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Le città calabresi chiudono la porta al Pd

RENDE Sarà anche stata la regione con la partecipazione al voto più bassa del Paese, ma la tornata elettorale referendaria fa segnare un’inversione di tendenza anche in Calabria: più 10 per cento d…

Pubblicato il: 06/12/2016 – 10:43
Le città calabresi chiudono la porta al Pd

RENDE Sarà anche stata la regione con la partecipazione al voto più bassa del Paese, ma la tornata elettorale referendaria fa segnare un’inversione di tendenza anche in Calabria: più 10 per cento di elettori (54,2 vs 44,1) rispetto alle Regionali del 2014. Non inganni il numero di votanti in termini assoluti: 845.770 domenica scorsa contro gli 836.800 di due anni fa. Nel numero complessivo degli aventi diritto, in questa tornata elettorale, non erano conteggiati gli oltre 300mila calabresi residenti all’estero. Dunque, un primo dato positivo c’è – come è stato rilevato nel corso del tradizionale briefing post-voto organizzato dai politologi dell’Università della Calabria – ed è il rinnovato interesse a incidere sulle grandi scelte che interessano l’Italia. I livelli di partecipazione riscontrati in occasioni del referendum confermativo sulla riforma costituzionale eguagliano (quasi) quelli delle Europee del 2009, e sono non molti distanti da quelli raggiunti in occasione delle Regionali del 2010 e delle Politiche del 2013. 

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LE CITTÀ HANNO SCELTO IL NO Un dato appare certo: nei capoluoghi, e in generale in tutti i grandi centri calabresi, il premier Matteo Renzi e il Pd hanno ricevuto una sonora bocciatura. A Crotone il picco, con il No alla riforma costituzionale che ha raggiunto il 71,8 per cento dei consensi. A seguire Rossano (69,9 per cento) Reggio Calabria (69,6 per cento), Catanzaro (69,7 per cento), Cosenza e Lamezia Terme (68,7 per cento). Seguono altri centri come Vibo Valentia, Corigliano e Rende. Alla luce di questo scenario il Sì per affermarsi avrebbe dovuto contare su un’affluenza nettamente inferiore, sull’astensione dei ceti più in difficoltà e su minori defezioni da parte di elettori di Pd e centro. 

I PICCOLI CENTRI “RENZIANI” Da un’analisi del voto per classi di ampiezza si ricava che nei Comuni più piccoli c’è una minora affluenza alle urne e il No ha ottenuto una percentuale di scelta più bassa. Di conseguenza, il Sì ha prevalso, sebbene con un margine risicato, in soli 28 dei 409 Comuni calabresi. Si tratta di centri piccolissimi, tutti inferiori ai duemila abitanti: dodici in provincia di Cosenza, sette in provincia di Reggio Calabria quattro in provincia di Vibo Valentia, tre in provincia di Catanzaro e due in provincia di Crotone. La palma del Comune più “renziano” della Calabria va a Carfizzi, centro del Crotonese, dove il Sì ha raggiunto il 64,3 per cento di voti. A seguire Fabrizia, nel Vibonese, e San Lorenzo Bellizzi, nel Cosentino. 

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IL VOTO DI OPINIONE Il voto dei calabresi, come per il resto d’Italia, per la sua “omogeneità” è stato un voto di “opinione” sia per la valutazione nel merito che hanno fatto gli elettori, e anche per il giudizio sul governo dato dagli cittadini. «Da una prima analisi dei flussi elettorali – spiega Roberto De Luca, docente dell’Unical ed esperto di dinamiche del voto – emerge che le indicazioni dei partiti abbiano avuto poca presa sull’elettorato. Sovrapponendo i dati del referendum con precedenti elezioni (regionali o europee) troviamo molte discordanze che confermano la crisi del voto di “appartenenza” e della forte mobilità dell’elettorato». È un dato importante, che consente di capire quanto siano ormai maturi gli elettori calabresi. Per il governatore Mario Oliverio e per gli esponenti della sua maggioranza in consiglio regionale è un ulteriore campanello d’allarme. Il travolgente successo del 2014 appartiene ormai alla preistoria. 

Antonio Ricchio
a.ricchio@corrierecal.it

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