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Vibo, il “primato” del Sì e la sconfitta dei colonnelli del Pd

VIBO VALENTIA Quella di essere la provincia calabrese con la più alta percentuale di Sì è ovviamente una magra consolazione per le forze politiche vibonesi che hanno sostenuto la riforma costi…

Pubblicato il: 06/12/2016 – 13:25
Vibo, il “primato” del Sì e la sconfitta dei colonnelli del Pd

VIBO VALENTIA Quella di essere la provincia calabrese con la più alta percentuale di Sì è ovviamente una magra consolazione per le forze politiche vibonesi che hanno sostenuto la riforma costituzionale Renzi-Boschi. Il risultato del Referendum del 4 dicembre, infatti, racconta anche a Vibo di una bocciatura senza appello alle modifiche costituzionali proposte dal governo “congelato” e dalla classe politica che lo sostiene sul territorio. I quasi 44mila No (64%) espressi in tutta la provincia hanno fatto segnare un distacco di circa 30 punti percentuali dai Sì, fermi al 36%. Ma se a livello nazionale le narrazioni renziane ripartono dal 40% ottenuto in una sorta di “uno contro tutti”, su scala locale sarebbe difficile mutuare questa lettura e insistere sulla “solitudine” del fronte del Sì. 
A favore della riforma Renzi-Boschi nel Vibonese erano schierate diverse aree politiche, non tutte appartenenti al Pd, che possono contare su rappresentanti fino ai più alti livelli istituzionali. Aree politiche spesso in contrasto tra loro, che questa volta, almeno sulla carta, dovevano remare nella stessa direzione ma che hanno incassato, dati alla mano, scarsi risultati. Per il Sì erano schierati sia l’unico deputato della provincia, Bruno Censore (Pd), che il sindaco della città capoluogo, Elio Costa, eletto e sostenuto anche da Forza Italia. Per il Sì era anche il segretario cittadino del Pd Stefano Soriano, la cui area è da tempo in rotta di collisione con quella censoriana. Eppure tutto ciò non ha arginato i No che a Vibo città hanno toccato quota 68%.
Il Sì in provincia ha vinto solo in 4 Comuni su 50, tra i quali svetta Fabrizia, entroterra montano, dove i favorevoli alla riforma sono andati oltre il 64%. Nel feudo di Censore, Serra San Bruno, il Pd non ha sfigurato, ma con un 41,4% si è comunque fermato a 17 punti percentuali sotto il No. Numeri impietosi anche a Filadelfia, patria dello storico rivale interno del deputato serrese, l’ex presidente della Provincia Francesco De Nisi, dove si è riprodotto il dato nazionale del 60/40 a favore del No. Va anche peggio nella Ricadi del consigliere regionale Michele Mirabello (No al 64,7%) e, ancora di più, nella Pizzo di Gianluca Callipo – renziano della prima ora e anche lui distante dall’ala censoriana che ha la maggioranza nel partito – dove il Sì ha raccolto appena il 28,6%.
Ovviamente nell’analisi della sconfitta del Sì va considerata anche l’eterogeneità politica del fronte del No che, solo per fare un esempio, va da Antonio Lo Schiavo (minoranza Pd, area Stumpo-Speranza) a Giuseppe Mangialavori (consigliere regionale e coordinatore provinciale Forza Italia), ed è difficile che qualcuno possa intestarsi il risultato di un voto che è certamente trasversale, da una parte e dall’altra. Ma se la forza dei numeri supera quelle delle interpretazioni, i risultati del Referendum portano a livello locale qualche preoccupazione per molti rappresentanti di una classe dirigente che, nonostante la forza degli apparati partitici e istituzionali, si è spesa molto per il Sì ed è stata evidentemente bocciata dagli elettori. 

Sergio Pelaia
s.pelaia@corrierecal.it

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