ERNESTO MAGORNO
(Segretario regionale del Pd)
«La prevalenza dei No porta in primo piano una immediata riflessione sulla necessità e l’urgenza, all’interno del Pd e dei governi e delle istituzioni del Paese, di modificare gli assetti precostituiti, abbandonando personalismi e rispondendo alla domanda di cambiamento che con forza ci viene consegnata dagli elettori». Dimettetevi voi, insomma.
MICHELE GUERRIERI
(Portavoce nazionale giovani Udc)
«Abbiamo pensato prima al Paese, in un periodo storico di poltronismo diffuso, e abbiamo saputo cogliere il vero sentimento degli italiani». Ma da dove sono usciti fuori i giovani dell’Udc?
ALESSANDRO NICOLÒ
(Consigliere regionale)
«Oltre al premier Renzi, a uscire con le ossa rotte dal referendum sono nella nostra regione: il presidente Oliverio e la sua squadra, il presidente Irto e altri esponenti di rilievo dell’Ufficio di presidenza, consiglieri regionali con in testa il capogruppo Sebi Romeo e parlamentari del territorio nonché nell’ambito della Città metropolitana di Reggio Calabria lo stesso sindaco Falcomatà e il suo entourage». Ne resterà solo uno. Indovinate chi?
ROBERTO OCCHIUTO
(Deputato Fi)
«La percentuale altissima del No in Calabria, dove tutto il Pd senza eccezioni si era convertito al renzismo, dimostra che i cittadini non ne possono più di Oliverio e della sua sinistra compagnia».
GIUSEPPE MANGIALAVORI
(Consigliere regionale)
«Se il presidente della giunta regionale, la cui presenza nelle file dei Sì ha lasciato intendere ai calabresi che in quella parte non c’era alcun rinnovamento ma anzi che si nascondevano le peggiori trattative per mettere le mani sulla sanità, conservasse ancora un briciolo di responsabilità, dovrebbe semplicemente rassegnare le dimissioni». Sì… stai fresco.
MIMMO TALLINI
(Coordinatore provinciale Fi Catanzaro)
«Oliverio perde anche nella “sua” San Giovanni in Fiore. Ma non è l’unica clamorosa bocciatura. Il prode segretario regionale del Pd viene addirittura centrifugato nella “sua” Diamante, dove il No raggiunge il 72%. Anche gli altri alfieri del Pd sono stati severamente castigati, come il giovane Falcomatà che incassa a Reggio Calabria quasi il 70% di No, nonostante il comizio di chiusura di Renzi (…) L’era Oliverio si chiude dopo appena due anni e si apre ora la partita dell’alternativa al peggiore governo regionale della storia».
GIOVANNI BILARDI
(Senatore)
«Il risultato del Sì in Calabria è un chiaro segnale a Oliverio: la sua giunta ha fallito tutto ed è ora che si metta da parte».
GIUSEPPE MAZZUCA
(Ex consigliere comunale Cosenza)
«Caro Renzi: Oggi hai il dovere morale in qualità di Segretario del Pd di cacciare a pedate gli impresentabili. Nota bene: in Calabria sono coloro i quali ti hanno sostenuto».
GIUSEPPE GIUDICEANDREA
(Consigliere regionale)
«Dopo tutto questo sfottò, mi immagino i grillini di ogni dove col pollice pronto sulla jestima pre-scritta, a scattare al primo exit poll (no pool, che è piscina)…». Comprensibile come l’articolo 70 della Costituzione bocciata.
LUIGI INCARNATO
(Ex assessore regionale)
«A mente serena dopo una dormita sana. In queste condizioni l’Italia non ha futuro. Le riforme non si faranno per i prossimi 10 anni. A questo punto non serve galleggiare meglio il voto il prima possibile. Saranno gli elettori a scegliersi da chi farsi governare o sgovernare. Salvini ieri sera si è candidato a premier Di Maio idem… magari ne usciranno altri di candidati… perché no… anche D’Alema oppure richiamate Veltroni».
ENZA BRUNO BOSSIO
(Deputata Pd)
«Ora al voto subito! Nell’era della post-verità bisogna essere netti. Soprattutto dopo una sconfitta. Basta senso di responsabilità scambiato per attaccamento alle poltrone. Renzi ha dato un bell’esempio. Seguiamolo coerentemente». Comincia tu, dai.
GIUSEPPE AIETA
(Consigliere regionale)
«Uno statista immenso, che si dimette pur ottenendo da solo il 40%. Il più forte di tutti i tempi. Spero che adesso i renziani della seconda, terza e quarta ora non comincino a scappare».
MICHELE MIRABELLO
(Consigliere regionale)
«Premesso che non sono mai stato “renziano” né della prima né della seconda e manco della terza ora, penso che ieri sera Matteo Renzi si sia dimostrato leader. Perché essere leader quando si vince è facile.
Essere uomini e politici di caratura quando si perde è ben altra cosa. Si riparte. Noi non molliamo!».
MAURIZIO CONDIPODERO
(Presidente Coni Calabria)
«Ha vinto il No! Ha perso il Sì! Ha vinto Grillo & Co.! Ha perso Renzi! No, ha vinto Renzi! Perché il 41% ha voluto il cambiamento e lo seguirà in questa avventura e, con questa legge elettorale, sarà la maggioranza relativa e il renzismo proseguirà! Con buona pace di tutti».
NINO COSTANTINO
(Segretario regionale Filt Cgil)
«E finitela con questa storia che hanno vinto Salvini, Berlusconi e la destra. In Vietnam il no al 59,2%, in Cambogia al 52%».
MIMMO GANGEMI
(Scrittore)
«The day after. Il giorno dopo prendo atto che per molti era democrazia soltanto se vinceva il Sì».
ENRICO COSTA
(Ex docente Università Mediterranea)
«Risorge persino Bocchino».
MASSIMO CANALE
(Ex candidato primarie Pd)
«Ho votato Sì. Ho perso ancora una volta».
NICOLA ADAMO
(Ex vicepresidente della giunta regionale)
L’sms motivazionale: «Diamoci un obiettivo: ognuno di noi chieda almeno a cinque cittadini indecisi di andare a votare… possiamo essere decisivi per il successo del Sì… Grazie, Nicola». Da signore delle preferenze a creatore di catene di Sant’Antonio.
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