che ha fatto De Gasperi, ma ciò che ha fatto D’alema» per quel che riguarda il rapporto Stato-Regioni. «Oggi così non funziona, con la riforma i problemi saranno risolti anche grazie alla clausola di supremazia».
La nuova Costituzione, ammette, «è banale, poteva essere anche più ambiziosa», ma ha il merito «di tirare via un po’ di ostacoli».

«AVESSI PENSATO A ME» «Se avessi pensato a me – aggiunge Renzi -, avrei evitato questa prova terribile. Chi me lo faceva fare? Ma a me piace cambiare le cose, penso sia giusto che gli italiani possano esprimersi su una gigantesca possibilità di cambiare. La politica è questo: pensare ai propri compagni, solo così la partita si può vincere. E in questa partita c’è un gran numero di persone che non hanno ancora deciso. Dipende da voi, se ce la mettiamo tutta andiamo a vincere». Buio in sala.

Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it

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