Partita dal porto di Crotone la nave di ricerca Ogs Explora che sta facendo rotta verso l’Antartide dove svolgerà una importante missione di ricerca scientifica sulle conseguenze dei cambiamenti climatici rispetto allo scioglimento della calotta polare. Di proprietà dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale di Trieste, l’Ogs Explora torna dopo 10 anni nel continente bianco per una nuova avventura scientifica e in una nuova veste. In Antartide la nave arriverà fra circa un mese, dopo l’approdo nel porto australiano di Hobart, previsto a metà gennaio. «L’Ogs Explora, infatti, – spiega Maria Cristina Pedicchio, presidente dell’Ogs – è l’unica nave italiana per la ricerca oceanica equipaggiata per acquisire dati anche in ambienti polari, ha ultimato un approfondito ciclo di riammodernamento ed ora è dotata di standard di sicurezza e affidabilità ancora più elevati che in passato e di una maggiore funzionalità operativa grazie a nuovi strumenti all’avanguardia». Tra le innovazioni tecnologiche a bordo della nave dell’Ogs anche «un nuovo e avanzatissimo sistema di mappatura del fondo marino e del sottosuolo, fondamentale per gli studi paleoclimatici che verranno condotti dai ricercatori». «Per questa spedizione -precisa Franco Coren, direttore della sezione Infrastrutture dell’Ogs- saranno operativi a bordo della nave, per 24 ore al giorno e in isolamento dalla terraferma per sessanta giorni, 22 fra ricercatori e tecnici, 18 membri dell’equipaggio e un medico».
«Da Crotone – aggiunge Coren – la nave farà rotta per il porto australiano di Hobart, dove arriverà a metà gennaio. Qui si imbarcheranno i ricercatori e le ricercatrici e, dopo almeno 8 giorni di navigazione, Ogs Explora raggiungerà il Mare di Ross». Scopo scientifico della campagna di Ogs Explora in Antartide è raccogliere informazioni geologiche dal fondo del mare e oceanografiche dalla colonna d’acqua, «utili a validare i modelli che simulano lo scioglimento della calotta polare e il conseguente innalzamento del livello globale dei mari a causa dei cambiamenti climatici in atto» indica il geologo dell’Ogs Michele Rebesco, alla sua sesta spedizione in Antartide. In altre parole, l’intento, chiarisce il geologo, «è cercare indizi nella colonna d’acqua e tracce nei sedimenti per capire la vulnerabilità attuale dell’Antartide, l’entità del ritiro dei ghiacci e monitorare lo stato di salute del Mare di Ross, che è una delle sorgenti principali dell’acqua Antartica». E l’acqua Antartica, insieme a quella Artica, fredda e salata, ricorda infine il ricercatore, «è il motore della circolazione oceanica globale».
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