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I numeri dell'Istat e la dura verità

Se l’Istat, dopo almeno un anno di studi e ricerche, sostiene una tesi, suffragata da statistiche, dati e risposte a precise domande, che si fa? Non ci si crede? Non si può far crollare un mito fon…

Pubblicato il: 09/12/2016 – 14:29

Se l’Istat, dopo almeno un anno di studi e ricerche, sostiene una tesi, suffragata da statistiche, dati e risposte a precise domande, che si fa? Non ci si crede? Non si può far crollare un mito fondato nel 1926, diventato il principale produttore di statistica ufficiale in Italia, al quale guardano da tutta Europa e perfino dagli USA. Eppure, come in questo caso, il dubbio ti assale.
Se l’Istat afferma che le famiglie italiane dicono di star meglio rispetto a cinque anni fa, come si fa a non credere? Si tratta di dati venuti da sondaggi, telefonate, algoritmi e altro ancora. Il fatto è che si tratta della prima volta dal 2011 che l’annuale rilevazione dell’Istat produce questo risultato: si sta meglio rispetto a cinque anni fa. Quest’anno abbiamo avuto lo 0,2 in più di soddisfazione rispetto all’anno scorso: Il 7% rispetto al 6,8%. Che significa? Che migliorano i dati sulla situazione economica, mentre si mantiene stabile la soddisfazione sugli aspetti relazionali: la famiglia, la salute ed il tempo libero. Siamo soddisfatti! Ma i dati pubblicati sono la somma algebrica di quelli ottenuti da tutte le regioni? Nel senso che se si è registrato un 90 per cento in Lombardia ed un 30 in Calabria si sommano e si divide per due? Oppure l’elaborazione è più complessa? L’Istat non lo spiega e si limita ad elencare le percentuali ottenute nella rilevazione complessiva. In questo modo, sarebbero stati fatti piccoli passi avanti nel gradimento anche sul fronte occupazionale da parte di chi, ovviamente, un lavoro ce l’ha! E uno che non ce l’ha? Non fa notizia, non viene rilevato o cosa d’altro? L’Istat ha sostenuto che il campione era costituito da 24mila famiglie alle quali sono stati inviati due questionari (la mia famiglia e quella di altre persone che conosco non lo hanno ricevuto: ma tant’è!). Uno, per un’intervista “faccia a faccia” ed un modulo per l’autocompilazione individuale da parte di ogni membro della famiglia. E se ci sono, come ci sono nel Sud ed in Calabria, particolarmente, persone che non lavorano o non hanno mai lavorato, per mancanza di lavoro e non per scelta, cosa hanno risposto? Che non hanno ricevuto il modulo? Oppure- sempre che siano state contattate queste famiglie che vivono in condizioni precarie- avranno risposto! Certamente! Ed hanno taciuto la verità? Non credo.
Se fosse arrivato a me il modulo, avrei scritto la pura e sacrosanta verità! Che mia moglie ed io viviamo di un reddito pensionistico e che le nostre figlie, pur laureate, sono in attesa che canti il gallo! Qui come a Milano. E dire che una delle due, per scelta , si è laureata alla Bocconi (troverai subito il posto, si prenderà cura di te l’ateneo: ma quando mai?) in economia, management, arte, cultura e turismo. Una specializzazione diretta nel corso di laurea, proprio perché avrebbe dovuto trovare occupazione immediatamente, invece. Invece fischia alla luna, come tante altre ragazze tanti ragazzi, soprattutto calabresi.
Però, dice l’Istat, che la vita è migliore. Quella di chi? Dei lombardi e de veneti, dei toscani e degli emiliani? Forse. Non è questione di invidia, è un fatto che i calabresi continuano ad essere disoccupati o inoccupati, ma dai dati dell’Istat non emerge nulla. Di proposito o le rilevazioni si fanno così? Ai miei tempi quando studiavo anche statistica al massimo si diceva che tutti gli italiani mangiano un pollo a testa, anche se, realmente, ce ne era uno che ne mangiava due. Per la statistica, però, era come se ne avessero mangiato uno a testa. Anche se con la statistica non si mangia. Al massimo si legge. Uno ha la pancia vuota e l’altro piena. Però, abbiamo mangiato un pollo a testa. Vero Raffaele Rio?
Sempre secondo i risultati della ricerca Istat c’è una quota di cittadini dai 14 anni in su che esprimono un’alta soddisfazione per la propria vita. Proprio così! Alta soddisfazione. Uno piange l’altro ride, tutti e due sono soddisfatti? E questo con una percentuale variata dal 35 al 41 per cento! Briscola! Ma c’è un dato non positivo? Certo. State a sentire. Otto italiani su dieci non si fidano del proprio prossimo. Il 21 al Nord, il 20 al centro ed il Sud è convinto che solo il 16 per cento sia degno di fiducia! Per la verità c’è da aggiungere che i problemi che preoccupano le famiglie sono la criminalità e poi lo smog ed il traffico. Quanto alla criminalità, chapeau! Ma smog e traffico, di fronte alla disoccupazione, cosa possono essere? Quisquilie, o no? E c’è stato chi al modello dell’Istat ha risposto di essere preoccupato per l’inquinamento dell’aria, la mancanza di parcheggi,la sporcizia nelle strade,il rumore, i mezzi pubblici insufficienti.
Ma l’indagine, un dubbio mi assale, l’hanno fatta in Norvegia o, complessivamente in Scandinavia?

*giornalista

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